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Guerra lampo dei fratelli Marx (La) - Duck Soup

Regia:Leo McCarey
Vietato:No
Video:Arca Produzioni Audiovisive, Colors Company, M & R, General Video, Videobox, Ricordi Video, San Paolo Audiovisivi, Cdi Home Video, Avo Film, Cic Video, Cecchi Gori Home Video, Gruppo Editoriale Bramante, Cde Home Video (Classic Collection, Gli Ori)
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Bert Kalmar, Nat Perrin, Harry Ruby, Arthur Seekman
Sceneggiatura:Bert Kalmar, Nat Perrin, Harry Ruby, Arthur Seekman
Fotografia:Henry Sharp
Musiche:Bert Kalmar, Harry Ruby
Montaggio:Le Roy Stone
Scenografia:Hans Dreier, Wiard B. Ihnen
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Edmund Breese (Zander), Louis Calhern (Trentino, Ambasciatore di Sylvania), Davison Clark (Secondo Ministro Finanze), Margaret Dumont (Mrs. Teasdale), Verna Hillie (la Segretaria), Leonid Kinsky (L'agitatore), Chico Marx (Chicolini), Groucho Marx (Rufus T. Firefly), Harpo Marx (Pinky), Zeppo Marx (Bob Roland), Edwin Marxwell (Ministro della Guerra), Raquel Torres (Vera Marcal), William Worthington (Primo Minstro Finanze)
Produzione:Benjamin P. Schulberg per la Paramount
Distribuzione:Cineteca del Friuli - Cineteca dell’Aquila
Origine:Usa
Anno:1933
Durata:

70'

Trama:

Alla morte del suo presidente, la città di Freedonia, si ritrova con una grave crisi economica. La ricca signora Teasdale, promette di riempire le casse, a patto che come presidente si elegga Rufus Firefly, un suo uomo di fiducia, che però amministra lo stato in uno strano modo tra l' anarchico e il dittatoriale. Tutto ciò porta alla guerra con il rivale stato di Sylvania, che verrà infine vinta da Freedonia malgrado l'incompetenza del presidente e dei suoi due aiutanti.

