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Tabù - Tabù

Regia:Robert J. Flaherty; Friedrich Wilhelm Murnau
Vietato:No
Video:Mondadori Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Robert J. Flaherty, Friedrich Wilhelm Murnau, da un'idea di Robert J. Flaherty
Sceneggiatura:Robert J. Flaherty, Friedrich Wilhelm Murnau, Edgar G. Ulmer
Fotografia:Floyd Crosby, Robert J. Flaherty
Musiche:musiche originali:Hugo Riesenfeld; musiche non originali: da "Notturni" di Chopin e da "Ma vlast" di Bedrich Smetana
Montaggio:Arthur A. Brooks
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Anna Chevalier (Reri, la ragazza), Matahi (il pescatore), Hitu (vecchio sacerdote), Jean (il poliziotto), Jules (il capitano), Ah Fong (commerciante cinese)
Produzione:Paramount
Distribuzione:Cineteca Nazionale - Cineteca del Friuli - M&R - Cde Home Video - Mondadori Video (Il Grande Cinema) - Plumpe Friedrich W.
Origine:Usa
Anno:1931
Durata:

85'

Trama:

Nell'isola di Bora Bora nei mari del Sud Reri è scelta come vergine consacrata, dunque tabù: ogni uomo che l'avvicina e la desidera rischia la morte. Reri, però, ama Matahi e con lui si rifugia in un'isola vicina dove il giovane diventa il miglior pescatore di perle della zona. Il grande sacerdote Hitu li ritrova e riconduce Reri a Bora Bora. Nel tentativo di raggiungere la barca a nuoto Matahi annega.

