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Marie della Baia degli Angeli - Marie, Baie des Anges

Regia:Manuel Pradal
Vietato:No
Video:Video Club Luce
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Sandra Di Pasquale
Sceneggiatura:Sandra Di Pasquale
Fotografia:Christophe Pollock
Musiche:Carlo Crivelli
Montaggio:Valérie Deseine
Scenografia:Veronique Mellery, Javier Po
Costumi:Claire Gerard-Hirne
Effetti:
Interpreti:Vahina Giocante (Marie), Frédéric Malgras (Orso), Amira Casar (la ragazza della villa), David Kilner (Larry), Jamie Harris (Jim), Frédéric Westerman (Ardito), Nicholas Welbers (Goran), Swan Carpio (Jurec), Patrick Gomez (Claude), Aladin Riebel (il parrucchiere)
Produzione:Les Films de la Suane - La Sept Cinéma - Studio Image 2
Distribuzione:Polygram Film Distribution
Origine:Francia
Anno:1997
Durata:

90’

Trama:

Nella Baia degli Angeli, un luogo sulla riviera tra Francia e Italia, Orso, diciassette anni, consegna a Goran, un teppista come lui, i soldi per acquistare una pistola. Durante una festa, tuttavia, Goran spende tutti i soldi e sparisce. Orso allora sfoga la propria rabbia con furti e violenze, per poi rifugiarsi nella vegetazione delle cale. In una di queste occasioni incontra Marie, quindici anni, che sogna di passare il tempo tra i pini della base americana. Orso e Marie si vedono più volte, passando momenti felici da soli. Orso chiede a Marie di rubare una pistola americana. Marie si concede a un militare, prende la pistola, la consegna a Orso e poi sparisce. Tempo dopo, durante una corsa di Formula Uno, Orso si introduce in una villa dove era già stato in passato. Scattato il sistema d'allarme, comincia a sparare all'impazzata. Fuori vede Goran che sta facendo il bagno. Lo raggiunge e gli spara tre volte a bruciapelo. Goran lentamente affonda nell'acqua.

Critica 1:Autentico cuore pulsante del film è la coppia formata dai due giovani protagonisti, Orso e Marie. Una coppia del tutto provvisoria, peraltro, poiché entrambi compaiono e scompaiono senza soluzione di continuità, combattuti tra il desiderio di stare insieme e un feroce bisogno di solitudine e di ostinato individualismo. Non sembrano avere un passato, Orso e Marie, ma soltanto un presente che brucia veloce come le auto di Formula Uno che corrono a Monaco tra l'entusiasmo generale. Non c'è nemmeno futuro nelle loro vite, non un progetto né un sogno a lungo termine, soltanto una pistola (Orso) e il profumo intenso del mare e dei pini (Marie). È dunque con questa forma ellittica e per alcuni aspetti onirica che il regista rappresenta la loro solitudine, senza esprimere giudizi né considerazioni di sorta sul (non) ruolo della famiglia e degli amici, in un racconto che procede per immagini a se stanti, per episodi che compongono un lungo viaggio - fisico e metaforico - che non conduce da nessuna parte. Quello di Orso e Marie è un conflitto col reale, che non accettano ma che non sanno o non vogliono cambiare, e con se stessi, con le loro paure, debolezze, istinti di sopravvivenza e pulsioni verso la morte.
I conflitti, si sa, vanno combattuti con le armi ed è su questi strumenti che merita di concentrare l'attenzione. Orso combatte con il proprio bullismo, con la sfacciataggine dei suoi diciassette anni, con l'orgoglio di chi si crede più forte (ma non migliore) degli altri. I suoi furti, le bravate con i compagni, l'introdursi furtivamente nella villa e anche l'assassinio di Goran sono il disperato tentativo di un ragazzo che vuole vivere secondo le sue regole, dimostrando al mondo e a se stesso di sapersela cavare, esorcizzando le proprie paure con la paura che la gente comune prova quando se lo trova di fronte. Per spaventare, però, è necessaria una pistola ed è in questo senso che va interpretata la sua ostinata ricerca della 325 Magnum dell'esercito americano, un'arma che porta con sé un significato storico e simbolico (hollywoodianamente inteso) di grande spessore. Marie, bellissima e acerba ma anche aspra e passionale, combatte con il proprio corpo, offrendo la propria sessualità a uomini sempre diversi, umiliandosi solo in apparenza, in realtà scoprendo le tristi debolezze del maschio adulto. Rubare una pistola a un soldato americano è per lei un gioco da ragazzi e non è nemmeno il tentativo di legare indissolubilmente a sé Orso: compiuta l'impresa, la ragazza sparisce, appagata dal proprio successo.
Gli unici momenti in cui le loro inquietudini trovano pace, gli istanti in cui non c'è bisogno di indossare la maschera del ladro violento e della lolita misteriosa e ci si può abbandonare a un amore che non è più passione e non ancora innamoramento, sono immersi in un ambiente naturale cromaticamente saturo, dominato dal blu intenso del mare e dal verde pesante della pineta. Il silenzio della baia trova la sua eco nel mutismo dei personaggi e nella vacuità dei loro sguardi che si limitano a osservare il tempo che scorre, con il pensiero che ritorna alle imprese già compiute e al dolore di quelle a venire. Quella che a volte sembrerebbe una difficoltà di comunicazione si traduce in una più comprensibile, densa e calzante inutilità di comunicazione.
Autore critica:Stefano Boni
Fonte criticaAiace Torino
Data critica:



