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Appuntamento a Belleville - Triplettes de Belleville (Les)

Regia:Sylvain Chomet
Vietato:No
Video:Mikado
DVD:
Genere:Animazione
Tipologia:Sport e salute
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Sylvain Chomet
Sceneggiatura:Sylvain Chomet
Fotografia:
Musiche:Benoit Charest
Montaggio:Chantal Colibert Runner, Dominique Brune, Dominique Lefever
Scenografia: Evgeni Tomov
Costumi:
Effetti:Pieter Van Houte - direzione dell'animazione: Sylvain Chomet; direzione dell'animazione 3-D: Pieter Van Hout
Interpreti:
Produzione:Didier Brunner, Eric DeVos, Laurent Quaglio, Paul Cadieux per Les Armateurs
Distribuzione:Mikado
Origine:Francia
Anno:2003
Durata:

80'

Trama:

Madame Souza ha accolto il nipotino Champion, orfano dei genitori, e si dispera perché il bambino non si interessa a nulla, non è felice e si annoia. Un giorno Madame scopre che il nipote nasconde delle foto del Tour de France e dei campioni ciclisti. Gli regala allora una bicicletta e decide di farlo allenare per farne un giorno il vincitore del Tour. Gli anni passano e Champion sta partecipando al Tour quando due misteriosi individui vestiti di nero lo rapiscono. Madame Souza e il suo fedele cane Bruno si mettono allora sulle loro tracce. La loro ricerca li porta a una megalopoli chiamata Belleville dove incontrano delle eccentriche cantanti di music-hall degli anni '30 che li prendono sotto la loro ala protettrice. Ma la mafia francese ha dei piani diversi....

Critica 1:La prima cosa che colpisce di Appuntamento a Belleville è il divertimento che Chomet deve aver provato nel mettere in scena il suo caleidoscopio di personaggi/mondi/situazioni. Il film infatti è contagioso nel modo in cui affastella invenzioni e nel suo essere totalmente refrattario a qualsiasi istanza realistica: nonostante si riagganci a un tempo ideale (gli anni Cinquanta) e a situazioni tipiche della realtà francese (il Tour de France), Belleville è un cartoon sfacciatamente onirico, disarticolato, dove i contorni dei disegni si confondono in un amalgama di figure sgraziate, grottesche, tragiche eppure umoristiche. L’intento primario in fondo è satirico e mette alla berlina un’umanità opulenta (moltissimi personaggi di contorno sono sfacciatamente, orgogliosamente, obesi) e un certo modo di vivere, cui si guarda necessariamente con tenera ironia: l’uomo comune francese che mangia zampe di rane e vive il Tour de France come un’ossessione nazional-popolare è infatti il prediletto bersaglio del caustico sguardo di Chomet; il quale ne ha però anche per l’America iperurbanizzata, al cui ingresso troneggia una Statua della Libertà obesa e che si rivela terreno di coltura per bande malavitose e disumane, che speculano sui corpi e le passioni altrui.
In questo panorama inquietante il ruolo dell’eroe viene ricoperto da quattro vecchiette, una nonnina portoghese (Madame Souza) insieme al suo cane un po’ tonto (Bruno), e tre ex cantanti di varietà (le sorelle di Belleville) che oggi si adattano a sopravvivere usando a mo’ di strumenti alcuni oggetti di vita quotidiana, come un aspirapolvere, un giornale, un frigorifero. In perfetta continuità con la satira contraria all’opulenza di una società che ha smarrito l’innocenza, Chomet pone dunque al centro della scena le sue nonnette, che rimettono in circolo i simulacri del mondo in senso ludico e anticonformistico. E lascia che le stesse ci conducano attraverso un regno di linee disarmoniche, di inquadrature satolle di particolari, dove la computer grafica si impasta al disegno tradizionale in modo efficace. Dove i personaggi si esprimono unicamente attraverso le loro azioni, perchè i modelli dichiarati di Chomet sono Jacques Tati e il mimo; dove le azioni sono contrarie alle leggi della fisica, perchè il disegno permette libertà impensabili nei film dal vero; e dove New York può fondersi con Montreal nell’immaginaria megalopoli di Belleville. Un luogo che ricorda anche la Metropolis langhiana (e tezukiana), ma non schiaccia i suoi abitanti, unendosi invece agli stessi in un coro sinfonico che ammalia lo sguardo dello spettatore e lo conduce lungo i binari di una storia garbata, divertente e vitale. Appuntameno A Belleville è insomma un’opera che riesce a fondere il gusto narrativo del paese (e del continente) d’origine con le finalità meravigliose cui dovrebbe essere naturalmente preposta l’animazione.
Autore critica:Davide Di Giorgio
Fonte criticaSentieri selvaggi
Data critica:



