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Driller Killer (The) - Driller Killer (The)

Regia:Abel Ferrara
Vietato:No
Video:Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Nicholas St. John
Sceneggiatura:Nicholas St. John
Fotografia:Ken Kelsch
Musiche:Joe Delia
Montaggio:Orlando Gallini
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jimmy Laine (Reno Miller), Carolyn Marz (Carol), Baybi Day (Pamela), Harry Schultz (Dalton Briggs), Alan Wynroth (proprietario terriero), Maria Helhoski (Nun), James O'Hara (l'uomo in chiesa)
Produzione:Navaron Productions
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1979
Durata:

94'

Trama:

Un artista lentamente comincia a perdere la ragione. Tutto inizia quando un committente gli chiede di terminare in breve tempo il grande murales, come pattuito. Ma a lavoro finito, il committente dimostra di non esserne contento....

Critica 1:L'esordio ufficiale di Ferrara, The Driller Killer è un horror girato in 16mm a ventotto anni con un budget di appena 50.000 dollari tra casa sua e le strade della Bowery. Riscuote un discreto successo in una ventina di cinematografi negli Stati Uniti (Ferrara racconta che la televisione gli commissionò degli spot televisivi). Protagonista del film è lo stesso Ferrara come Reno Miller, artista underground "sull'orlo di una crisi di nervi".
Autore critica:cinema.castlerock.it
Fonte critica
Data critica:



Critica 2:Driller Killer é il primo lungometraggio ufficiale di Abel Ferrara, distribuito anche fuori New York, prodotto dalla neonata Navaron Film composta da amici e conviventi di loft. Lo gira in sedici millimetri con un budget di appena cinquantamila dollari, ouverture di una sorta di trilogia della violenza metropolitana sui serial killer (con L'Angelo della vendetta e Paura su Manhattan), ma anche film ponte: tra l'esperienza frammentaria del cortometraggio come ribellione-provocazione politica e un fideistico progetto di cinema, esplorato, impugnato, ridiscusso. Driller Killer e' un film sporco e cattivo, mosso dal piacere di filmare il topo in trappola: un piccolo artista selvaggio, pittore di bisonti, tra gli Warhol supponenti del mercato a New York nel businnes della moda punk."
Autore critica:Silvio Danese
Fonte critica:Abel Ferrara
Data critica:

Edizioni Le Mani

Critica 3:Un coniglio scuoiato. Glabro, viscido, molle e sanguinante. Basta questo, ha notato la critica, a ricordarci che nell' albero genealogico di questo film dal titolo "splatter" e horror, c'è più il Polanski di Repulsion (nel quale Catherine Deneuve aveva a che fare con un identico mammifero, con la stessa aria sconcertata ed enigmatica del protagonista di questo film) che non la violenza meccanizzata e trionfale di "Non aprite quella porta". Gli omicidi a colpi di trapano, occupano una parte residua dell'intera pellicola e sono per la maggior parte montati in una sequenza d'accumulo, tutti insieme. Perché il pittore Reno inizia a far fuori barboni e homeless con l'ausilio di un elettrodomestico portatile?
E' il secondo film di Abel Ferrara, cresciuto nel Bronx e naturalizzatosi come artista nel clima della New Wave della fine degli anni settanta. Il primo, di cui l'autore ha parlato assai raramente, è un film porno dal titolo che non ha bisogno di spiegazioni (Le nove vite di una passera bagnata) e che forse ha visto il regista anche come interprete. Ma la sequenze d'esordio di The Driller Killer (un crocefisso, una chiesa, il protagonista tra i banchi) conferma oltre ogni dubbio che nei suo cromosomi di italo americano, il cinema di Scorsese e film come Mean Streets non sono passati invano. Il personaggio principale del film, interpretato dallo stesso Ferrara, non è l'erede della solitudine, della nevrosi, del bisogno di delitto e castigo che erano i tratti caratteristici del protagonista di Taxi Driver? Nessuno sa perché Reno diventi un serial killer, a meno che i suoi problemi economici (sta terminando un quadro di cui ha già divorato i possibili ricavi), come ha scritto Time Out, non lo portino ad eliminare coloro che, al fondo della società, teme, prima o poi, di raggiungere. La sua vita è fatta di pennellate di rifinitura ad un enorme, bellissimo e inquietante bisonte (dipinto dal pittore Douglas Anthony Metro, la cui vita ha ispirato il film), erramento metropolitano nel quartiere più popolare ed etnico di New York (il Lower East Side), futili battibecchi, disturbi sonori (il telefono, che scaglia dalla finestra, un gruppo rock, The Rooster, che suona nella stanza accanto, le donne con cui abita e che si permettono di commentare il suo lavoro). L'omicidio non impone un senso a questa materia promiscua e inerte dominata da verde bile e rosso cellophan e la sceneggiatura, in verità, non fornisce un grande aiuto (il film inizia con un contatto e fuga del pittore con suo padre, ma tutto questo non ha alcun seguito). Il più interessante autore americano emerso dagli anni ottanta ad oggi, prende le mosse, con questo film, da un rituale cruento stilizzato ed anonimo in cui traccia come con una bomboletta sulla parete di un edificio in rovina, alcuni punti che ritorneranno in continuazione nel suo cinema: il confronto con la violenza dei miti della cultura cattolica (la crocefissione di una delle vittime: la sequenza che Ferrara ama di più tra quelle del film), il terrore e l'attrazione per le discese agli inferi e l'espiazione che esse provocano, il sapore di un cinema sgranato, tossico, ormonale capace di creare forti ibridi tra sguardo documentario e trance attoriali, lunghe, esplorative inquadrature in discoteche, bar, interni claustrofobici e improvvise accensioni di violenza e montaggio. C'è qualcosa, nei suoi film, che spesso si avvalgono, come questo, della collaborazione dello scrittore integralista Nicolas St. John e del musicista Joe Delia, che lo porta in continuazione a sporgersi dagli abissi per scrutare nel lago buio, nel gorgo funereo e commovente del male, nell'occhio assurdamente inespressivo e minaccioso del bisonte. Il cinema di Ferrara non è fatto per accompagnarsi a degustazioni e intrattenimento: "Questo film deve essere suonato a volume alto" è il primo cartello di The Driller Killer.
Autore critica:Mario Sesti
Fonte critica:www.rarovideo.com
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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