Critica 1: Ultimo film di F.W. Murnau (1888-1931) al quale collaborò per la sceneggiatura il documentarista Robert Flaherty e girato con interpreti tahitiani non professionisti. Una volta tanto si può dirlo senza esagerare: un film mitico, un meraviglioso poema di amore e di morte sullo sfondo ancora incontaminato del Mari del Sud. "Rifacendosi ai temi capitali di Murnau Tabù affronta la tematica dell'impraticabilità del desiderio, dell'irraggiungibilità dell'altro, e persegue uno schema canonico che dall'innocenza ludico-adolescenziale delle prime sequenze ... conduce ... al capovolgimento drammatico del finale, tutto risolto nel circuito freudiano dell'amore e della morte" (P.G. Tone). Oscar per la fotografia di Floyd Crosby.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Tre film furono sufficienti per disgustare Murnau dei sistemi produttivi del cinema americano: Sunrise, Four Devils e City Girl. Quando ricevette l'estremo affronto della manipolazione di Our Daily Bread (cui fu sovrapposta una sonorizzazione arbitraria e cambiato titolo), comprese e rinunciò alla lotta. Accettò un suggerimento di Flaherty e volse la sua attenzione a quei “favolosi” Mari del Sud nei quali il documentarista aveva compiuto una nuova ricerca antropologica, nello stile a lui consueto (Moana).
Flaherty sottopose a Murnau un progetto. Insieme partirono per il Pacifico, meta Bora-Bora, gruppo delle Isole della Società. Ma la loro si rivelò subito una collaborazione difficile: come conciliare le “ossessioni” di Murnau con gli interessi scientifici (in apparenza, almeno) dell'autore di Nanook e di Moana? Flaherty cedette e, pur restando sul posto con funzioni di consulente, lasciò che Murnau si appropriassero del materiale raccolto e ne ricavassero un film in piena indipendenza. Nei protagonisti della tragedia (Reri il “tabú”, Matahi che lotta per sconfiggere il maleficio, il sacerdote Hitu che l'ha scatenato) sono visibili altrettante proiezioni della psiche dell'autore. Sulla scena di Tabu si gioca un'angosciosa partita triangolare: l'interdetto sociale rappresentato da Hitu, l'individuo vittima del divieto (Reri), l'aspirazione, eternamente frustrata, a una libertà totale in grado di rigenerare la vita (Matahi). Figlio del decadentismo, Murnau coltiva sogni vitalistici destinati a scontrarsi con una realtà ostile. Si ritrae dall'orrore del mondo esterno (dalle regole di una società sempre più razionalizzata) e percorre ansiosamente i sentieri nascosti della coscienza, alla ricerca di una soluzione che sente impossibile. Sull'isola di Bora-Bora si svolge un idillio, fuori del tempo. Reri e Matahi scherzano sotto una cascata, quando si annuncia l'arrivo di un veliero. Una minaccia. Ma la popolazione del villaggio accorre gioiosa, circonda con le piroghe la nave. A bordo c'è il sacerdote Hitu, venuto per prendere Reri che dovrà sostituire la “vergine sacra”, custode dei costumi tribali, morta di recente. Reri si rifugia nelle braccia della madre. Hitu la trascina via. Si celebra una grande festa propiziatoria. Anche Matahi, che si è scosso dalla prostrazione, danza con Reri, sotto lo sguardo indignato del sacerdote. Portano Reri a bordo, ma nella notte, alla luce della luna, Matahi (come nota il capitano sul diario) la rapisce e fugge con lei in un'isola vicina, “dove vigono costumi europei e le tradizioni sono cadute in oblio”. Il capo del villaggio rinnova la sua sottomissione a Hitu (alla legge, al dio) e gli propone di scegliere un'altra “vergine sacra”. Ma il vecchio rifiuta. Intanto Matahi, provetto pescatore di perle, vive felice con Reri in una capanna. Mentre danzano con i nuovi amici, compare il profilo minaccioso del veliero. Una minaccia più concreta è rappresentata dal poliziotto, venuto ad arrestare Matahi. Ma il giovane gli regala una perla, e l'ordine di arresto è stracciato. Nella notte Reri crede di vedere l'ombra del sacerdote. Trova accanto al giaciglio un messaggio: “Se non torni entro tre giorni, Matahi morirà”. Il giorno dopo, Reri va all'agenzia di viaggio: apprende che il 24 del mese passerà il piroscafo per Papeete. Il 24 raggranelano tutti i soldi che hanno, sono pronti a imbarcarsi. Ma il commerciante cinese, che ha sempre fatto credito a Matahi e l'ha indotto con la frode a firmare l'impegno di pagare, sequestra il denaro. La nave parte senza di loro. La notte Matahi ha un incubo, pensa al denaro perduto e al modo di guadagnarne ancora. Reri, sveglia, si trova dinanzi Hitu con la lancia alzata. Copre con il suo corpo Matahi, supplica il vecchio. Hitu si allontana. Reri cade in un sonno profondo. Matahi si desta, esce nella notte di luna, salta sulla piroga e va nel luogo dove sono state vietate le immersioni (uno squalo si aggira in quelle acque, divenute anch'esse “tabú”). Si tuffa, mentre Reri nella capanna gli sta scrivendo la lettera di addio. Riemerge con un'ostrica stretta in pugno, dopo essere sfuggito al pescecane. Corre verso la capanna. Reri non c'è più. Gli cade di mano una perla nera, che va a posarsi accanto al fiore bianco che Reri gli ha lasciato. Insegue la barca su cui Hitu ha condotto Reri. Prima con la piroga disperatamente, a nuoto. Si avvicina, afferra il capo della gomena che pende dalla barca. Hitu con un colpo secco di coltello taglia la corda. Matahi annaspa esausto, scompare nell'acqua. Una grande ondata. In sovraimpressione si legge: Tabu. Le forze in conflitto sono tutte in luce. Murnau, che sarebbe morto in un incidente automobilistico in California l'11 marzo 1931 (sette giorni prima della presentazione di Tabu), riprende i temi di sempre: Hitu, che appare minaccioso e furtivo, è la nuova incarnazione del vampiro; il veliero, apportatore di disgrazia, è il "Demeter” che entrava nel porto; l'acqua è ancora l'elemento su cui (dentro cui) passa la morte; le ghirlande delle ragazze sono il simbolo della vita, come lo era il sole che in Nosferatu fugava la presenza del Male (soltanto che là la vita trionfava, e qui è sconfitta: il maleficio è una forza invincibile).
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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