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Respiro -

Regia:Emanuele Crialese
Vietato:No
Video:Medusa
DVD:Medusa
Genere:Drammatico
Tipologia:Diventare grandi, I bambini ci guardano, La condizione femminile
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Emanuele Crialese
Sceneggiatura:Emanuele Crialese
Fotografia:Fabio Zamarion
Musiche:
Montaggio:Didier Ranz
Scenografia:Beatrice Scarpato
Costumi:Eva Coen
Effetti:
Interpreti:Valeria Golino (Grazia), Vincenzo Amato (Pietro), Francesco Casisa (Pasquale), Veronica D'Agostino (Marinella)
Produzione:Fandango - Les Films des Tournelles - Roissy Film
Distribuzione:Medusa
Origine:Italia
Anno:2001
Durata:

92’

Trama:

Lampedusa, un'isola di pescatori al largo della Sicilia. Bande di ragazzini si battono sulle socgliere, gli uomini vanno in mare e le donne lavorano al magazzino del pesce. Il sabato sera si ritrovano tutti ben vestiti in via Roma. Grazia è una giovane madre, personalità bizzarra e affettuosa, cerca di rendere felici il marito, i figli e i suoi cani. Ma il villaggio non sopporta la sua spensieratezza e la sua libertà.

Critica 1:Respiro di Emanuele Crialese, che ha studiato cinema in America, è una delle sorprese della nuova generazione di registi italiani a Cannes. Personale, originale, terrestre e leggendario, prende spunto da un racconto popolare - la presunta morte di un a donna rifiutata dalla comunità di un piccolo paese perché creduta pazza - per entrare in una zona di mitologia alla Magna Grecia: madre terra (importante sarà il rapporto col figlio), sentimenti ancestrali, fuga, grotta, presunta morte, manca la metamorfosi, solo suggerita. Alla fine tutti si ritrovano nel gran mare siciliano, al largo di Lampedusa, sott'acqua. Storia realistica, geograficamente da Terra trema, ma anche fortemente metaforica, in cui il regista riesce a raccontare una specie d i perdita di forza di gravità che alza il racconto di una nevrotica con manie depressive in qualcosa di più, di antico. Merito delle luci naturali, dei pescatori comparse, dei volti di Vincenzo Amato e Francesco Casisa; ma soprattutto di Valeria Golino, in cui si specchiano paure antiche e ansie contemporanee. Il discorso sulla pazzia e i suoi limiti viene riletto con narrazione compatta, che sfiora la maniera ma esprime un paesaggio d'anima.
Autore critica:Maurizio Porro
Fonte criticaCorriere della Sera
Data critica:

25/5/2002

Critica 2:l mare nel cinema è quasi sempre inquadrato frontalmente, come in una cartolina. Fa così Truffuat, fa così Ferreri: una distesa a perdita d'occhio che suggerisce così spontaneamente l'idea che si possa guardare davanti stupiti che esista qualcosa di così esteso e pieno di riflessi di luce, così incomprensibile e maestoso, che è difficile non pensare che anche ciò che si ha davanti, la vita, non possa promettere qualcosa di altrettanto eccitante, imprevedibile e sconosciuto. Emanuele Crialese, che si è laureato in cinema nel Village, a New York, alla Tisch University e che si è messo in luce prima con un cortometraggio che ha catturato l'attenzione di qualche importante regista americano, e poi con un film, We were strangers, selezionato dal Sundance Film Festival di Robert Redford, rovescia con sicurezza istintiva e oscura determinazione questa convenzione visiva. Nel suo film, Respiro, presentato a Cannes nella sezione della Semaine della Critique, il mare è perlopiù inquadrato da altezze vertiginose o abissi profondi. Da altissime rocce a strapiombo, o da fondali remoti. E' il mare immenso, blu profondo e smeraldo che circonda Lampedusa. In un'Italia che fa ancora sognare adolescenti e giovani spose con i 45 giri che strillano nei mangiadischi, Valeria Golino è una delle seconde ed ha fama, nell'isola, di essere un po' pazzerella. Fa il bagno nuda, guida la lambretta, tratta il marito pescatore e i suoi amici alla pari. Ci vuole molto meno per scandalizzare quell'isola e quell'Italia. Lo sanno i compaesani che la disprezzano, lo sa il marito che ne è tanto innamorato quanto imbarazzato, lo sanno i figli, due scugnizzi che partecipano senza risparmiarsi alle lotte tra bande degli adolescenti locali. Le quali si affrontano come insetti, spalmandosi gli uni sugli altri, masse di corpi che mimano insieme qualcosa di altrettanto vicino all'eros che alla tortura. Quando Grazia (la Golino), decide di scappare e di mettere di mezzo tra sé e il resto del mondo una grotta e una baia (con la complicità di uno dei suoi figli), iniziano le battute di caccia. Sembra scomparsa come una creatura mitologica più che essere stata vittima di un incidente in acqua. Ambientato nel meridione come su un pezzo di un continente esotico e primordiale, battuto da una pulsazione animale e da vibrazioni di fisicità febbrile, Respiro possiede una impressionante sequenza allegorica in cui tutti i maschi adulti del paese uccidono dai tetti un'orda di randagi bastardi che Grazia ha liberato per i vicoli mandando fuori di testa l'intera comunità. In realtà, dopo metà, coraggiosamente sembra diventare, con sorpresa, un altro film. Non quello che racconta della inevitabile repressione di chi ha troppa vita, ma quello di chi, senza questa vita, non sa più vivere (il marito) e brancola in una disperazione lacerante e sorda. In ogni caso, si tratta di un film vivido e luccicante come un minerale. Non riesce a portare a termine la virata drammatica che imposta dopo la scomparsa di Grazia, ma ha un finale dotato di una trance ipnotica. Grazia ricompare dagli abissi, e l'intero paese si tuffa in acqua: per accoglierla o aggredirla? Non lo sapremo mai perché l'inquadratura è dal basso (come basso, è il clarinetto di John Surman al quale si deve una suggestiva litania che affiora e scompare nel suono di tutto il film). I corpi si stringono intorno a lei, agitano gambe e mani, galleggiano infrangendo all'infinito i disegni di luce della superficie. Un movimento lungo, rallentato, formicolante che scrutiamo come se fosse il cielo di una murena, abituata a scrutare ogni cosa senza stupirsi. E senza respiro.
Autore critica:Mario Sesti
Fonte critica:Kwcinema
Data critica:



Critica 3:Qui il respiro è del cinema, di tradizione alta (Visconti-Rossellini-Pasolini-Bellocchio) ma aperta a un'eccentrica variabilità personale, moderna e rurale, lirica e neorealista. Secondo lungometraggio di Crialese, premiato all'ultimo Cannes, è la tranche di un pezzo d'Italia così confinato e irreale da diventare epico e universale. Tra il mare pressante, che cuoce l'isola di Lampedusa nella siciliana fede dei ruoli blindati, e la terra di nessuno di ruderi di case e deserti di roccia e sabbia bianca, c'è la matta da slegare. Nel ruolo più centrato e intenso della sua irregolare carriera, Valeria Golino è la madre eccentrica e vitale di tre ragazzini dolci e ostinati, moglie di un pescatore onesto ma incapace, come tutta la comunità, di accettare questa spavalda e sana differenza. Tolti certi indugi paesaggistici della fotografia e qualche colorismo estetizzante dei costumi, resta un film potente, d'immagini intense: l'attesa che l'acqua restituisca un corpo, la ricerca vista dal fondo marino, la reinvenzione del bacio sommerso dell'Atalante. Da vedere.
Autore critica:Silvio Danese
Fonte critica:Il Giorno
Data critica:

14/6/2002

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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