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Tentazioni della luna (Le) - Feng Yue

Regia:Chen Kaige
Vietato:No
Video:Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede - Medusa Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Wang Anyi, Chen Kaige
Sceneggiatura:Shu Kei
Fotografia:Christopher Doyle
Musiche:Zhao Jiping
Montaggio:Pei Xiaonan
Scenografia:Huang Qiagui
Costumi:William Chang Suk Ping
Effetti:
Interpreti:Leslie Cheung (Yu Zhongliang), Gong Li (Pang Ruyi), Kevin Lin (Pang Duanwu), He Caifei (Yu Xiuyi), Zhang Shi (Li Liangjiu), Xie Tian (Biggie), Zhou Yemang (Pang Zhengda)
Produzione:Tong Cunlin - Hsu Feng
Distribuzione:Bim
Origine:Hong Kong
Anno:1996
Durata:

130’

Trama:

Nel 1911 a Suzhou, non lontano da Shanghai, la potente famiglia Pang si sta lentamente consumando, incapace di adattarsi ai cambiamenti della società. Il giovane Zhongliang vorrebbe andare a studiare a Pechino ma ben presto capisce che a lui è stato riservato il destino di fare da servo alla sorella Xiuyi e a suo marito Zhengda. Trattato male, alla fine si ribella e scappa verso la capitale. Ma a Pechino Zhongliang non ci arriva. Alla stazione conosce Biggie, un vecchio gangster, che lo prende sotto la sua protezione, lo porta a Shanghai e ne fa un gigolò di successo che seduce anziane signore sposate per poi ricattarle. Intanto, morto il vecchio Pang, il potere passa alla figlia Ruyi ma, come donna, viene affiancata ad un parente povero, il giovane Duanwu. In seguito a questa nomina, Biggie convince Zhongliang a tornare a palazzo per sedurre Ruyi. Tra i due in effetti nasce una segreta attrazione, ma Ruyi prima seduce Duanwu e poi cede alla corte di Zhongliang. Deluso e distrutto, questi torna a Shanghai, dove Biggie convoca anche Ruyi e Duanwu per farli assistere al tragico atto finale, l'uccisione di Zhongliang. Ruy impazzisce e viene deposta. Il giovane povero Duanwu diventa capo e padrone. Per la famiglia Pang è la dissoluzione.

Critica 1:Sarà che Le tentazioni della luna ha sofferto in fase produttiva: sta di fatto che l'affresco storico e decadente, metaforico e melò di Kaige, pur affrontando i temi a lui cari, amore e morte sopra ogni altra cosa, procede a fasi alterne, mescolando il patinato con il suggestivo, l'eleganza con la sensualità, l'attrazione fatale con la morbosità. (…) L'enfasi, l'uso insistito di grandangoli e flou, qualche disequilibrio di sceneggiatura, una astenia narrativa screziano, tuttavia, le bellissime immagini fotografate da Chris Doyle e le belle prove dei due interpreti principali.
Autore critica:Fabio Bo
Fonte criticaIl Messaggero
Data critica:

11/5/1998

Critica 2:Proprio nelle scene di massa che contrappuntano la progressiva decadenza della grande famiglia che ritroviamo la grande, elegante maniera del regista di Addio mia concubina. Ma - che sia un problema di codici comportamentali difficili da comprendere o sia invece colpa della brusca modernizzazione che Kaige impone al proprio modo di girare e montare freneticamente - la sensualità promessa dal film è estetizzante e inerte, i riferimenti storici cadono nel vuoto, il dramma stinge nella convenzione: ci si può divertire, ci si può incuriosire, ma non ci si crede mai.
Autore critica:Irene Bignardi
Fonte critica:la Repubblica
Data critica:

25/4/1998

Critica 3:È un inganno il titolo dolce e sciocco da vecchia canzone, Temptress Moon, Luna tentatrice (in Italia sarà Le tentazioni della luna).A quarantaquattro anni, il geniale Chen Kaige di Addio mia concubina fa un grande melodramma ambientato a Shanghai negli Anni Venti, con oppio, gigolò, suicidi, gangster crudeli, amori tra fratello e sorella, partenze e abbandoni, domande senza risposta (“Mi hai mai amato?”), assassinii, soldi, rose rosse, vizio, avvelenamenti per vendetta, protagonisti paralizzati sulla sedia a rotelle: bisogna ripensare a La caduta degli dei di Luchino Visconti per trovare una condensazione simile, e non si può non ammirare lo stile meraviglioso del regista, le fughe della macchina da presa nell'esplorazione del vasto palazzo che è il cuore della vicenda e gli indugi sulle facce misteriose dei protagonisti, la padronanza magistrale nelle grandi scene di massa, l'eleganza inarrivabile. Al centro della storia sta Gong Li con un personaggio molto nuovo e inconsueto per il cinema cinese, una donna che si emancipa anche attraverso la sessualità, che sceglie da sé il primo uomo con cui fare l'amore e quando sposarsi; altrettanto inconsuete sono le scene di sesso, sobrie ma esplicite. Un ripiegamento sull'amore, dopo tanta politica? Non proprio. Si capisce che la politica senza ideali e senza utopia abbia pochissimo interesse artistico e narrativo, che i registi cinesi maggiori siano stanchi di politica come tutti gli altri: quel che Chen Kaige dice d'aver voluto raccontare è lo smarrimento e l'eccitazione della gente nei periodi storici di transizione, l'analogia tra la caduta dell'ultimo imperatore Pu Yi e la fine del regime comunista tradizionale in Cina, la somiglianza tra Anni Venti e Anni Novanta nella smania d'arricchimento e nella necessità di cambiare modo di vivere, la vicinanza tra Shanghai allora centro economico dell'Asia e la Shanghai neocapitalista di oggi. Con qualche difficoltà in più, per il regista: dopo Addio mia concubina gli è proibito dalla censura politica girare film sul presente del suo Paese, e persino Temptress Moon in Cina non uscirà.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:

15/5/1996

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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