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Non pensarci -

Regia:Gianni Zanasi
Vietato:No
Video:
DVD:01
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile, Diventare grandi, Giovani in famiglia
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Gianni Zanasi
Sceneggiatura:Gianni Zanasi, Michele Pellegrini
Fotografia:
Musiche:Merci Miss Monroe, Les Fauves, Atomik Dog
Montaggio:Rita Rognoni
Scenografia:Roberto De Angelis
Costumi:
Effetti:
Interpreti: Valerio Mastandrea (Stefano Cardini), Anita Caprioli (Michela Cardini), Giuseppe Battiston (Alberto cardini), Caterina Murino (Nadine), Paolo Briguglia (Paolo Guidi), Dino Abbrescia (Stefano, il vigilante), Teco Celio (Walter Nardini, il papà), Gisella Burinato (mamma Nardini), Luciano Scarpa (Luciano detto Matrix), Paolo Sassanelli (Francesco, il bancario), Natalino Balasso (Riccardo Martinelli, il sindacalista), Raffaella Reboroni (Manuela), Edoardo Gabbriellini (Luca, chitarrista dei 'Lager'), Chiara Bucchi (Eleonora), Riccardo Bucchi (Luca), Paola Bechis (Giulia), Valentina Fois (Monica, la ragazza di Stefano)
Produzione:Beppe Caschetto e Rita Rognoni per Itc Movie, Pupkin Production in collaborazione con La7
Distribuzione:01 Distribution
Origine:Italia
Anno:2007
Durata:



Trama:

A Rimini, la famiglia Nardini è in fermento per il ritorno di Stefano, il secondogenito, scapestrato e ribelle, che ha lasciato la casa e l'azienda di famiglia per andare a Roma nella speranza di fare fortuna come chitarrista punk-rock. Stefano ha 36 anni, suona da quando ne aveva cinque e un giorno capisce di essere contornato soltanto da ventenni invasati e non avere alcuna speranza di diventare famoso. Non ha una fidanzata e neppure un letto in cui dormire, perciò prende tutto quello che possiede - una chitarra e una macchina con le portiere che non si aprono - e ritorna a casa. La sua famiglia, però, è molto cambiata. Suo padre, reduce da un infarto, gioca a golf, la mamma si dedica a strani seminari sulle tecniche sciamaniche, mentre la sua sorellina Michela ha deciso di abbandonare gli studi per lavorare in un parco acquatico. Stefano, che è sempre stato un sognatore, è considerato la pecora nera, l'esatto opposto di Alberto, il figlio maggiore, quello che ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia e si è consacrato alla produzione di ciliegie sotto spirito. A Stefano, però, basta poco per capire che suo fratello maggiore è stressato dalle continue pressioni della moglie e dei figlioletti, mentre la piccola fabbrica familiare è sull'orlo del tracollo finanziario...

Critica 1:Pensiamo a un rocker, anzi meglio a un trentacinquenne che "avrei voluto-essere-famoso" e si ritrova chitarra in mano disoccupato, zero idee, la macchina scassata, la ragazza che lo pianta e lo sbatte pure fuori appartamento. Cosa fa il nostro? Piglia la strada e se ne torna da Roma, la città dello spettacolo a casa, provincia emiliana di villetta con giardino, fratello sovrappeso sposato ma in crisi, madre apprensiva, padre con infarto, sorella solitaria forse lesbica visto che non ha mai esibito un fidanzato. (...) Zanasi era stato una rivelazione e una scossa fantastica per gli immaginari nostrani col suo esordio, il talentuoso Nella mischia, poi c'erano stati Fuori di me e A domani, tutti perfetti meccanismi di commedia tra provincia, nevrosi, amori falliti e riusciti, personaggi bizzarri e la capacità di mescolare con tocco alchemico precisione di scrittura e libertà delle immagini.
Non pensarci mette insieme Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston e Anita Caprioli nel ruolo dei tre fratelli, Mastandrea è l'emigrato nella metropoli musicista, lì in provincia lo invidiano, credono (o gli fanno credere) che sia famoso per la vecchia copertina di una rivista musicale e per la dote che aveva da piccolo al conservatorio. La sorella ha mollato l'università e cura i delfini dell'acquario tanto, dice, ci sarebbe finita lì o in un altro posto qualsiasi pure con la laurea. Il fratello (...) nasconde il fallimento della fabbrica di famiglia finita in ipoteche come la casa. Le ciliegie sotto spirito non vanno più e gli operai non vedono lo stipendio da mesi... La madre nel frattempo si dedica a terapie di gruppo vagamente sciamaniche e il padre dopo l'infarto gioca solo a golf.(...)
Ma Zanasi è cresciuto respirando provincia e immaginari poco addomesticabili con espansioni nella vita e viceversa. Precariato, diffidenza, senso della famiglia, se ce ne è una ancora, solitudine, fatica a essere se stessi vengono raccontati con la complicità dolce e anche melanconica di una vecchia canzone,
Agnese dolce Agnese di Ivan Graziani. E con irriverente umorismo Zanasi conferma il suo talento di saper far ridere senza per questo darsi delle etichette. (...) L'intreccio va avanti, il set è una Rimini abilmente diluita nelle villette e nei caffè con fuori un misuratore di velocità per qualsiasi essere in movimento che passi, pure una centenaria. C'è il tono surreale della provincia e i suoi riti, l'instabile del contemporaneo che in apparenza manco li scalfisce, e quel tono trasversale, di distanza partecipe che li restituisce capovolti. La sorpresa diventa la cosa più riconoscibile, il luna park, i vomiti, le sbronze, i cani trovatelli e quelli costosi, i tentati suicidi che finiscono con zampe canine rotte e quelli veri. Gli incontri inaspettati con chi pensi di conoscere da sempre. Che ti cambiano e sono sostanza di vita e ispirazione, basta guardarsi un po' meglio intorno... Infatti Stefano torna alla musica con grinta, e poi chissà. Il cinema di Zanasi si sposta per movimenti impercettibili, ha la vitalità dell'imperfezione e del sentimento. Con la dote rara di catturare l'istante in esperienze (immagini) riconoscibili. Per renderle però ogni volta inattese.
Autore critica:Cristina Piccino
Fonte critica Il Manifesto
Data critica:

