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Committments (The) - Committments (The)

Regia:Alan Parker
Vietato:No
Video:Columbia, Tri Star Home Video
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:La musica
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal romanzo "I Committments" di Roddy Doyle
Sceneggiatura:Dick Clement, Roddy Doyle, Ian La Frenais
Fotografia:Gale Tattersall
Musiche:Paul Bushnell, Mark G.Roswell
Montaggio:Gerry Hambling
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Michael Aherne, Robert Arkins, Brenach Callagher, Felim Cornely, Maria Doyle, Dave Finnegan, Angelina Gall, Glen Hansard, Dick Massey, Johnny Murphy, Andrew Strong
Produzione:Roger Randall - Cutler Lynda Myles
Distribuzione:Warner Bros.
Origine:Usa
Anno:1990
Durata:

118'

Trama:

Jimmy Rabbitte, che vive in un quartiere popolare di Dublino, si è messo in testa di organizzare una piccola band. A suo parere, la gente povera e senza lavoro della città ha bisogno di soul. Grazie ad un annuncio sul giornale, Rabbitte comincia a selezionare disoccupati, più o meno talentosi: Dean, Fay, Outspan, l'occhialuto Steven Clifford, Deco il ciccione (istrione, ma bravo a cantare), Bllly il batterista e Joey "The lips" (un bizzarro e più anziano suonatore di tromba). In più, Natalie, Imelda e Bernie, tre vistose e grintose ragazze come trio vocale. Procuratasi l'attrezzatura necessaria, impegnando tutti nelle prove e cominciando a prodursi in pubblico in capannoni e locali popolarissimi, l'entusiasta manager riesce a trasmettere al gruppetto fuoco ed ambizioni. Questa band dilettantesca e provinciale, che sembra lanciata verso il vertice, finisce invece nel fallimento: dissapori, inconcludenza, piccole gelosie (Joey ottiene a turno i favori di Natalie, Imelda e Bernie) e rivalità minano il complesso. È il batterista che per primo si allontana. Il sogno ambizioso di Jimmy Rabbitte evapora nel nulla. Per colpa di tutti, - ridottisi poi a cantare e suonare all'angolo delle strade o nelle balere di periferia - quel piccolo patrimonio che la band aveva nelle mani e che poteva fruttare quattrini e successo si disperde nel nulla.

Critica 1:Il film è ben riuscito sia sul terreno sociologico, per come fotografa quello spicchio di realtà dublinese, sia sul piano dell'affettuosa ironia. Spiritoso e brillante, giovanilmente allegro, il film è molto felice nei ritratti dei personaggi, e amarognoli in più luoghi.
Autore critica:Giovanni Grazzini
Fonte criticaIl Messaggero
Data critica:



