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Uomo da bruciare (Un) -

Regia:Valentino Orsini; Paolo Taviani; Vittorio Taviani
Vietato:14
Video:Biblioteca Decentrata Rosta Nuova, visionabile solo in sede
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Il lavoro
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Valentino Orsini, Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Sceneggiatura:Valentino Orsini, Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Fotografia:Toni Secchi
Musiche:Gianfranco Intra
Montaggio:Lionello Massobrio
Scenografia:Piero Paletto
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Lydia Alfonsi (Francesca), Vittorio Duse (Bastiano), Turi Ferro (Vincenzo), Spiros Fokas (Jachino)
Giulio Girola (il medico), Marina Malfatti (Wilma), Didi Perego (Barbara),, Marcella Rovena (madre di Francesca), Alessandro Sperli (Carmelo), Carmen Villani (la cantante), Gian Maria Volonte' (Salvatore)
Produzione:Moira - Giuliani G. De Negri per Ager Film - Sancrofilm - Alfa Cinematografica
Distribuzione:Cineteca Nazionale – Collettivo dell’Immagine
Origine:Italia
Anno:1962
Durata:

92’

Trama:

Salvatore, un giovane attivista sindacale di ispirazione marxista, rientra al paese natale in Sicilia. A Roma lascia una vita allettante e una relazione appassionata. Nel piccolo centro isolano si propone di capeggiare i suoi compaesani nell'occupazione forzata di un fondo, in contrasto con la mafia, decisamente avversa all'impresa. Ben presto i suoi compagni di fede e di azione si lasciano intimorire e rinunciano alla lotta. Salvatore usa ogni mezzo per scuotere i suoi seguaci, arrivando persino a fare il doppio gioco con la mafia. Questa tuttavia ben presto scopre le vere intenzioni di Salvatore e ne decreta la morte per mano di un sicario. Il sacrificio di Salvatore stimola la coscienza e la ribellione dei proletari intorpiditi.

Critica 1:Salvatore, un giovane contadino, dopo due anni di continente, torna al suo paese in Sicilia per riprendere la lotta contro la mafia, i privilegi, l'ingiustizia. Lo eliminano. Le intenzioni dei registi esordienti non sono sempre risolte ma la sincerità e l'energia morale da una parte, la forza plastica delle immagini e la compattezza della narrazione dall'altra approdano a esiti di incontestabile vigore espressivo. Liberamente ispirato alla figura del sindacalista socialista Salvatore Carnevale. Premiato dalla critica alla Mostra di Venezia. Primo ruolo di protagonista per G.M. Volonté.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Il nostro film è nato dalla paura, e vuole essere un atto di rispetto. Paura dei fantasmi che il cinema - come gran parte della cultura contemporanea - continua a proporci: uomini senza qualità, inanimi, rinunciatari. Un atto di rispetto per tutti gli altri. Per coloro in cui le contraddizioni, gli interrogativi di questi tempi divengono spinta - sia pure angosciosa - alla loro decifrazione. Ecco perché ci ha interessato un personaggio come il nostro protagonista, Salvatore. È un uomo che “cerca di capire”, nei modi naturalmente concessi a un contadino siciliano che vive tra mafiosi e “zappatura” e nei limiti primitivi della lotta per la terra. Ma per Salvatore l'azione sindacale ha lo stesso valore che per l’artista ha la propria opera, per lo scienziato la propria ipotesi. Il valore, cioè, della scoperta: un compito faticoso, contraddittorio, pericoloso anche. Ma che costringe a mischiarsi con le cose, con gli uomini: l’unico modo, quindi, per divenire nei confronti della storia, non spettatore o vittima, ma protagonista. Abbiamo creduto in Salvatore perché crediamo nella qualità dell’uomo, nella sua capacità di produrre. Proprio perché ci sentiamo “circondati dalle tenebre” siamo disperatamente dalla parte di chi lotta per “fare luce”. Ecco perché nel nostro film. la storia drammatica di Salvatore si svolge su due piani: degli accadimenti intorno a lui, e di quelli dentro di lui. I suoi fatti e i suoi pensieri. Pensieri diciamo: non sogni, ma immagini luminose della ragione. (Il fatto poi che queste “illuminazioni” si esteriorizzino in cadenze melodrammatiche, in immagini da fumetto popolare, si giustifica con la formazione culturale del personaggio, e si pone come questione di stile). Un “eroe positivo”, dunque, il nostro protagonista? Certamente no, nell’accezione che si da alla parola, di finalismo politico o quanto meno moralistico. O meglio: eroe positivo, ma solo nel senso che in Salvatore abbiamo cercato di trovare un uomo, non i frammenti di un uomo. Salvatore non umilia mai la propria carica vitale, anche quando questa minaccia di distruggerlo o si rivela contraddittoria. Le sue azioni, i suoi risultati sono frutto delle sue intuizioni come delle sue menzogne, del suo coraggio come del suo egocentrismo. Se è un eroe, lo è grazie anche ai propri difetti, e non malgrado essi. In Salvatore insomma ci interessava riconoscere l’uomo quale ci restituiscono, oggi, Thomas Mann o Brecht: e come non ritroviamo nei furori sentimentali del neopopulismo, nelle consolazioni della mitologia politica, o nelle allegorie magiche della incomunicabilità. Perché, come sfondo a un tale personaggio, abbiamo scelto la Sicilia? Perché la Sicilia, almeno fino a qualche tempo fa, con le sue lotte per la terra, il prepotere della mafia e il sacrificio dei sindacalisti, ci ha permesso di affrontare un tema complesso attraverso una materia semplificata al massimo. La realtà schematizzata del mito ci ha obbligato ad andare diritti ai fatti senza indulgere alle improvvisazioni neorealistiche o agli alibi dello sperimentalismo.
Autore critica:Paolo e Vittorio Taviani
Fonte critica:Dall’opuscolo di presentazione di "Un uomo da bruciare"
Data critica:

1962

Critica 3:(…) Liberamente ispirato alla vita del sindacalista siciliano Salvatore Carnevale, il film si inserisce nel filone di denuncia del contropotere mafioso ed è sostenuto da una forte ispirazione ideologica (l'uccisione di un sindacalista che aveva organizzate le lotte dei contadini spinge questi ultimi a prendere coscienza). Gli autori definiranno questo film "un atto d'amore verso il Neorealismo", della cui lezione i registi hanno conservato il lato piú valido e attuale: quello dell'attinenza alla realtà, la realizzazione di un cinema umano. Un uomo da bruciare è, però, anche un'opera aperta a ulteriori e molteplici suggestioni: dagli insegnamenti brechtiani alla psicanalisi, all’adozione di una pluralità di stili, alla pittura dell’astrattismo, che preconizzano l’evoluzione dei registi verso una dimensione stilistica sempre più visionaria.
Autore critica:
Fonte critica:italica.rai.it
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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