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Donna del ritratto (La) - Woman In The Window (The)

Regia:Fritz Lang
Vietato:No
Video:Cde Home Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal romanzo "Once Off Guard" di J. H. Wallis
Sceneggiatura:Nunnally Johnson
Fotografia:Milton Kranser
Musiche:Arthur Lang
Montaggio:Gene Fowler Jr.
Scenografia:Duncan Cramer
Costumi:
Effetti:Vernon L. Walker
Interpreti:Joan Bennett (Alice Reed), Edmond Breon (Dottor Michael Barkstone), Frank Dawson (Collins), Dan Duryea (Heidt), Thomas E. Jackson (Ispettore Jackson), Arthur Loft (Mazard), Raymond Massey (Procuratore Frank Taylor), Dorothy Peterson (Signora Wanley), Edward G. Robinson (Professor Richard Wanley)
Produzione:Nunnally Johnson per Christie Corporation - International Pictures - Rko Radio
Distribuzione:Cineteca Griffith
Origine:Usa
Anno:1944
Durata:

99'

Trama:

Un professore di criminologia, partita la famiglia per le vacanze, rimane solo e si reca a cenare al club. Prima di entrare, ammira in una vetrina il ritratto di una bellissima donna. Dopo cena rimane a leggere in un salotto e finisce con l'addormentarsi. Sotto l'influenza del ritratto ammirato e dei discorsi uditi, fa un sogno. Gli sembra di avere un'avventura con una bella ed elegante signora - che è poi la donna del ritratto - quando improvvisamente un uomo anziano entra nell'appartamento dove essi sono e si precipita violentemente su di lui tentando di strozzarlo. Il professore afferra una forbice e con essa colpisce l'aggressore. Per far sparire le tracce del delitto carica il cadavere nella sua automobile e nella notte lo getta in campagna. Ma qualcuno l'ha visto entrare nella casa della donna e li ricatta. Il professore, vistosi perduto, beve una forte dose di veleno e attende la morte, ma invece si sveglia sulla poltrona del club. E' stato solo un sogno.

Critica 1:All'interno della struttura di un film poliziesco, sotto la quale scorre un'insostenibile angoscia, Fritz Lang si concede una passeggiata da curioso nell'inconscio di un professore convinto dell'infallibilità delle proprie teorie. Certo di aver la chiave di tutti i misteri, sicuro che tutte le immagini confuse, i simboli e i sogni folli possano essere spiegati, si trova un giorno, suo malgrado, prigioniero del fascino emanato dal ritratto di una bellissima donna. Questo volto è il punto di partenza di un'avventura infernale e fantastica, vissuta con la stessa intensità con cui si vive la realtà. E la rivelazione finale, tanto criticata all'epoca, che si sia trattato solo di un sogno, chiarisce i due messaggi portati dal film: nulla può proteggerci dai demoni interiori e la cosiddetta saggezza umana che dovrebbe maturare con l'età è solo un'illusione, una sorta di convenzione sociale.
Autore critica:Henry Chapier
Fonte criticaCombat
Data critica:

22/4/1972

Critica 2:Nell'articolo Happily Ever After, pubblicato nel 1948, Fritz Lang ebbe a scrivere: “Quando girai La donna del ritratto, fui rimproverato dai critici per averlo concluso con la rivelazione che si trattava di un sogno. Non sempre sono stato obiettivo riguardo al mio lavoro, ma questa volta la mia scelta era stata deliberata. Se avessi continuato la storia fino alla sua logica conclusione, un uomo sarebbe stato giustiziato per omicidio perché per un momento solo non era stato in guardia. E anche se non fosse stato condannato per il delitto, la sua vita sarebbe stata comunque distrutta. Io respinsi questa conclusione logica perché mi sembrava fatalistica, una tragedia inutile provocata da un fato implacabile: un finale pessimista per un problema che non è universale, una tetraggine inutile che il pubblico avrebbe respinto. La donna del ritratto ebbe un successo notevole e - sarà senno di poi - credo che con un finale diverso il successo sarebbe stato minore.”
Autore critica:Lotte Eisner
Fonte critica:Fritz Lang, Mazzotta Editore
Data critica:



Critica 3:The Woman in the Window (La donna del ritratto, 1944), un altro bel film e un meccanismo perfetto, mostra che Lang ha imparato bene la lezione di Hays. Infatti, Joan Bennett, che manifestamente interpreta una prostituta, si chiama con accortezza Alice, contraddicendo il ruolo che sostiene nell'opera. Come nel celebre testo di Lewis Carroll, tutto si svolge oltre lo specchio, che in questo caso è la vetrina di una galleria d'arte. Tema abituale in Lang, lo specchio/schermo/accesso assume qui un valore iniziatico. Quanti spettatori sono disposti a entrare nel Club di Wanley? In quel confortevole rifugio per uomini soli aleggia sentore di eternità: chi ne oltrepassa la soglia sperimenta la morte. (…) «Sono il primo a odiare questo senso di torpore, questa grassa tranquillità da cui mi sento invadere. Per me qui si smorza il gusto della vita e finisce ogni avventura dello spirito», medita Richard seduto con i due amici. (…) La selva oscura è, come sempre, l'inconscio. E l'inconscio colpisce in ogni luogo. «I guai nascono spesso da cose insignificanti, create da inclinazioni naturali sconosciute a noi stessi», sottolinea Frank. Come dargli torto? Il tema dell'impulso che provoca il male, spezzando l'Io a metà, caratterizza Wanley come Mabuse e il patetico mostro di M . Questa è l'America del Codice Hays: anche se il professore è un assassino, meglio pensare che l'abbia sognato. Il regista comunque non resiste alla tentazione di fornirci una piccola chiave simbolica attraverso il nome del finanziere. Mazard: mistery più hazard, cioè mistero e azzardo, ovvero il mistero è fonte di pericolo.
L'esca dell'avventura e del gioco rischioso si trova giustamente per strada, di notte. Lei indossa un abito scuro con lustrini e fuma da un lungo bocchino, mentre l'ala nera che decora il cappello scende a coprirle il lato destro del viso. La bruna signora scaturita dalle tenebre - disponibile, accogliente - è soltanto uno dei mascheramenti dell'eterno giardiniere di pietra, la morte. La femme fatale, o dark lady nella tradizione anglosassone, si rivela infatti remota, quasi asessuata, e Richard non riesce ad averla, difficile persino toccarla. Dopo l'omicidio si dicono addio, ma lei ritorna, gentile, comprensiva, rassicurante com'era in Hilde Warren und der Tod. Si propone discretamente, senza forzare i tempi, ma non vince, perché una breve immersione nel maelstróm è abbastanza per Wanley e per altri nel pubblico.
Con La donna del ritratto Lang dimostra che si può fare cinema brechtiano e didattico con l'ironia e la leggerezza del noir. L'odore di zolfo resta, tuttavia, e con esso il sollievo/amarezza del risveglio. Wanley non è un personaggio romantico, bensì la versione appena più colta di Joe Doc. In lui è d'obbligo identificarsi: perciò è grassottello, pavido, un po' stanco, miope, debole di cuore. Niente paura, anche Wanley è stato un brutto sogno.
Autore critica:Stefano Socci
Fonte critica:Fritz Lang, Il Castoro Cinema
Data critica:

11-12/1994

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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