Critica 2:Dopo gli esiti non proprio esaltanti dei suoi ultimi film americani, Alan Parker torna a cimentarsi con un genere che gli è decisamente congeniale, quello del film musicale. Dopo Piccoli gangsters, Saranno famosi e The Wall, con questo The Commitments ambientato nella europea Dublino, egli riprende il suo personalissimo tour nel mondo della musica, prendendo questa volta come zona di esplorazione la musica soul.
Partendo dalla affermazione di James Brown che l'anima del soul è nera, il protagonista del film, Jimmy Rabbitte, sciorina una serie di sillogismi (gli irlandesi sono i neri d'Europa, gli abitanti di Dublino sono i neri d'Irlanda, e gli abitanti dei quartieri operai nord, sono i neri di Dublino) che giustificano la necessità di formare un gruppo che riprenda le motivazioni della musica soul e le metta al servizio del 'popolo', con un linguaggio e delle tematiche che siano rispondenti al linguaggio e ai bisogni reali della gente.
Da questo 'bisogno' di una musica di-retta al cuore ed ai bisogni dei giova-ni irlandesi, che si contrapponga alla affettazione ed omologazione dilagan-te negli altri generi musicali, nasce il gruppo The Commitments (dall'in-glese commitment, letteralmente im-pegno), dopo centinaia di estenuanti e divertenti audizioni che il giovane Jim-my effettua a casa sua, sotto l'occhio compassionevole di un padre accanito e nostalgico fan di Elvis Presley. Non molto diversamente, stando alle inter-viste concesse dall'interessato, sono andati i provini fatti da Parker nell'e-state del 1900. Secondo Parker si pre-sentarono circa tremila giovani can-tanti e strumentisti i più diversi ed ec-centrici, e la selezione si protrasse per oltre un mese. Ne esce fuori una im-magine vagamente agiografica dell'a-nima musicale della gente irlandese. Solo a Dublino, città di poche centinaia di migliaia di abitanti, convivono cen-tinaia di band, e negli ultimi anni l'Ir-landa ha sfornato talenti musicali del calibro degli U2, di Sinéad O'Connor, Van Morrison e Bob Geldof.
In questo fermento si inserisce la band di Jimmy, che come qualsiasi organismo della natura nasce, cresce e muore. Il film è la storia di questa esistenza, di una ascesa che si arresta al limite del successo, il tutto senza eccessivi drammi, all'insegna del motto 'la vita continua'. Raramente banale, con uno studio attento del carattere dei personaggi e delle relazioni dinamiche che si instaurano all'interno della banda, il film mostra, in un crescendo che conquista, i miglioramenti di questi ragazzi, che arrivano ad essere una band di tutto rispetto. Ma le pulsioni centrifughe che l'avvicinarsi del successo genera in loro saranno la causa scatenante della fine di questo sogno. Caduta che avviene nel corso del loro concerto più riuscito, quello che scatena l'entusiasmo dei giovani dublinesi, in una sarabanda di folla, suoni e luci, e che avrebbe dovuto vederli suonare accanto al mitico Wilson Pickett.
Con una colonna sonora eccellente e registrata dal vivo, che tocca tutti i mostri sacri del soul come James Brown, Otis Redding, Aretha Franklin, Percy Sledge, e non solo, il film scalda gli animi degli amanti del genere. Alcuni brani sono dello stesso Parker, che per arrivare a scegliere le 52 canzoni che vengono eseguite nel film ha provveduto ad ascoltare tutto il catalogo Atlantis e Stax. Una autentica rivelazione del film è il sedicenne Andrew Strong, che interpreta il vocalist Deco. Un attore-cantante dalla voce straordinariamente matura e che probabilmente farà ancora parlare di sé.
Se dal punto di vista del genere il film può dirsi perfettamente riuscito, mantenendosi lodevolmente lontano dalle affettazioni di Saranno Famosi, esso conferma anche i noti limiti di Alan Parker. Regista dalle inconfondibili atmosfere (che denotano la sua anima di regista pubblicitario), perfettamente determinate nelle azioni e nelle forme, e sempre esattamente eseguite, Parker non riesce ad approfondire le sue tematiche. Il film è tratto dall'omonimo racconto di Roddy Doyle, un professore dublinese di geografia; un racconto ambientato in una immaginaria 'Barrytown' ispirata al quartiere operaio di Kilbarrack situato a nord di Dublino. Il film da un punto di vista della ambientazione dei luoghi ricostruisce perfettamente quelle del racconto, circoscritto com'è in una Dublino che è il risultato di una mescolanza eterogenea di casette anni '50 e architetture ferrose post-industriali; il problema è che gli sfugge completamente la causa scatenante di quel sentimento di negritudine rivendicato da Jimmy Rabbitte e dai suoi complici. Non si comprende bene come e da dove nasca questa sensazione di rivolta, questo bisogno di situarsi nel ghetto. Le cause economiche e sociali che portano a tutto ciò non vengono tanto ridimensionate, quanto ignorate. Non si scorge, se non attraverso brevi squarci, l'ambiente socio-culturale che genera questi fabbisogni prepotenti e primari di una musica che pur riandando ad una tradizione (che pure non è quella irlandese) la trasfonde e la trasforma in qualcosa d'altro, in uno strumento che riesce a comunicare alla gente e col linguaggio della gente, il disagio (e le aspettative) di un mondo di 'negritudine', dove si ritrova tutta una miscela di odori e suoni che sanno di fatica, sudore, sesso, e... un'anima soul.
Autore critica:Fabrizio Liberti
Fonte critica:Cineforum n. 308
Data critica:

10/1991

Critica 3:Tratto da uno dei romanzi che costituiscono la cosiddetta “trilogia di Barrytown” scritta dall’irlandese Roddy Doyle, il film è anzitutto un’esaltazione del ruolo della musica come strumento attraverso il quale i giovani possono costruirsi una propria specifica identità. Un’identità che in questo caso è fortemente caratterizzata sul piano sociale, in quanto ascoltare e suonare musica soul significa rivendicare le proprie origini del ghetto, ma anche tutto l’orgoglio insito nella consapevolezza di tale provenienza. Emblematica, in tal senso, la frase in cui si afferma che se gli irlandesi sono i negri d’Europa e i dublinesi i negri d’Irlanda, gli abitanti di Barrytown sono i negri di Dublino; frase che sottolinea un forte legame tra la condizione di povertà ed emarginazione sociale degli abitanti dei quartieri popolari della capitale e quella dei neri delle grandi città americane, per i quali fare musica diventa l’unico modo per affermare la propria esistenza.
Davvero rappresentativa delle mode e degli stili giovanili la lunga sequenza in cui si procede alla presentazione dei personaggi che si propongono al protagonista come candidati membri della band. Un inserto in cui scorrono almeno vent’anni di icone dell’universo pop rock proposte nel loro inconfondibile stile visivo o musicale.
Centrale è il ruolo attribuito nel film alla fisicità correlata al genere di musica interpretato dai Commitments. Interpretare il soul significa infatti attribuire un’importanza fondamentale alla danza e al corpo più in generale. Non è un caso che i dialoghi e le relazioni tra i personaggi siano costantemente caratterizzati da espliciti riferimenti al sesso. Riferimenti che hanno nella puntuale ironia dei toni la cifra della disinvoltura, ma soprattutto della naturalezza, con cui vengono affrontate dai personaggi le questioni legate alla sessualità, in un continuum di schermaglie di matrice amorosa che hanno nel più anziano trombettista Joey, detto “Labbra”, un serbatoio di inesauribile esperienza.
Un personaggio, quest’ultimo, che ha un’ulteriore funzione all’interno del sistema dei personaggi. In virtù del suo lungo passato di musicista, infatti, Joey rappresenta quel rapporto con la storia e la memoria della musica che consente ai personaggi di ampliare i propri orizzonti di conoscenza, di dare uno spessore storico alla propria identità culturale.
Il film propone un gruppo di personaggi che, attraverso l’esercizio musicale, sperimentano il piacere e le difficoltà insite nello stare e nel lavorare insieme, ponendosi come esempio e punto di riferimento per una vita giovanile all’interno del disgregato tessuto cittadino in cui spesso manca un’attività cui attribuire importanza e valore. Per mantenere in vita il gruppo musicale i personaggi devono infatti sacrificare alcuni aspetti della loro esistenza quotidiana. Il racconto si struttura dunque su un percorso collettivo il cui valore risiede nel percorso stesso e prescinde dal conseguimento del successo finale, come viene sottolineato dal protagonista Jimmy Rabbit.
Assai significativo è infine il film rispetto a una rappresentazione della famiglia irlandese in cui prevalgono l’affiatamento e la solidarietà spontanea tra i vari componenti. Una famiglia in cui spicca la disponibilità e la giovialità irresistibile del padre di Jimmy.
Autore critica:Umberto Mosca
Fonte critica:Aiace Torino
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Committments (I)
Autore libro:Doyle Roddy

A cura di: Redazione Internet
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