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Terra di mezzo -

Regia:Matteo Garrone
Vietato:No
Video:E.Mik
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Migrazioni
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Matteo Garrone
Sceneggiatura:Matteo Garrone
Fotografia:Marco Onorato
Musiche:
Montaggio:Marco Spoletini
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Barbara, Euglen, Gertian, Pascal, Tina, Gabriella Aru, Mario Colasanti, Giacomo De Martino, Gertian Durmishi, Stefano Evangelisti, Guglielmo Ferraiola, Antonio Gervasutti, Gubda, Kuc Jaroslaw, Fatou Kine Fall, Ahmed Mahgoub, Jaqueline Rose Nabagereka, Andrzej Pawlikowski, Maria Ramirez, Laura Rosso, Mariane Sano, Salvatore Sansone, Massimo Sarchielli, Paolo Sassanelli, Gino Scartaghiande, Euglen Sota
Produzione:Archimede
Distribuzione:Tandem
Origine:Italia
Anno:1997
Durata:

78’

Trama:

Tre episodi sulla vita quotidiana di alcuni stranieri a Roma. Nel primo (Silhouette), tre prostitute nigeriane, Tina, Barbara e Pascal, in attesa di clienti ingannano il tempo chiaccherando tra loro e raccontando quello che succede negli incontri con gli uomini. Nel secondo episodio (Euglen e Gertian), due giovani albanesi si vedono costretti ad accettare lavoro nero come muratori ed entrano in contatto con una vecchia, nobile signora romana. Nel terzo episodio (Self service), Ahmed, egiziano ormai di mezza età, fa il benzinaio abusivo notturno con tutti i rischi che la situazione comporta. Poi, quando la mattina torna a casa, ricorda la sua precedente, importante, vita in Egitto, ormai lasciata alle spalle.

Critica 1:Tre episodi, ambientati nella cintura periferica di Roma, con immigrati (prostitute nigeriane, giovani albanesi in caccia di un lavoro qualsiasi, un egiziano che di notte si trasforma in benzinaio abusivo) che cercano di sopravvivere fra attese e occupazioni precarie. Primo film di M. Garrone, nato, al pari di Libera di P. Corsicato, come cortometraggio (il primo episodio, premiato al Sacher Festival di Roma) cui sono stati aggiunti gli altri due. Sono legati da una evidente coesione di un cinema dell'attesa e della sospensione, stilisticamente giocato a cavallo tra documentario e finzione, tra esterni e interni, tra luoghi pubblici e luoghi privati. "Terra di mezzo esiste in questi scarti (dentro/fuori, documento/finzione) che producono sbilanciamenti e caratterizzazioni. Storie stra/ordinarie" (Giuseppe Gariazzo). Una nuova via per un cinema del/sul sociale ancora tutta da percorrere di cui non si vedono i traguardi.
Autore critica:
Fonte criticaKataweb Cinema
Data critica:



Critica 2:Nel primo episodio, tre prostitute nigeriane passano le giornate nella squallida campagna romana nelle contrattazioni con i clienti, rigorosamente anziani, che spesso neanche consumano fino in fondo. Nel secondo, un gruppo di giovani immigrati albanesi aspetta, sempre su un'assolata strada della campagna ai limiti del G.R.A., che si presenti qualcuno a fornire lavoro, adeguatamente sfruttato, e trovatolo lo svolge come può. Il terzo episodio vede un anziano immigrato attendere a una pompa di benzina di un quartiere periferico e confrontarsi con la varia umanità di quella notte. Questo ennesimo esordio stagionale, nell'ambito non proprio entusiasmante dell'attuale cinema italiano, ci pone di fronte una promessa di talento concretizzata in uno sguardo che mi sembra finalmente accingersi a recuperare uno dei nostri patrimoni più indecorosamente perduti, o per lo meno molto trascurati; la purezza rosselliniana. Quello di Matteo Garrone è un occhio che attende il reale e lo sollecita appena, attento quasi a non disturbarlo, accettando per di più il confronto con una delle categorie estetiche oggi più compromesse, quella del realismo. È anche suo, quindi, quello sguardo morale che nonostante i rischi del materiale trattato riesce nell'improba impresa di non essere mai moralistico. Certo qui questo attendere non va verso una possibile rivelazione, nessuno degli esseri più o meno abietti che vediamo viene toccato dalla grazia, e sembra di assistere più che altro a una cronaca fredda, sorda persino ai compiacimenti della compassione, a quella paccottiglia che a molti avrebbe finito per rovinare (in questo senso, però, il terzo episodio sembra il meno riuscito con il refrain in videocamera del racconto penosamente menzognero che della sua vita fa il protagonista), ma non ad un umorismo che serve da distacco. Sapendo di non poter far recitare i suoi attori, il regista, abilmente, non fa altro che riprenderli assecondandoli nelle loro mansioni abituali. Ne viene fuori un colpo d'occhio preciso e attendibile, un documentario che si incide sulla Roma d'oggi, in cui gli ambienti e le cose ci parlano con la stessa solennità impietosa e impassibile dei volti, e in cui pur non succedendo quasi niente tutto, ugualmente, ci impone rispetto.
Autore critica:Alfonso Iuliano
Fonte critica:tempimoderni.com
Data critica:



Critica 3:La macchina da presa di Garrone cattura situazioni, gesti, paesaggi senza brutalità, con malinconica sollecitudine, manipolando (in senso buono) quelle testimonianze che si trasfigurano in storie, in quei dialoghi disinvolti, buffi e aspri, tra le prostitute africane e gli impacciati, venali, avventori italiani, nei silenzi attoniti e interrogativi dei giovani albanesi che barattano se stessi, nel volto segnato e (quasi) comico dell'immigrato quando chiacchiera, sempre all'erta, con automobilisti di passaggio forse amici, forse no. I venti minuti dell'episodio iniziale vinsero, l'anno scorso, il Sacher Film Festival di Nanni Moretti. E grazie a quel successo e alle premure del regista di Caro Diario, l'esordiente Matteo Garrone, 29 anni, ha avuto l'opportunità di confezionare un prodotto più completo, meno occasionale, più intenso.
Autore critica:Fabio Bo
Fonte critica:Il Messaggero
Data critica:

7/5/1997

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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