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Psyco - Psycho

Regia:Alfred Hitchcock
Vietato:16
Video:Video Universal
DVD:Columbia Tristar home video
Genere:Thriller
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Dal romanzo "Psycho" di Robert Bloch
Sceneggiatura:Joseph Stefano
Fotografia:John L. Russell
Musiche:Bernard Herrmann
Montaggio:George Tomasini
Scenografia:Robert Clathworthy, Joseph Hurley
Costumi:
Effetti:Clarence Champagne
Interpreti:Janet Leigh Marion Crane, Anthony Perkins Norman Bates, Vera Miles Lila Crane, John Gavin Sam Loomis, Martin Balsam Detective Milton Arbogast, Frank Albertson Il milionario, John Anderson California Charlie, Il venditore di auto, Patricia Hitchcock Collega di Marion, John Mcintire Chambers, Lo sceriffo, Mort Mills Poliziotto di pattuglia, Simon Oakland Dr. Richmond, Vaughn Taylor George Lowery, Lurene Tuttle Signora Chambers
Produzione:Alfred Hitchcock per la Paramount
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1960
Durata:

108'

Trama:

Marion, impiegata di una società immobiliare, fugge dalla città per raggiungere il suo fidanzato, con quarantamila dollari sottratti ad un cliente. Prima però di raggiungere la casa di Sam, il fidanzato, si ferma a pernottare in un motel gestito da Norman, uno strano tipo di giovane oppresso dall'autoritario carattere della madre. Mentre sta facendo una doccia, prima di andare a letto, Marion viene uccisa. Preoccupata per la scomparsa di Marion, sua sorella Lila si reca da Sam per averne notizie, ma il ragazzo non ha visto arrivare Marion. Della scomparsa s'interessa un detective privato che, dopo aver visitato tutti gli alberghi, si reca anche nel motel di Norman, dove però viene ucciso e fatto scomparire. Lila e Sam, per scoprire il mistero, si recano presso il motel e riescono ad appurare la verità. Mentre Lila sta per cadere in una mortale insidia Sam giunge in tempo e scopre che l'autore dei precedenti misfatti è Norman, il quale, sconvolto dalla morte della madre - da lui stesso uccisa in uno scatto di gelosia - ne ha assimilato la personalità fino al punto di travestirsi da donna prima di compiere i suoi delitti.

Critica 1:Fuggita con i soldi del suo principale, una giovane donna si ferma a un motel solitario vicino a Phoenix (Arizona) e viene uccisa a coltellate sotto la doccia. Chi è l'assassino: il giovane proprietario o sua madre? Dopo la scomparsa di un investigatore da loro assunto, la sorella e il fidanzato indagano. Da un romanzo (1959) di Robert Bloch adattato da Joseph Stefano. Il più grande successo di pubblico di Hitchcock: "Ho giocato a dirigere gli spettatori esattamente come si suona un organo". Più che un thriller è uno shocker, diventato col tempo un film di culto, e non soltanto per la sequenza della doccia (45 secondi), di inaudita violenza. Esempio, magari detestabile, di cinema puro, di arte per l'arte. Titoli di testa di Saul Bass. Musica di B. Herrmann. Ebbe 3 seguiti in cui il titolo italiano segue la grafia di quello originale. Ebbe 4 nomination agli Oscar: regia, fotografia (John L. Russell), Janet Leigh, scenografie. Rifatto, anzi clonato, da Gus Van Sant nel 1998.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Psyco è il “limite” della finzione secondo Alfred Hitchcock: la sublimazione irripetibile dell’horror nella “purezza” del pensiero visivo. Film della umbratilità e della “notte dello spirito”, Psyco forma un triangolo di ossessioni, Marion-Norman (la Madre), dove l’ambiguità del doppio sentimento esistenziale (innocenza e colpevolezza) provoca lo spaventoso allestimento della tragedia dell’identità, ovvero il trionfo della morte. Il teschio che, in sovraimpressione, appare sul volto sorridente di Norman, nel penultimo fotogramma, è la tremenda mediazione del transfert mamma-figlio, è la spietata iconografia del “nulla”. L’immagine dello scheletro si dissolve su quella emergente della macchina “rubata” al lugubre cimitero dello stagno: ancora un simbolo macabro (una prova che “tutto” non è stato solamente un incubo da emicrania) per chiudere il tuffo nella melma di una realtà alienata e assassina. Il pensiero visivo è la filosofia della concretizzazione dello sguardo, la dimostrazione dei potere (rappresentativo e riflessivo) dell’occhio/cinema. La macchina da presa cattura, così, la sua storia nella tranquilla normalità di un pomeriggio di dicembre (ore 14,43) a Phoenix, Arizona: una panoramica di “piani” sui palazzi fino alla facciata di mattoni, dove una finestra socchiusa si lascia penetrare, attraverso gli avvolgibili. Una coppia (lei sdraiata sul letto in enorme reggiseno bianco, lui, in piedi, a torso nudo) ha appena fatto all’amore, nell’intervallo del pranzo. Da una situazione di banale trasgressione, alla tentazione di quarantamila dollari. Il prologo di baci, abbracci, discussioni e promesse di futuro meno incerto è travolto dalla prima incursione nel “torbido”, il furto. La necessità del cambiamento di visuale spinge Psyco alla soglia dei labirinto hitchcockchiano: il melodramma ha assunto i toni di un “mistery” che presto si rivelerà come un altro, beffardo McGuffin. Marion ruba per ottenere la libertà (del divorzio) di Sam, ma, nello stesso istante, è lei che cessa di essere libera. Ora è schiava della propria “macchinazione” e il brevissimo incontro, in strada, con il principale, sancisce la conclusione dello “understatement”: non ci saranno più tenui variazioni di racconto, ma esclusivamente gli agguati paurosi della suspense e del terrore. [...] La “spirale” del cinema di Hitchcock ha raccontato un “caso clinico” che le parole del dottor Richmond spiegano secondo la dottrina psichiatrica. Ma questa “confessione” di verità era già esplosa sullo schermo nella “sinfonia” dello sguardo, nella splendida architettura barocca del pensiero visivo, nelle sue costruzioni concentriche, dove il dramma della solitudine (Marion/Norman) degrada nella “distruzione” della famiglia, nell’impossibilità della coppia, nella sessualità negata. Psyco è la “favola” di una suspense dilatata parossisticamente e consegnata alle frementi soluzioni di una circolarità esemplare. I “topos” hitchcockchiani (gli specchi, le scale, le connotazioni dei personaggi) sono “divorati” da un montaggio frantumato e atomizzato in una composizione di “attrazioni” immediate e simboliche. La sequenza della doccia è l’accentuazione creativa dello slancio verso l’angoscia dei “voyeur” e verso la sua catarsi, nella feroce fisicità dell’emozione.
Autore critica:Natalino Bruzzone, Valerio Caprara
Fonte critica:I film di Alfred Hitchcock, Gremese
Data critica:

1976

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Psycho
Autore libro:Bloch Robert

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