Critica 2:Appuntamento a Belleville si presenta come un'opera particolarmente ricca di spunti per la riflessione, per il dibattito scolastico e per il dialogo educativo, non solo per le classi d'istruzione elementare e media, ma per tutti gli studenti, visto che le molteplici chiavi di lettura e i vari livelli di fruizione consentono a grandi e piccini di apprezzarne il significato e il valore estetico.
Non sarà difficile quindi per il docente sfruttare il bagaglio di temi e motivi scaturiti dalla visione del film, utilizzabili magari, come strumento della metodologia didattica.
Tra gli argomenti di attualità, quelli inerenti alle discipline sportive (nella fattispecie il ciclismo) all'attività agonistica e all'uso di sostanze dopanti suscitano il più vivo interesse tra i giovani. Strettamente legata a queste problematiche, la questione, non solo estetica, dell'obesità, che il regista Sylvain Chomet raffigura simbolicamente nella Statua della Libertà o nel buffo locale "Chez Maurice", vero e proprio "tempio dell'hamburger". Tale patologia, un tempo tipica degli opulenti Stati Uniti, è in questi mesi, oggetto anche in Italia di preoccupate campagne di sensibilizzazione che sono destinate a partire proprio dagli istituti scolastici.
Un'unità didattica che intendesse sviluppare gli studi storici e letterari, troverebbe inoltre, nel film in questione, diversi motivi d'approfondimento, da quelli legati al cosiddetto genere "polar" ossia
il romanzo noir francese in un contesto sociale ben definito (si vedano ad esempio i romanzi di Jean Claude Izzo), alle analisi del fenomeno mafioso al di fuori dell'Italia, alla raffigurazione tipica, stereotipata del criminale nel cinema, nel fumetto e nel cartone animato. Divertente, a tale proposito, la rappresentazione dell'ossessione della mafia francese per il buon vino.
In Appuntamento a Belleville il contrasto tra provincia e megalopoli è stato sviluppato con un (buon) gusto che non ci stanchiamo di lodare. Il tessuto urbanistico delle prime scene, l'aggressione degli edifici nei confronti della campagna, l'erezione di ponti e ferrovie, il moto perpetuo dei treni, testimoniano lo scorrere del tempo, prima e dopo la seconda guerra mondiale. Gli interni degli edifici sono semplici, dimessi; lo scenario popolare, qua da noi diremmo "verace", usando un'accezione cara ai napoletani.
Uno studio più specifico potrebbe interessare la storia del varietà nella Francia degli anni Trenta, oppure la mimica, la gestualità dei personaggi in rapporto al cinema di Charlie Chaplin, di Buster Keaton e di Jacques Tati, mentre sarà probabilmente più immediato per i docenti, infine, cogliere la drammatizzazione musicale, rilevare i contrasti cromatici ai fini espressivi, nonché comprendere ed esaminare la dinamica dei rapporti affettivi tra i personaggi e le loro psicologie.
Autore critica:Claudio Lugi
Fonte critica:Primissima
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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