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Vito e gli altri -

Regia:Antonio Capuano
Vietato:No
Video:Pentavideo, Medusa Video (Pepite)
DVD:
Genere:Drammatico - Sociale
Tipologia:Diritti dei minori, I bambini ci guardano
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Antonio Capuano
Sceneggiatura:Antonio Capuano
Fotografia:Antonio Baldoni
Musiche:
Montaggio:Valentina Migliaccio
Scenografia:Mario Del Gaudio
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Nando Triola (Vito), Giovanni Bruno (Gaetano), Maria Rosaria De Cicco (Rosetta-zia di Vito), Antonio Iaccarino (Formaggino), Giuseppina Fusco (Alba), Enzuccio La Motta (voce narrante)
Produzione:Società Cooperativa Dionisio A.R.L.
Distribuzione:Mikado
Origine:Italia
Anno:1991
Durata:

88'

Trama:

Vito ha 12 anni e vive a Napoli dove ha visto il padre, la notte di Capodanno, uccidergli in un raptus la madre e il fratello, risparmiando lui come per miracolo. Il bambino va ad abitare con zia Rosetta, una giovane donna, che non sa amarlo nè parlargli, cosicchè Vito si chiude in sè stesso, trovando un surrogato alla famiglia nella televisione, oppure nel dedicarsi ossessivamente ai videogiochi, che esaltano il suo inconscio bisogno di violenza. Intanto smette di frequentare la scuola, passa il tempo per la strada, dove si unisce ad una banda di coetanei fra i quali il più intimo è Gaetano, compagno di corse in motorino. Ma presto Vito comincia a procurarsi soldi con atti criminali, scippi, furti, rapine, droga, prostituzione, e spesso finisce in istituti di pena, dove diventa peggiore; una volta viene perfino rinchiuso in prigione, nonostante la giovane età, cosicchè l'avvocato riesce a tirarlo fuori presto. Ma in carcere è stato chiuso in una cella con tre ragazzi più grandi di lui, uno dei quali lo ha violentato, con l'aiuto degli altri due. Da allora i suoi sogni sono pieni di incubi, anche quando torna in libertà il suo equilibrio psichico è turbato, e di notte egli orina nel letto, perciò la zia Rosetta dice che dovrà essere affidato alle cure di un medico. Ma Vito si è ormai formato un codice di regole di vita: vede il mondo corrotto e spietato che lo circonda, e ad esso vuole adeguarsi, perchè aspira solo a far soldi, in modo di sentirsi importante, perchè così può spendere e divertirsi sia andando con gli amici al luna park, sia stordendosi coi videogiochi. Tutti gli altri bambini del suo gruppo sono più o meno nelle stesse condizioni, e dicono di se stessi che non hanno più niente da perdere. Poi Vito e Gaetano vengono reclutati da una banda di camorristi, che li sottopongono ad un vero allenamento, perchè imparino a sparare con la pistola. Si dimostrano allievi capaci, e così un giorno vengono mandati in motocicletta, e col viso coperto dal casco, a sparare ad un uomo, che cade morto in mezzo alla strada. Ormai sono diventati killer professionisti.

Critica 1:Un padre ammazza moglie e un figlio, risparmiando l'altro, il dodicenne Vito, che percorre tutte le tappe di un itinerario criminale: furtarelli, scippo, spaccio, rapine, prostituzione. Infine commette un assassinio su commissione. Scritto e diretto dal napoletano A. Capuano (1945), ex scenografo TV esordiente alla regia, è costato meno di 400 milioni, avuti con l'art. 28. È un rapporto sull'infanzia rubata, spossessata, stuprata, pervertita che ha del primo Pasolini gli echi nell'uso del primo piano, nell'approccio frontale con la realtà, grezzo ma, almeno nelle intenzioni, estraneo ai canoni di una rappresentazione naturalistica.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:La frammentarietà del film è funzionale alle vicende dei protagonisti, Vito e i suoi coetanei, che conducono una vita altrettanto frammentata, contraddittoria, in continuo bilico tra desideri infantili ed esperienze traumatizzanti. L'esistenza di Vito è articolata da "sei comandamenti", che vengono proposti lungo il film, in cui l'idea di reato appare completamente differente dal pensare comune: 1) Rubare è bene perché permette di avere soldi per divertirsi con gli amici; 2) La camorra o la fai tu o la fanno gli altri, quindi tanto vale farla per non subirla; 3) La tv è più importante della mamma e pure la droga, che ti fa fare i soldi; 4) Quando fai uno scippo non devi avere paura; 5) A me piace la vita che faccio; 6) Quando hai fatto un patto lo hai fatto e basta e se non sgarri puoi avere rispetto, tutte le femmine che vuoi e i biglietti per la tribuna numerata allo stadio.
La città diventa così il luogo in cui Vito impara la legge della strada, per cui si ritrova a offendere per non dover subire, esperendo tutte le trappe di un percorso di abbrutimento e abbandono, con gli adulti quasi sempre ostili o indifferenti. Il regista prende spunto dalla realtà delle strade napoletane, ma non propone allo spettatore un catalogo di situazioni esemplari. Piuttosto, tenta di rispecchiare cosa significhi per un ragazzino di dodici anni vivere in una dimensione di grave disagio affettivo e fisico.
Evitando ogni linearità e semplificazione narrativa, il film ci invita a pazientare, senza cadere nei soliti stereotipi mediatici, per ricomporre solo alla fine il complesso e inquieto puzzle di un preadolescente che cresce in tale contesto. La violenza, fisica e psicologica, appare il filo rosso che lega tutte le situazioni. È sufficiente ricordarne alcune per cogliere tale universo di sopraffazione.
Una bambina tenta di ripetere l'alfabeto, ma ogni volta che sbaglia una donna adulta la rimprovera e le intima di ricominciare da capo. Un uomo tenta di abusare di una ragazzina, probabilmente sua figlia, ma l'arrivo di Vito congela la situazione. Un giovane insegnante rimprovera duramente Vito, perché non è attento, augurandogli di finire in galera. Con lo sguardo fisso un ragazzino è sdraiato per terra di fronte alla tv, mentre un uomo telefona a un amico per invitarlo a un incontro sessuale con il ragazzino. Vito, in gruppo con gli altri, osserva un giovane che inietta una dose di eroina a una ragazzina, mentre la tv non mostra nessuna immagine, solo grigio disturbato.
Gli unici spazi di evasione sono rappresentati dalla televisione o dai giochi: universi in cui Vito e gli amici sembrano prendere una pausa dalla realtà per proiettarsi in mondi completamente diversi. Qui possono sognare avventure romantiche, o anche solo la presenza di una famiglia vera, oppure lanciarsi in missioni da eroi, in scontri all'ultimo sangue da cui si esce comunque sempre vincitori, senza rischiare ovviamente nulla.
Ma le pause durano poco, mentre la vita quotidiana prevede tappe ineludibili nel processo di abbrutimento. In questo senso è fondamentale l'episodio del carcere, in cui Vito è messo a contatto con giovani più grandi che abusano di lui e lo segnano definitivamente. Fa tenerezza e rabbia la sua successiva incapacità a trattenere i propri bisogni, che lo rendono ancora più bambino. Ma da questa debolezza Vito sembra aver imparato solo a diventare sempre più duro e inflessibile. Fino a diventare un baby killer.
Autore critica:Michele Marangi
Fonte critica:Aiace Torino
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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