1/9/2007

Critica 2:Se vivete nel profondo Nord-Est e siete curiosi di sapere come sia questa «Roma ladrona» della quale tanto blaterano alcuni vostri compatrioti; e se volete andare al di là dei luoghi comuni che vogliono questo Paese diviso in mille staterelli come ai tempi dei Comuni, Non pensarci è l’esperienza cinematografica giusta. E' diretto da un regista emiliano – Gianni Zanasi – che a Roma si è ambientato benissimo, fin dall’opera prima Nella mischia. Inoltre, è un film in cui il «romano de Roma» Valerio Mastandrea e l’udinese Giuseppe Battiston sono fratelli, e già questo la dice lunga sul coraggio del regista-sceneggiatore. Insomma, Non pensarci è un apologo sull’unità d’Italia! Scherzi a parte, Zanasi racconta l’Italia come un regista americano potrebbe raccontare il Tennessee, e se dovessimo azzardare un paragone citeremmo Elizabethtown di Cameron Crowe: anche qui si racconta di un «emigrante» di successo costretto a ritornare alla cittadina natia. A volte è New York, a volte è Londra o Parigi o Mosca, ma il mondo è pieno di ragazzi che partono da un paesello e vanno nella capitale per sfondare. L’ha fatto anche Zanasi, per fare il cinema, e lo Stefano di Non pensarci è ovviamente una sua proiezione. Solo che non fa il regista, ma il chitarrista rock: è finito anche su copertine illustri (Mucchio, Rockerilla...) ma ora la sua carriera è in stallo, e la fidanzata lo tradisce con il chitarrista di un altro gruppo, molto più giovane. Ecco quindi nostro Stefano (Mastandrea) montare in macchina e tornare a Rimini, dove il fratello Alberto (Battiston) dirige la «fabbrichetta» creata da papà e mamma (Teco Celio e Gisella Burinato) mentre la sorella Michela (Anita Caprioli) lavora nell’acquario cittadino. Il figliol prodigo viene accolto con affetto e imbarazzo. Ben presto vengono a galla i conflitti latenti con Alberto, soprattutto quando si scopre che il fratello «imprenditore» ha quasi mandato in rovina l’azienda. Stefano e Michela tentano di prendere in mano la situazione, ma non è certo casuale che entrambi siano fuggiti da quell’Idea di capitalismo familiare, uno a grattugiare chitarre elettriche sul palco, l’altra ad accudire delfini assai più umani degli uomini.(…). Sapete chi avrà l’idea giusta per salvare capra e cavoli? Il vecchio papà, l’unico ad essere rimasto, per tutti questi anni, con i piedi per terra...
Non ve l’abbiamo ancora detto, ma è giunto il momento: Non pensarci è una commedia - ed è molto divertente. È la risposta randagia e molto «free» (nel senso di Free Cinema: ogni tanto sembra un film inglese) alla drammaturgia serrata, ad orologeria, di
Tutta la vita davanti. Nel film di Virzì il «tema» – i call-center – è in primo piano, mentre Zanasi tende ad occultarlo. Non pensarci potrebbe sembrare, a uno sguardo distratto, la storia di tre fratelli lievemente squinternati. Sotto questa crosta, però, si intravedono argomenti importanti: lo scollamento dei legami familiari, l’incomprensione tra Nord e Centro, l’assenza della politica, la crisi strisciante di un modello economico in cui una parte di questo Paese – che qualcuno, chissà perché, chiama Padania – si è identificata. Zanasi è bravo a non sottolineare nulla, a raccontare per allusioni, a giocare a «togliere» là dove Virzì lavora per accumulazione. Insieme, i loro due film danno speranza alla nostra commedia. Mastandrea li percorre entrambi con il solito talento, e tutti gli altri attori non sono da meno: uscirete dal cinema convinti che lui, Battiston e la Caprioli siano davvero fratelli, poi ci ripenserete e ammetterete che è un miracolo.
Autore critica:Alberto Crespi
Fonte critica:L'Unità
Data critica:

4/4/2008

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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