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Rosso Malpelo -

Regia:Pasquale Scimeca
Vietato:No
Video:
DVD:Non ancora reperibile in dvd
Genere:Drammatico
Tipologia:Diritti dei minori, I bambini ci guardano
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori
Soggetto:dalla novella omonima Giovanni Verga
Sceneggiatura:Pasquale Scimeca, Nennella Buonaiuto
Fotografia:Duccio Cimatti
Musiche:Miriam Meghnagi
Montaggio:Babak Karimi
Scenografia:
Costumi:Grazia Colombini
Effetti:
Interpreti:Antonio Ciurca (Rosso Malpelo), Omar Noto (Ranocchio), Marcello Mazzarella (Mastru Misciu), Vincenzo Albanese (Zio Mommu), Raffaella Esposito (Santina), Alessandra Lenza (Annetta), Alice Iacopelli (bambina), Franco Scaldati (mendicante), Attilio Ferrara (ingegnere)
Produzione:Arbash Società Cooperativa – Ente Parco Minerario di Floristella Grottacalda – Por Sicilia
Distribuzione:
Origine:Italia
Anno:2007
Durata:

90’

Trama:

Rosso Malpelo è uno dei tanti bambini che lavora in miniera. Povero e malvisto per il colore rosso di faccia e capelli, alla morte del padre viene abbandonato anche da madre e sorelle. Rimasto solo al mondo, Rosso Malpelo stringe amicizia con Ranocchio, un suo compagno di lavoro. Purtroppo, anche Ranocchio lo abbandona a causa di una grave malattia e così Rosso Malpelo, convinto che ormai non ci sia più nessuno a cui importi qualcosa di lui, accetta di andare a lavorare nella galleria più pericolosa della miniera.

Critica 1:Bernardo Bertolucci, Don Luigi Ciotti, Ugo Gregoretti, Luciana Castellina, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani sono tra i sostenitori di un grande progetto di solidarietà nato attorno a un film italiano forse per la prima volta nella storia. Rosso malpelo di Pasquale Scimeca, ispirato alla novella di Verga, è la tragica odissea di un piccolo siciliano, rosso di faccia e di capelli, reietto e indurito dalla vita, così povero che suo padre se lo porta a lavorare in miniera, e in miniera ci rimane anche dopo che il padre resta schiacciato nel crollo di una galleria. Niente scuola, niente giochi, nessuno che si occupi di lui e un solo amico, Ranocchio, che ben presto s'ammala di petto e se ne va pure lui. "Questa novella è stata scritta più di cent'anni fa, ma quello che narra potrebbe essere successo oggi, ovunque nel mondo ci sono bambini soli, sfruttati e maltrattati", riflette l'autore di Passione di Giosuè l'ebreo, forte anche di un'esperienza in Brasile con i ragazzi di strada. Nel film, girato quasi tutto nei cunicoli sottoterra, budelli larghi un metro e alti un metro e mezzo, ha rinunciato all'estetica: niente luci, carrelli e inquadrature, e spesso la macchina da presa accesa e lasciata sola con l'attore. Quasi inevitabile legare questo lavoro a un impegno concreto per i bambini privati dell'infanzia.
Il lavoro minorile coinvolge oggi nel mondo 218 milioni di minori, ricorda l'Unicef. E non solo nel Terzo Mondo. "A Torino, città che amo e stimo, ci sono ragazzini che dormono nei tombini, sono immigrati non accompagnati; altri minori vengono portati in Italia per avviarli al furto con destrezza, allo spaccio, alla prostituzione", ci ricorda Don Ciotti. Nasce così il progetto "Liberiamo dalla schiavitù del lavoro i bambini del mondo": tutti gli incassi di Rosso Malpelo, che uscirà nelle sale a metà aprile, andranno a finanziare un intervento del MLAL – Movimento Laici America Latina, in due comuni della regione mineraria di Potosì in Bolivia, Atocha e Cotagaita. Un pasto completo al giorno per mille bambini che frequentano la scuola, materiali didattici, aiuti a 150 donne sole per sviluppare un'attività imprenditoriale anche in cooperativa, un centro di salute pubblica, acqua potabile per l'intera comunità. Costo del progetto 500mila euro per tre anni. Tanti soldi che verranno dagli incassi, dalle vendite televisive, ma anche dalla solidarietà di chi ha realizzato Rosso Malpelo rinunciando ai compensi: la pellicola è stata finanziata per un terzo dall'Ente Parco Minerario Floristella Grottacalda con fondi della Comunità Europea, e per altri due terzi dai soci della cooperativa Arbash. Inoltre, grazie a "100 scuole adottano 1.000 bambini", in collaborazione con Agis Scuola, il film sarà proiettato nelle nostre scuole per tre anni. "Per i nostri figli e nipoti, cresciuti in condizioni di privilegio, è spesso impossibile sapere come vivono i loro coetanei in altre parti del mondo", riflette Luciana Castellina. Anche per Guglielmo Epifani - che ha imparato ad apprezzare il lavoro di Scimeca con Placido Rizzotto - è decisivo che i giovani capiscano "cosa vuol dire fatica, sofferenza e assenza di libertà". Ma è ancora Luigi Ciotti a ricordare come iniziative di questo tipo possano fare la differenza: "Quando le istituzioni si muovono, le cose cambiano: così il lavoro minorile, che spesso è lavoro forzato, è passato negli ultimi anni da 246 milioni a 218 milioni di bambini". Infine Bernardo Bertolucci, che ha aderito di getto. "Il cinema politico degli anni '60–'70 si è spento perché il cinema è immagine della società: Scimeca ha avuto un'idea che non era ancora venuta in mente a nessuno e l'ha realizzata subito, di corsa, fast and furious".
Autore critica:Cristiana Paternò
Fonte criticanews.cinecittà.com
Data critica:



Critica 2:Riparte da Verga, dal suo racconto Rosso Malpelo, dalla Sicilia contadina della seconda metà dell'Ottocento, il cinema di Pasquale Scimeca. A quella novella, inserita nell'opera verghiana Vita dei campi, del 1880, il regista di Alinusa si ispira (liberamente) per un film, che ha il titolo dell'omonimo testo letterario, che guarda al passato, a un'Italia apparentemente lontana, per parlare del presente, delle condizioni di sfruttamento in cui vive, ovunque nel mondo, una moltitudine di bambini. Rosso Malpelo (presentato in proiezione speciale per le scuole ad Alba International Filmfestival, che nel 2004 aveva dedicato la personale a Scimeca, e a cui sembra interessata la Quinzaine des réalisateurs di Cannes) è un film senza tempo, che parte da Verga e da quei luoghi così immediatamente riconoscibili (la miniera, la campagna siciliana), e si apre al mondo, a uno spazio espanso che respira l'aria e la luce di un cinema senza confini e, senza strappi, con esemplare fluidità di sguardo, dialoga in sovrimpressione con le immagini che l'hanno preceduto nella filmografia di Scimeca. Da quel capolavoro immenso, unico, irripetibile, davvero expanded, con cui si avviò il cinema del regista siciliano – La donzelletta, del 1989 – a La passione di Giosué l'ebreo, presentato nel 2005 alla Mostra di Venezia e troppo rapidamente sparito dalla distribuzione.
L'inizio di Rosso Malpelo è sublime segno di riconoscibilità dell'opera di Scimeca, quell'erba al vento, qui notturna, metallica, grigia, quella terra arida, percorsa da un padre e un figlio in cammino ben oltre i confini di un'inquadratura, di uno spazio limitato. Il cinema di Scimeca, per sguardo e parola, da sempre non è di questo mondo, e nell'arrivare così da lontano – dalle stelle, dalle profondità della terra – si immerge con ancora maggiore concretezza nelle cose di questo mondo, nelle sue attualità tragiche, come quella dei bambini costretti a lavorare in condizioni disumane. In Europa come in America latina o in Africa. Scimeca rende a-temporale il testo di Verga, vi innesca nuove situazioni e gesti (le figure dei due ubriachi, uno dei quali è l'attore teatrale Franco Scaldati; la presenza della bambina amica di Malpelo, come viene chiamato da tutti il ragazzino protagonista), ne fa una sinfonia sonora pan-mediterranea, un film-filastrocca che sfugge a ogni segno tele-visivo (e di fronte a un argomento simile il rischio, per chiunque lo affrontasse, era forte), elabora un procedere al tempo stesso crudamente realista e lievemente fiabesco.
Rosso Malpelo è un film speciale, per il modo in cui si pone all'interno dell'attuale distribuzione cinematografica italiana. Dall'inizio di marzo il film viene portato in giro per l'Italia dal suo regista per proiezioni riservate alle scuole. I bambini e i ragazzi sono infatti i primi spettatori di questo film, che solo tra qualche settimana uscirà nelle sale (ma sta ancora cercando una distribuzione). Scopo di Scimeca, e della sua Arbash Società Cooperativa di Palermo, è destinare l'incasso delle proiezioni con le scuole a un progetto per salvare dallo sfruttamento bambini boliviani che lavorano nelle miniere. Quello sarà, probabilmente a partire dall'autunno, il prossimo film di Pasquale Scimeca. A conferma ulteriore del suo cinema expanded, stupefacente, che sgretola il confine tra il campo e il fuori campo, popolato di corpi necessari che lo abitano (in Rosso Malpelo ritroviamo anche Marcello Mazzarella e Vincenzo Albanese) e di intime tensioni poetiche, flagranti segni d'identità, come il sostare dello sguardo su quelle strade-balconi che si aprono su squarci di paese, qui percorsi da Malpelo e dall'amica, dove si consumano gesti di complicità e amore. Rosso Malpelo e il cinema di Scimeca sta tutto nell'abbraccio veloce sulla soglia di casa fra Malpelo la bambina, gesto sospeso fra il presente e un altro mondo. Lì si colloca lo sguardo, la tensione morale e filmica di questo autore che agli indesiderabili ha dedicato e sta dedicando tutta la sua opera.
Autore critica:Giuseppe Gariazzo
Fonte critica:sentieriselvaggi.it
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:"Rosso Malpelo" (novella)
Autore libro:Verga Giovanni

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