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Ragazza delle balene (La) - Whale Rider

Regia:Niki Caro
Vietato:No
Video:Bim
DVD:Bim
Genere:Drammatico
Tipologia:Infanzia di ogni colore, La condizione femminile
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Niki Caro
Sceneggiatura:Niki Caro
Fotografia:Leon Narbey
Musiche:Lisa Gerrard
Montaggio:David Couison
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Porourangi (Cliff Curtis), Paikea 'Pai' (Apirana Keisha Castle-Hughes), Nanny Flowers (Vicky Haughton), Koro Rawiri (Paratene)
Produzione:Apollo Media - Pandora Filmproduktion - South Pacific Pictures
Distribuzione:Bim
Origine:Nuova Zelanda
Anno:2003
Durata:

104’

Trama:

In un piccolo villaggio sulle coste neozelandesi, la tribù di Maori che lo popola rivendica la sua discendenza da Paikea, colei che per prima raggiunse le coste sul dorso di una balena, e da allora è tradizione che il capo della tribù sia un suo discendente maschio. Il vecchio Koro, l'attuale capo villaggio, desidera che il figlio Porourangi prenda il suo posto alla guida della tribù, ma questi, sconvolto per la morte della moglie e di uno dei due gemelli appena nati, abbandona il villaggio, lasciando la piccola Pai, sopravvissuta al fratello, alle cure dei nonni. Non essendoci alcun discendente maschio, Pai dovrebbe prendere il posto del nonno, ma Koro non accetta che il suo successore sia una donna e si mette alla ricerca fra gli altri bambini di un maschio adatto allo scopo. Quando Pai compie undici anni sente di doversi confrontare con lui e con una tradizione millenaria, per dimostrare a se stessa, a suo nonno e a tutta la comunità di avere le doti di un leader.

Critica 1:L'elemento più interessante del film di Niki Caro, il cui titolo originale è Whale rider, è il ribaltamento di un meccanismo narrativo classico: non è più l'eletto o discepolo di turno a rifutare in un primo momento gli insegnamenti dell'anziano mentore ma, al contrario, il mentore a non accettare l'eletto. Un ribaltamento che porterà addirittura i due a scambiarsi i ruoli... Il motivo del rifiuto? L'eletto è un'eletta, e per giunta ha undici anni. Siamo in Nuova Zelanda, in un piccolo villaggio Maori sul mare, e la vicenda, che prende vita dalla locale mitologia sulle balene, finisce col piazzarsi al limite della favola. La forza, l'amore e la presa di autocoscienza della piccola protagonista sono essenziali per e nello sviluppo della storia. Una storia senza dubbio commovente, in cui è in ballo la leadership di una comunità che sta vivendo una fase difficile, di transizione; a questo proposito le parole della regista sono propedeutiche: «[...]il leader è colui che si mette al servizio degli altri e crea un ambiente in cui la gente possa fare del proprio meglio, in cui si senta spronata a lavorare al meglio delle sue possibilità; di spingersi laddove non andrebbe normalmente, di sentirsi sicura e coraggiosa nel fare le cose.» Ma La ragazza delle balene è soprattutto una storia «trasversale», i cui punti nodali toccano persone di culture diverse e possono appassionare persone di tutte le età. Non è un caso se il film ha ricevuto due Premi del pubblico a due festival importanti e geograficamente distanti come quelli di Toronto e San Sebastian.
Autore critica:
Fonte criticacut-up.net
Data critica:



Critica 2:Dimenticate gli shock violenti, l’autodistruzione e la decomposizione familiare, il sangue raggrumato, le alterazioni cromatiche tra il rosso ed il nero, la rabbia istintiva dilatata dall’alcool di Once were warriors di Lee Tamahori, ritratto privato di un gruppo Maori frantumato dall’emarginazione, smarrito nella memoria, dopo aver dimenticato l’antica spiritualità guerriera. Perché La ragazza delle balene, che ha fatto incetta di premi del pubblico a numerosi festival internazionali, è un gentile racconto di formazione sulla trasmissione generazionale dell’esperienza, filtrata con sensibilità ed emozionante misura ed avvolta in atmosfera magicamente irreale.
Niki Caro, tra finzione e documento, aggiunge un tocco delicatamente femminile e costruisce un piccolo film sulla forza della volontà di Koro, figlia del capo predestinata al comando, ma avversata dagli anziani perché inadatta al ruolo, e filtra ogni impressione attraverso le premonizioni, le esperienze e gli occhi della bambina e la sua consapevolezza della percezione del dolore. Con un’ attenzione ai più piccoli dettagli, la regista filma i volti dei protagonisti, la lotta secolare contro tradizioni e condizionamenti soffocanti e la discriminazione femminile.
Non è riduttivamente un film per bambini, ma La ragazza delle balene mette insieme pezzi di cultura e letteratura infantile, puntando tutto su chi soffre per interpretare i segni del destino e l’impossibilità di educare e capire nuovi percorsi dell’esistenza. Se Tamahori, nel suo saggio sulla difesa ed offesa del corpo e sul culto protettivo dei tatuaggi calcava la mano sull’uso dell’aggressività, senza cadere nella retorica semplicistica del vittimismo e dello sgretolamento materialista delle radici Maori, Niki Caro non si interessa della sociologia della distruzione delle conoscenze degli anziani della tribù, ma con intelligenza pone la sua eroina in uno spazio fuori dal tempo, collocandola in una dimensione astratta e religiosa, scandita da segni, ma orgogliosamente protesa al rispetto delle origini ed alla salvaguardia della memoria.
La ragazza delle balene è un film istintivo, materno e fragile, costruito con elegante sobrietà, e pensato come una favola moderna di apprendimento dei principi morali della sopravvivenza; nel quale gli equilibri restano saldi, per indirizzare la libertà e l’autodeterminazione dell’individuo, rispettando gli equilibri naturali.
Autore critica:Domenico Barone
Fonte critica:Vivi il cinema
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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