Critica 1:Nella piccola nazione di Freedonia Rufus T. Firefly (Groucho) assume i poteri di un dittatore, ma deve fare i conti con due spie nemiche (Chico e Harpo), un tenore (Zeppo) e un astuto "cattivo" (L. Calhern). Considerato da molti, ma dopo gli anni '60, il capolavoro dei fratelli Marx. E il loro unico film diretto da un regista di talento, e fa storia a sé per la miscela tra satira e operetta europea. 70 minuti di buffoneria non stop senza interventi musicali né romantici. Fu un fiasco quando uscì.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Duck Soup (Zuppa d'anitra, o La guerra lampo dei fratelli Marx, 1933), che fu il loro film successivo, e l'ultimo per la Paramount, è considerato oggi il più importante della loro carriera. Ed è, di fatto, un'opera fondamentale, che rivela le capacità dei nostri nel campo della satira sociale, e fa rinascere, ogni volta che lo si rivede, il problema del perché questa possibilità d'evoluzione comica sia stata loro sbarrata. Oggi, comunque, è il favorito dagli aficionados dei Marx, e per molti ottimi motivi. È una commedia surreale, piena di allusioni taglienti al governo, ai funzionari pomposi e agli intrighi diplomatici, il tutto mescolato alla solita distruttività marxiana, e realizzato in un'epoca in cui le sue allusioni erano facilmente riferibili, in tutto il mondo, all'ascesa di Hitler al potere.
La commedia, che Groucho, retrospettivamente, ha defìnito la migliore che lui e i suoi fratelli abbiano fatto alla Paramount, deve aver eccitato i suoi autori con la scoperta di nuove possibilità comiche nel celebre trio. Ma i fratelli, nonostante tutto il loro talento, dovevano sempre combattere, come tanti altri, contro i dogmi commerciali di Hollywood. Anche Zuppa d'anitra rappresenta una produzione che va contro quel desiderio convenzionale di film dalle vicende ben delineate, che era poi il tipo di prodotto che il pubblico era stato abituato a gradire.
La satira, per di più, ad Hollywood era praticamente tabù. Qualsiasi atteggiamento sospetto d'intellettualismo, in genere, suscitava la censura dei dirigenti per cui la parola d'ordine era «intrattenimento» e basta. Per cui, bisogna prendere cum grano salis le ripetute affermazioni degli autori, secondo cui Zuppa d'anitra avrebbe voluto essere un film di puro divertimento, e che il suo soggetto insolito sarebbe stato escogitato soltanto per il piacere di ambientare in uno scenario inedito le consuete acrobazie dei fratelli, da poco reduci da una commedia che prendeva in giro abbastanza mostri sacri.
Non si può dire, certo, che ogni lazzo o battuta della commedia vada letto nella chiave in cui, oggi, sembra naturale leggerlo, ma è poco ma sicuro che gli strani fatti che si svolgono nel mitico regno di Freedonia sono stati concepiti satiricamente da un punto di vista, comune ad autori, regista e attori, che partiva da un'acuta considerazione degli affari mondiali. In ogni caso, Groucho ha sempre insistito nell'affibbiare al regista, Leo McCarey, tutte le responsabilità di aver fatto del film Zuppa d'anitra una satira antimilitarista.
Distribuito nel 1933, il film era stato realizzato durante una fase cruciale della carriera dei Marx. Avevano già fatto quattro film per la Paramount, e ne avevano tratto successo, prestigio, e larghissimo seguito di pubblico. S'erano appena impegnati per una lunga serie radiofonica. Inevitabilmente, c'erano stati problemi finanziari con lo studio, e, all'orizzonte, si profilava la necessità di rinegoziare il contratto. Di fatto, subito prima delle riprese di Zuppa d'anitra s'era avuto un assaggio di queste difficoltà: i Marx avevano annunciato che avrebbero lasciato la Paramount per formare una nuova compagnia con Sani Harris. Ma la cosa non andò in porto, e i nostri tornarono allo studio per questo ultimo film.
Il regista, voluto espressamente dai fratelli, fu McCarey. Egli aveva diretto Laurel e Hardy in alcuni dei loro migliori film muti, ed era considerato un maestro della commedia ed un autore creativo. In compenso, non era molto entusiasta dell'idea, soprattutto a causa della fama dei Marx quali attori difficilissimi da dirigere: la storia delle loro infinite ribellioni, e della loro capacità di creare ogni tipo di possibile caos, bastava per far impallidire qualsiasi regista.
MeCarey, comunque, finì con l'accettare, e a questo punto nacque il solito problema di riunire tutte le forze disponibili per mettere insieme una sceneggiatura in grado di portare avanti il successo dei Marx e di rispondere al pressante bisogno di materiale nuovo. I testi furono affidati, ancora una volta, a Bert Kalmar e a Harry Ruby, che ebbero, come sempre, anche l'incarico di fornire musiche e canzoni. Arthur Sheekman e Nat Perrin, ormai collaboratori tradizionali dei nostri, scrissero i «dialoghi aggiuntivi».
Margaret Dumont tornò ad essere l'altezzosa «spalla» di Groucho, questa volta nel ruolo della signora Teasdale, la ricca e potente virago che fa di Groucho, meglio noto come Rufus T. Firefly, il dittatore del libero Stato di Freedonia, che, per conto suo, non avrebbe mai conosciuto guai maggiori.
La scena iniziale è rappresentata da una grande cerimonia d'investitura, completa di belle ragazze e di inno nazionale (« Hail, Freedonia »). Purtroppo, Firefly è in ritardo. Quando finalmente compare, tra Groucho e la Dumont s'avvia un dialogo che ricorda molto i vecchi tempi.