Critica 2: (…) La ragazza del titolo è una quattordicenne sensuale e maliziosa che si accompagna volentieri agli ottusi marinai americani di una vicina base militare. Puttanella contesa, ma anche indifesa, Marie usa il suo potere seduttivo per arrotondare un'esistenza sbandata che gravita attorno a una Baia. degli Angeli (sulla Costa Azzurra) vista dal regista come una specie di Giardino dell'Eden. Tra quei pini e quei dirupi sul mare, si muove anche Orso, un ladruncolo selvaggio. specializzato in piccoli furti sui treni verso l'Italia: taciturno e solitario, il ragazzo è in cerca di una pistola, e non ci vuole molto a capire che l'arma, comparsa nell'enigmatico prologo dove assistiamo ad un omicidio a sangue freddo, prima o poi verrà fuori e sparerà. Per una buona metà del film, Pradal si diverte a far sfiorare i due ragazzi, destinati a incontrarsi sull'onda di una doppia delusione. Lei è stata brutalmente «licenziata» dagli yankees e ora vaga per la foresta preda di una banda di piccoli criminali in Vespa; lui, scappato dal riformatorio durante la mietitura del grano, accarezza un desiderio di vendetta che viene da lontano e annuncia un gesto estremo, inspiegabile, un po' alla Camus. Ma prima che gli eventi precipitino, in un contesto stordente enfatizzato dal Gran Premio di Montecarlo, i due piccioncini rubano una barca e vanno a fare Adamo ed Eva su un'isola paradisiaca alla Matisse, dove trovano bicchieri di lusso, fichi e fragole, una fisarmonica abbandonata e perfino una comunità di zingari. (…) il meglio del film viene dalla forza cromatica delle immagini (smagliante la fotografia di Christophe Pollock), dall'intensa partitura musicale (la firma il nostro Carlo Crivelli) e dalla sfacciata bellezza dei due attori protagonisti (Vahina Giocante e Frédéric Malgras) presi dalla strada. Nei loro volti insolenti, nei loro corpi scattanti si specchia una condizione adolescenziale estrema che Pradal non affida a «spiegazioni» sociologiche bensì a una crudezza naturale che ricorda L'età inquieta; e incuriosisce questa Costa Azzurra percorsa da tanti ragazzi immigrati venuti dall'Est ex-comunista, «angeli caduti» dalla faccia feroce.
Autore critica:Michele Anselmi
Fonte critica:l'Unità
Data critica:

2/7/1998

Critica 3:Adolescenti vagabondi sotto il gran sole dell'estate, tra la campagna e il mare del Sud della Francia: l'insenatura di Nizza sulla Costa Azzurra, la Baia degli angeli ormai così brutta agli occhi del viaggiatore o del turista, viene vista dal regista debuttante Manuel Pradal, 32 anni, come il territorio avventuroso e incantato dell'apprendistato alla vita. Genitori e adulti non esistono, o sono appena bersagli, vittime. Marie è una bellissima ragazzina quattordicenne che ha da poco scoperto il suo potere di seduzione sugli uomini, che lo esercita, lo sperimenta, lo porta alle estreme conseguenze. Orso è un quindicenne ladro, che da solo o con gli amici svaligia le ville della Costa, ruba sui treni notturni in viaggio tra Italia e Francia, rapina i marinai americani in licenza, fa casino allo stadio, aggredisce, finisce in riformatorio e ne fugge. I due s'innamorano, passano alcuni giorni di eremitaggio passionale in un posto deserto molto bello. Poi attacca a piovere; l'estate é finita, e insieme con l'estate passa un momento cruciale dell'adolescenza. La materia é quella d'un racconto breve, si ripete e si sfilaccia per arrivare ai novanta minuti classici. La storia non è certo straordinaria, altre cose sono notevoli: l'intuito e l'intelligenza psicologica nell'analisi dei due protagonisti; l'accostamento tra la Costa Azzurra coi suoi fantasmi mondano-letterari lussuosi e i ragazzi immigrati dall'ex Jugoslavia o dall'Albania che vagano senza scopo per spiagge e colline. Sono scelti molto bene gli interpreti, tutti non-attori, perlopiù jugoslavi, rom, polacchi, italiani, anche americani delinquenti, facce singolari lontanissime dall'estetica televisiva e dall'antropologia del ceto medio. Anche se imperfetto, il film resta inconsueto e interessante.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:

28/6/1998

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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