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Principessa e l'aquila (La) - Eagle Huntress (The)

Regia:Otto Bell
Vietato:No
Video:
DVD:Non ancora reperibile
Genere:Documentario
Tipologia:Minoranze etniche, Natura e ambiente
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:
Sceneggiatura:
Fotografia:Simon Niblett
Musiche:La canzone "Angel by the Wings" è di Sia
Montaggio:Pierre Takal
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Aisholpan - Se stessa, Daisy Ridley - Narratrice (V.O.), Lodovica Comello - Narratrice (V.It.)
Produzione:STACEY REISS, SHARON CHANG, OTTO BELL PER KISSIKI FILM, STACEY REISS PRODUCTIONS,19340 PRODUCTIONS, ARTEMIS RISING FOUNDATION, IMPACT PARTNERS, SHINE GLOBAL, WARRIOR POETS
Distribuzione:I Wonder Pictures
Origine:Gran Bretagna-Mongolia-Usa
Anno:2016
Durata:

87'

Trama:

Ambientato nel suggestivo scenario dei monti Altai, il film racconta la straordinaria storia vera di Aisholpan. Sulle montagne della Mongolia, l'addestramento dell'aquila è una tradizione millenaria esclusivamente maschile che si tramanda di padre in figlio. Ma Aisholpan non ci sta: ha solo tredici anni, eppure ha già deciso di diventare la prima addestratrice di aquile del Paese. Sotto la guida esperta di suo padre, la ragazza supererà ogni ostacolo che le si porrà di fronte, imparerà ad accudire la sua aquila e a farla volare, fino a dimostrare tutto il suo talento partecipando al Festival annuale che mette in competizione i più grandi addestratori della Mongolia.

Critica 1:La tradizione dei cacciatori con le aquile, presso le popolazioni nomadi della Mongolia, ha duemila anni di storia. Il metodo per questo tipo di caccia, a volpi, lupi e altri animali, si tramanda di padre in figlio, laddove la persona mostra una propensione spiccata per la collaborazione con l'aquila. Quando cioè, per dirla come loro, "ce l'ha nel sangue". Aishoplan è una ragazzina di tredici anni che, diversamente dalle amiche, non ha mai avuto paura di un'aquila né di arrampicarsi in altissima montagna per catturare il suo personale aquilotto all'indomani dello svezzamento e crescerlo e addestrarlo secondo gli insegnamenti del padre. Incredibilmente dotata e determinata, con il supporto della famiglia, Aishoplan ha scelto di diventare la prima cacciatrice con le aquile di sesso femminile, nonostante il parere contrario di molti anziani della sua comunità.
La scena del film in cui i supposti saggi si confermano tra loro le ragioni per cui permettere alla tredicenne di tentare la strada che vuole intraprendere creerebbe soltanto un errato precedente, è genuina ed eloquente: c'è chi chiama in causa la debolezza costituzionale delle donne rispetto agli uomini, chi si preoccupa candidamente che possano prendere freddo, chi afferma senza traccia di scrupolo che è importante che stiano a casa per scaldare l'acqua del tè, chi chiude l'argomento dicendo che ci penserà il matrimonio, ad un certo punto, a porre fine alla questione.
Aishoplan – e il film con lei – risponde silenziosamente mostrando la sua abilità, di gran lunga superiore a quella di molti cacciatori maschi, più vecchi ed esperti di lei.
Mentre tratta tangenzialmente del modo di vita della sua famiglia seminomade, della distanza geografica e globale che la separa dalla popolazione anche solo della città più vicina, mentre racconta come cresce una ragazzina della sua età, lontano da casa per cinque giorni su sette fin dalle prime classi di scuola, il film di Otto Bell, regista newyorkese di origini britanniche, si concentra per la maggior parte del tempo sul training di Aishoplan con la sua aquila, in compagnia del padre, su e giù da cavallo e dalle pareti rocciose dei monti Altai, nell'estremo nord occidentale del paese meno popolato della Terra. Una condizione di isolamento nell'isolamento, dunque, vissuta dalla protagonista con estrema naturalezza, e con l'impressionante consapevolezza che la sua passione non toglie nulla alla sua femminilità, catturata dall'obiettivo di Bell alla vigilia dello sbocciare, ma ancora legata all'infanzia e alla sua trasparenza emotiva.
Costruito attorno ad un evento reale, qual è il Golden Eagle Festival che si tiene in quella regione, il documentario di Bell, che segna il suo esordio nel lungometraggio, non è improntato alla rincorsa del momento topico in tempo reale, anche se è abbastanza fortunato da coglierne un paio di grande portata, vale a dire la cattura dell'aquilotto e la competizione, ma sembra piuttosto il frutto di un lavoro di osservazione, di immersione e di costruzione. La linearità del racconto è una scelta che alla fine paga, perché la semplicità della narrazione viene compensata dalla potenza delle scene "d'azione" e dalla bellezza del contesto naturale. Un passo in più e sarebbe sembrato artefatto, uno in meno e il risultato sarebbe stato povero.
Autore critica:Marianna Cappi
Fonte criticamymovies.it
Data critica:

17/10/2016

Critica 2:Aisholpan ha tredici anni e un’ammirazione spropositata per il padre, cacciatore con l’aquila – antica stirpe nomade che vive in Mongolia – il suo sogno è quello di diventare la prima Eagle Hunter donna in settemila anni di storia.
Contro il parere degli anziani, Agalai – padre di Aisholpan – insegna alla ragazza a diventare una cacciatrice e la addestra a partecipare al Festival di Cacciatori con L’Aquila, un raduno annuale in cui i migliori hunter della regione si sfidano per il primo posto. Riuscirà la giovane Aisholpan a combattere il pregiudizio e a diventare una Eagle Huntress?
Con La Principessa e L’Aquila Otto Bell ci porta nelle desolate lande della Mongolia, ai piedi della catena montuosa degli Altai in un vero e proprio viaggio nella tradizione millenaria di un paese in bilico tra innovazione e storia.
Una fotografia stupenda che fa da sfondo alla storia di Asiholpan, giovane nomade che coltiva il sogno di diventare una Eagle Hunter – cacciatori con l’aquila – una millenaria stirpe di cacciatori che utilizzano le aquile nelle loro battute di caccia. Una stirpe, però prevalentemente maschile e dove l’ingresso di una donna viene visto con diffidenza e pregiudizio principalmente dagli anziani.
Proprio per le difficoltà che affronta con un sorriso sicuro che Asiholpan riesce ad entrare in empatia con il pubblico, dopotutto la sua caparbietà è quella che incanta per tutti gli ottantasette minuti della pellicola. La sua storia è quella di una ragazza contro una tradizione, e sarà proprio la sua forza a renderla la prima della sua stirpe.
The Eagle Huntress è un piccolo gioiello che riesce ad incollare lo spettatore allo schermo e non solo per la piccola protagonista ma principalmente per la capacità di trasmettere le emozioni e sensazioni di un paese ricco. con alle spalle una storia millenaria.
È proprio il montaggio e la mano del regista a trasformare il documentario in una storia da cui è difficile staccarsi, un viaggio intenso fatto di sacrifici e imprese titaniche per una giovane adolescente che insegue un sogno forse molto più grande di lei.
Asiholpan nasconde dietro il suo timido sorriso una forza che stupisce e non smette di incantare nemmeno nei momenti in cui tutti sembrano darle addosso. Sarà principalmente la sua famiglia a supportarla nel difficile cammino che l’attende.
Ma forse la forza maggiore arriva dall’aquilotto che la ragazza addestra, un legame che buca lo schermo e colpisce chiunque abbia la fortuna di vedere The Eagle Huntress, un unione non solo fisica ma principalmente spirituale fatta di piccoli gesti e amore incondizionato.
In un paese in cui la natura può essere crudele e la tradizione è un punto cardine Asiholpan spezza le catene del pregiudizio trasformando la sua debolezza in forza e ricordandoci che anche quando tutti ci remano contro nulla è impossibile.
La principessa e l’aquila trascende il documentario e ci trascina in una terra desolata dove la bellezza si trova in luoghi impensabili e dove nonostante le tradizioni si può ancora scrivere un capitolo diverso di una storia che dura da millenni.
Autore critica:Lorenzo Colapietro
Fonte critica:cinematographe.it-Roma Film Festival
Data critica:

16/10/2016

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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