Mrs. Teasdale: «Il futuro di Freedonia è nelle sue mani! Mi prometta di seguire le orme del mio compianto sposo!». Firefly: «Come? Sono cinque minuti che ho questo lavoro, e devo già segui-re le orme di qualcun altro! Non che me ne importi, ma questo suo marito dov'è?». Mrs. Teasdale: «È morto». Firefly: «Non creda che questa scusa mi basti!». Mrs. Teasdale: «Sono restata con lui fi-no alla fine!». Firefly: « Uhh…non c'è da stupirsi se è morto». Mrs. Teasdale: «L'ho tenuto tra le braccia e l'ho baciato». Firefly: «Ah, capisco. È stato un omicidio». Indomita, Mrs. Teasdale conclude dicendo: «Questo è un giorno di gala, per lei». E lui risponde: «Be', mi basta. Non credo che ce la farei con pi ragazza al giorno».
Prima che il film s'avvii alla sua gioiosa conclusione, ci sono intrighi e controintrighi, che si concludono con lo scoppio della guerra. Chico fa la parte di un tale Chicolini, e Harpo quella di Pinky, due spie sommamente inette, al servizio del rivale di Groucho, aspirante anche lui al sommo potere, e soavemente interpretato da Louis Calhern. Il caratterista Edgar Kennedy, noto per la sua esasperante lentezza, è anche lui della partita, nel ruolo del gestore d'un banco di limonate, che ha un esilarante scontro con Harpo. La parte di IHarpo e Chico, comunque, è doppia: Chico fa il ministro della guerra, e Harpo l'autista di Groucho. Zeppo, in quella che sarebbe stata la sua ultima interpretazione cinematografica, fa il segretario del dittatore.
Il clou del film è rappresentato da una scena musicale «La guerra è alle porte», che è in pratica una satira di come il patriottismo possa essere montato istericamente tra i cittadini per spingere il popolo alla guerra. La guerra è qualcosa di particolarmente farsesco, forse simbolizzata dallo slogan del cartello-sandwich che Harpo porta in giro «Entra nell'esercito e occhio alla marina». Harpo stesso, quando Firefly si rivolge a lui per aiuti immediati, risolve il problema alzando un cartello con scritto «AIUTO!» sul quartier generale, assediato. Quando qualcuno lo avverte che, per un comprensibile errore, sta prendendo a cannonate i suoi stessi uomini, Firefly ribatte: «To', prendi cinque dollari e non dirlo a nessuno. lo farò altrettanto». Ed il film è pieno di gag significative, che vanno da quelle di Harpo nella parodia di Paul Revere (questo Paul Revere, comunque, interrompe la sua cavalcata alla vista d'una bella bionda alla finestra), a quella, famosissima, in cui Harpo e Chico indossano le uniformi di Groucho e replicano i suoi gesti come se fossero immagini allo specchio.
Zuppa d'anitra oggi è ancora più godibile di allora, dopo la guerra del Vietnam e gli scandali politici di questi anni. Quando fu distribuito, le sue allusioni furono ovviamente riferite all'ascesa di Hitler: i film dei fratelli Marx (che erano ebrei) non per niente furono banditi dagli schermi tedeschi e non vi comparvero fino a dopo la seconda guerra mondiale.` Nel 1933, comunque, le recensioni furono tiepide. Mordaunt Hall, sul New York Times, scrisse che «il film, per lo più, è molto chiassoso, ma non riesce ad essere divertente quanto gli altri». John S. Cohen Jr. scrisse, sul New York Sun, che i Marx avevano fatto un passo falso, e che il film non era «troppo divertente, a paragone dei precedenti», nonché che «la satira, in sé, non è molto riuscita». Richard Watts Jr., sull'Herald-Tribune, espresse un punto di vista un po' imbarazzato: ammetteva che le avventure del film fossero «adeguatamente folli, completamente assurde, e con moltissimi elementi irresistibilmente comici», ma confessava di temere che «in America, gli esperti di satira politica non diano il meglio di sé quando mettono alla berlina i lati comici del potere dittatoriale. Forse non sono abbastanza amari. Forse si danno troppo disperatamente da fare per restare ottimisti». Migliore fu l'accoglienza di Philip K. Scheuer sul Los Angeles Times: «Questa loro recente fantasia spazia dal burlesco ad un'ispirata satira dei fasti e delle vicende politiche. Anche se il suo umorismo, forse, non è tagliente quanto quello delle precedenti commedie, l'opera è più divertente di quella di qualsivoglia loro rivale, e la si può classificare (ammesso che sia possibile classificare un film dei fratelli Marx) come ben superiore a Horse Feathers».
Nonostante queste, e consimili, attestazioni di stima, la cattiva accoglienza che, in generale, venne riservata a Zuppa d'anitra mise i nostri eroi in una situazione difficile con la Paramount. Ora il loro prossimo contratto avrebbe dovuto essere discusso con alle spalle un film di scarso successo, e la regola di Hollywood è quella per cui il successo d'un attore lo si misura su quello del suo ultimo film. Purtroppo, i Marx, invece d'essere altamente lodati per aver fatto un film che rappresentava il culmine del loro stile umoristico peculiare, si trovarono nella condizione di dover negare la propria identificazione con questo prodotto. E dovevano trovare il modo d'ottenere alla svelta un successo più largo e maggiori risultati di cassetta, restando all'interno d'un sistema che, a quanto s'era visto, non era disposto ad apprezzare l'anarchia, comunque ispirata.
Sia ben chiaro: non che il nuovo corso che la loro opera avrebbe preso si sarebbe rivelato del tutto negativo: lo può testimoniare chiunque si sia divertito ad Una notte all'opera o a Un giorno alle corse. Ma, forse, i Marx non avrebbero più dimostrato tanta sbrigliata follia, uno stile così libero, un'energia satirica così accesa: insomma, tutti quegli elementi che, riuniti, fanno di Zuppa d'anitra un film destinato ad assurgere alle vette dell'arte comica. (…)
Autore critica:William Wolf
Fonte critica:I fratelli Marx, Milano Libri Edizioni
Data critica:

1978

Critica 3:
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