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Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano - Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran

Regia:François Dupeyron
Vietato:No
Video:Eyescreen
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Diventare grandi, Migrazioni
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Eric-Emmanuel Schmitt
Sceneggiatura:François Dupeyron, Eric-Emmanuel Schmitt
Fotografia:Remy Chevrin
Musiche:
Montaggio:Dominique Faysse
Scenografia:Katia Wyszkop
Costumi:Catherine Bouchard
Effetti:Fabien Coupez
Interpreti:Omar Sharif (Monsieur Ibrahim), Pierre Boulanger (Momo), Gilbert Melki (padre di Momo), Isabelle Renauld (madre di Momo), Lola Naymark (Myriam), Anne Suarez (Sylvie), Mata Gabin (Fatou), Celine Samie (Eva), Isabelle Adjani (la star), Guillame Gallienne (venditore di macchine), Manuel Lelievre (istruttore di scuola guida), Daniel Znyk (il vigile), Françoise Armelle (maestra di scuola), Sylvie Herbert (l'esaminatrice), Claude Merlin (il notaio), Marie-Sophie Ahmadi (Nadia)
Produzione:Arp - France 3 Cinema - Canal +
Distribuzione:Lucky Red
Origine:Francia
Anno:2003
Durata:

94'

Trama:

Momo è un ragazzo tredicenne triste e abbandonato a se stesso. Ha un solo amico: Monsieur Ibrahim, un arabo che ha una bottega a Rue Bleue. Ma le cose non sono sempre quello che sembrano: la Rue Bleue non è blu, così come il bottegaio arabo non è arabo. E forse anche la vita non è poi tanto triste...

Critica 1:(…) Due nazionalità, due generazioni, due religioni, due culture, due temperamenti, due modi di vivere si trovano a confronto: e non c'è dubbio che l'anziano musulmano sia il più vitale, il più capace in quell'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano. Il film ottimista evita la melensaggine anche grazie agli interpreti. Il ragazzo Pierre Boulanger recita con naturalezza e partecipazione. Omar Sharif, forse il primo attore arabo a venire a suo tempo considerato bello dal cinema occidentale, ha una voce magnifica, uno sguardo brillante e dolce, un magnetismo radioso, ed è certo più bravo di quanto sia stato ne Il dottor Zivago o in Lawrence d'Arabia. Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano non è un gran film come François Dupeyron non è un gran regista, ma ha grazia divertente, serietà impegnata, una generosa allegria poco frequente.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte criticaLa Stampa
Data critica:

30/8/2003

Critica 2:Un film piacevole e divertente, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, del francese François Dupeyron, conquista per la sua freschezza e la leggiadria con la quale viene raccontata una storia edificante e limpida, come l'acqua di una fontana di una Moschea dell'Andalusia.
Ma più piacevole della storia che si narra, è gustarsi Omar Sharif sullo schermo, più convincente che in altre occasioni, cesellarsi uno di quei personaggi che rimangono impressi nella memoria dello spettatore cinematografico.
Il vecchio leone egiziano interpreta Ibrahim, un turco emigrato in Francia che gestisce nella Parigi di fine anni '50 una pizzicheria. Qui fa la conoscenza con Momo (Pierre Boulanger) - un ragazzino di origine ebrea - che al compimento dei suoi sedici anni decide di rompere il suo salvadanaio per regalarsi la sua "prima volta" con una della tante prostitute che passeggiano tutto il giorno sotto casa sua. In questa atmosfera da Irma la dolce, fiorisce rigoglioso il rapporto tra l'anziano arabo, anzi, turco musulmano di confessione Sufi, come precisa con pacatezza Ibrahim, e il giovane ragazzo che dal vecchio riceverà i fiori della sua saggezza che dovrà imparare a coltivare e a rendere fertili consigli per la sua vita "da grande".
Francois Dupeyron dimostra sin dalle prime inquadrature di volersi mantenere nell'ambito della commedia ironica e leggera. Lo testimoniano le frequenti situazioni divertenti ( godetevi la scena dell'esame di guida del vecchio Ibrahim) che costellano il film. Pur in presenza della difficile situazione familiare di Momo (abbandonato da piccolo dalla madre), sottolineata dall'uso della telecamera a mano all'interno dell'appartamento del ragazzo, il film esprime una solarità tutta mediterranea ed ispira un sorriso sincero: quello che Ibrahim spesso consiglia al ragazzo. ("Sorridere rende felici" ripete spesso il saggio Ibrahim).
L'opera, che forse nel finale prevedibile ha il suo punto di maggior debolezza, è impreziosita dalla fotografia, calda e colorata, di Remy Chevrin, e dalle preziose ed accurate scenografie di Katia Wiszkop. Così come validissima, ed accattivante, è la scelta delle canzoni d'epoca (Chuck Berry, Jimmy de Knight e tanti altri). Tutti elementi che contribuiscono a rendere questo film un prodotto di qualità.
Un film sulla tolleranza e la reciproca comprensione, che diverte e fa pensare.
Autore critica:Daniele Sesti
Fonte critica:FilmUP
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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