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Cochecito (El) - Cochecito (El)

Regia:Marco Ferreri
Vietato:No
Video:Manzotti Home Video
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto da un racconto di Rafael Azcona
Sceneggiatura:Rafael Azcona, Marco Ferreri
Fotografia:Juan Julio Baena
Musiche:Miguel Asins Arbo, Marco Ferreri
Montaggio:Pedro Del Rey
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jose' Isbert, Jose' Luis, Lopez Vazquez, Maria Luisa Ponte, Pedro Porcel
Produzione:Pedro Portabella
Distribuzione:Collettivo dell’Immagine
Origine:Spagna
Anno:1960
Durata:

86’

Trama:

Un pensionato invalido Don Anselmo per avere una carrozzella a motore vende i preziosi di famiglia. Quando i parenti gli portano via la carrozzella, li avvelena tutti, ma non riesce a sfuggire alla polizia.

Critica 1:Per godere della compagnia degli amici superstiti, tutti paralitici, l'ottantenne don Anselmo chiede ai familiari una carrozzella a motore. Gliela negano, lui li avvelena. Terzo e ultimo film spagnolo di M. Ferreri. Apologo crudele e grottesco sulla vecchiaia e l'ipocrisia dei rapporti familiari borghesi. È anche un ritratto impietoso della Spagna franchista.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:L'humour spagnolo è quale ci si può aspettare da un paese in cui la morte proietta la sua lunga ombra sulla vita e una dignità di specie rituale nobilita, talvolta in maniera assurda, ogni più umile presenza o azione. Marco Ferreri, milanese, durante i suoi tre anni di soggiorno in Spagna, pare avere assorbito molto bene, forse per una sua nativa disposizione o simpatia, questo humour iberico negativo e macabro. Non conosciamo il suo primo film El pisito il cui argomento tuttavia è significativo: la storia d'un giovanotto che sposa una vecchietta per ereditarne l'affitto bloccato; ma dopo aver veduto El cochecito (La carrozzella) siamo lieti d'annunziare l'esistenza d'un regista nuovo assai interessante e dotato di caratteri insoliti, specie in Italia. Che cosa racconta El cochecito? Racconta la storia di una mania senile. Il protagonista, Don Anselmo, è un vecchio pensionato che ha un amico paralitico. Un bel giorno costui inaugura una carrozzella a motore per invalidi che gli consente non soltanto di girare per la città ma anche di fare delle gite in campagna insieme con altri paralitici anche loro forniti di veicolo. Don Anselmo partecipa a queste scorribande e scampagnate in qualità di uomo sano e pian piano concepisce una forte invidia per l'amico tanto più fortunato di lui appunto perché malato. Don Anselmo vorrebbe anche lui possedere una carrozzella; sola difficoltà è che egli non è paralitico, le sue gambe sono in ottimo stato. Don Anselmo tenta dapprima di convincere la famiglia che le gambe non lo reggono più ma naturalmente nessuno gli crede. Vende allora i gioielli della moglie defunta per comprare l'agognato veicolo, col solo risultato di vederselo confiscare e di essere minacciato dal figlio di venire interdetto e ricoverato in un ospizio per vecchi. Questa volta Don Anselmo si decide: prende un bottiglione pieno di veleno e ne versa il contenuto nella pentola della minestra. Quindi forza un cassetto, ruba il denaro, va ad acquistare la carrozzella e con questa scorrazza per la città fino al momento in cui da lontano, nella propria strada, vede portar via in autoambulanza i corpi esanimi dell'intera sua famiglia da lui avvelenata. Don Anselmo fugge, naturalmente in carrozzella, viene arrestato sulla carretera da due carabineros. Ultime parole di Don Anselmo: «In prigione mi lasceranno la carrozzella?». Come abbiamo notato, El cochecito è la storia di una mania senile. Ma, come sempre quando si tratta di pazzia, la vicenda di Don Anselmo pare avere un carattere simbolico. Dietro i fatti s'indovinano allusioni e significati che, pur essendo torbidi e incerti, tolgono alla storia ogni carattere naturalistico. Vien fatto continuamente di cercare una chiave: quella del conformismo che fa desiderare e accettare persino la paralisi pur di appartenere ad una determinata comunità; quella dell'alienazione ossia dell'incapacità d'esistere, in una società alienata, se non come relitto o rottame; quella dell'astrazione ossia della volonta di vivere una idea fino all'assurdo; e così via. Ma Ferreri ha saputo soprattutto inventare un personaggio e una situazione e portarli ambedue, con impassibile coerenza, fino alle ultime conseguenze. A parte il paradosso strampalato e logico che ricorda un poco certe figure di Pirandello, la qualità più notevole di Ferreri è il suo realismo minuto fermo e astratto, di tipo surreale, nel quale confluiscono influenze molteplici, da Tati a Ionesco, da Clair a Beckett. La descrizione della famiglia di Don Anselmo, una famiglia piccolo borghese qualsiasi di Madrid, ha tutta l'evidenza delle cose guardate con assoluta mancanza di pietà; all'espressionismo grottesco di certi disegni di Goya giunge d'altra parte la sequenza ammirevole del pranzo di Don Anselmo nelle cucine d'una marchesa milionaria, madre, manco a dirlo, d'un paralitico idiota. Abbiamo fatto questi nomi soprattutto per situare l'opera e il talento di Ferreri: si tratta di cinema a fondo letterario e culturale, fortemente intellettualizzato. I limiti d'un simile film sono d'altra parte quelli stessi dell'humour nero: limiti d'insufficiente umanità, d'asfissia morale. L'interpretazione poggia tutta sulle spalle di José Isbert, un Don Anselmo veramente eccellente con la sua mescolanza di bonarietà e di follia omicida. Accanto a lui bisogna ricordare alcuni bravi caratteristi, soprattutto Pedro Porcel, J. Luis, Lopez Vasquez e Antonio Riquelme.
Autore critica:Alberto Moravia (sta in Moravia al/nel cinema, fondo A. Moravia, 1993)
Fonte critica:L'Espresso
Data critica:

13/8/1961

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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