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Special Need (The) -

Regia:Carlo Zoratti
Vietato:No
Video:No
DVD:No
Genere:Commedia
Tipologia:Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Cosimo Bizzarri, Carlo Zoratti
Sceneggiatura:
Fotografia:Julián Elizalde
Musiche:Dario Moroldo
Montaggio:David Hartmann
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Enea Gabino, Alex Nazzi, Carlo Zoratti, Bruna Savorgnian, Carla Meneghin, Pia Covre, Carla Corso, Ute Prankl, Lothar Sandfort, Francesca Mucignat, Nerino Gabino, Elia Gabino
Produzione:Henning Kamm e Erica Barbiani per Videomante-Detailfilm, in coproduzione con Zdf - Das Kleine Fernsehspiel
Distribuzione:Tucker Film
Origine:Italia-Germania
Anno:2013
Durata:

84'

Trama:

Enea ha trent'anni, un lavoro e un problema. Anzi: più che un problema, una necessità. Una necessità speciale: fare (finalmente) l'amore. Enea ha anche due amici, Carlo e Alex, fermamente decisi ad aiutarlo. A prenderlo sottobraccio con allegra dolcezza. Se non è facile realizzare i propri sogni, non è certamente facile realizzare quelli degli altri. E il sogno di Enea, impigliato nella rete dell'autismo, richiede una manutenzione delicatissima. Basteranno un piccolo viaggio e una grande complicità tutta maschile per creare le giuste condizioni? Documentario on the road, ma prima ancora potente indagine sentimentale, racconta la normalità della diversità senza mai salire in cattedra e senza mai perdere di vista la leggerezza della narrazione. Una leggerezza densa, a tratti poetica, dentro cui ognuno può riconoscere gli entusiasmi, i dubbi e le fragilità della vita quotidiana.

Critica 1:La rappresentazione della sessualità dei disabili è un tema delicato come pochi altri: dalla volgata al pietismo, il cinema è caduto spesso in trappola, qualche volta perfino con le migliori intenzioni. Basti confrontare il caso del recente The Sessions, basato sulle esperienze reali del giornalista Mark O'Brien, che non resisteva alla tentazione di spremere lacrime allo spettatore. Parte dalla realtà anche un piccolo film da 250 mila euro visto a Locarno, premiato al Trieste Film Festival e che ora si sta facendo notare un po' ovunque. The Special Need fa ridere ma non 'contro il diverso', bensì con totale solidarietà e simpatia; è anche commovente, però senza il minimo sospetto di condiscendenza. (...) Trattato con grande delicatezza, l'episodio dell' incontra tra Enea e la terapeuta del sesso Ute non è risolutivo, però dà una svolta alla situazione consentendo un primo approccio fisico dell'escluso con l'altra metà del cielo; e permettendo al film di chiudersi-riaprirsi su un finale non consolatorio, e tuttavia ottimistico e allegro. Eccellente prodotto di quella che si sta rivelando la 'new wave' friulana (con commedie come Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto ), The Special Need è già stato definito in parecchi modi; tutti inesatti, però, e che possono confondere il potenziale spettatore: documentario, docudrama, docu-fiction o altre etichette in voga che non gli corrispondono. Noi preferiamo evocare una locuzione più lontana nel tempo, quella di cinema-verità. Così lo definiva il suo teorico, Edgar Morin: 'Si tratta di fare un cinema che superi l'opposizione fra cinema romanzesco e cinema documentaristico, bisogna fare un cinema di autenticità totale, vero come un documentario ma col contenuto di un film romanzesco, cioè col contenuto della vita soggettiva'. È precisamente quanto hanno fatto il regista (e interprete) Carlo Zoratti, all'esordio nel lungometraggio, e i suoi amici Enea e Alex, veri co-autori del film. Muovendo da una situazione reale, e da un rapporto di consolidato affetto, hanno costruito la traccia narrativa sui veri desideri e pulsioni del giovane autistico, lasciandogli giustamente (è il pregio migliore del film) tutta la libertà di espressione. Però l'hanno integrata con invenzioni e divagazioni, sposando il cosiddetto documentario con elementi di repertori narrativi come il buddy-movie (il 'film di amici' ) o il film di viaggio iniziatico on-the-road. Senza perdere un grammo di verità, ma anche senza nulla da invidiare al cinema di fiction.
Autore critica:Roberto Nepoti
Fonte criticala Repubblica
Data critica:

3/4/2014

Critica 2:Il ventinovenne Enea, sulla carta d'identità un minore, è in stato confusionale quando parla di ragazze. Ne ha una naturale e indiscriminata propensione quasi fosse un bambino in preda ai primi subbugli magmatici delle emozioni, e al contempo ne è attratto spasmodicamente come un adolescente che ancora non sa bene quali desideri gli covino dentro ma (sente) così potenti da muoverlo.
Enea ha una necessità, quella di fare finalmente l'amore, ma la 'classificazione' sin dalla tenera infanzia come autistico (con tutte le conseguenze giuridiche) e il suo modo di fare così terribilmente sincero, non filtrato da limitazioni di sorta, gli portano in dono il drammatico essere scansato e rifiutato dalle donne cui si avvicina.
Gli amici di sempre Alex e Carlo (regista) hanno costruito con il giovane una fresca complicità che la mdp rivela, cristallina, tutta da scoprire. Nell'annullamento del giudizio circa i bisogni reciprocamente imprescindibili emergono le fragilità più vere di cui è pregna la condizione dell'autismo nel nostro Paese senza abbandoni repentini a banali pietismi. Alex e Carlo vogliono aiutare Enea a soddisfare le sue pulsioni – dieci ragazze per me ad un certo punto sembra dire – che la psicoterapeuta Carla ha diretto verso un obbiettivo più realistico e specifico: la ricerca di amore (proprio) nella scoperta anche fisica dell'altro. Un on the road dal nord est all'Austria. Battute tutte le strade resta la Germania con il piccolo gioiello della casa aperta di Treben.
Il percorso in autostrada è già tutto indicativo di quello che troveremo tra le braccia di Ute. Il limite divisorio solcato è una linea rossa sulle lettere: Italia e le magliette stese fuori dal furgone Volkswagen, lanciato verso nuove esperienze, tre colori di una 'bandiera' lacerata che si fa sempre più (e non ricercatamente) simbolo inconsistente. La sessualità nello spazio della 'disabilità' (confinato in Italia) si libera divenendo spazio dell'essere umano (in Germania), così Enea può sospirare ai compagni di viaggio raccontando: "ci siamo toccati, ci siamo leccati, ci siamo fatti il solletico".
Lo sfaldamento tutto italiano del confine tra fiction e documentario è superato dal movimento del cinema del Nord est. Si va sul Tir di Branko, con il nipote scemo di Zoran a tirar freccette in quella terra di mezzo che è sempre stata il Friuli, e fuori da lì alla ricerca imperterrita ed inquieta della propria mancata identità. La culla italiana della Mitteleuropa accogliente ma non troppo, segnala che i confini non bastano, che le garanzie non esistono, ma quando necessarie si possono cercare altrove. Il non essere specificamente qualcosa o qualcuno di Zoratti (iscritto nel dna friulano per ragioni storiche), sta cogliendo i suoi frutti lungo il sentiero ambiguo che, del 'non sapere' da dove si viene e dove si va, fa la sua visione personale.
Autore critica:sentieriselvaggi.it
Fonte critica:
Data critica:



Critica 3:
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Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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