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Kramer contro Kramer - Kramer Vs. Kramer

Regia:Robert Benton
Vietato:No
Video:Columbia Tristar Home Video
DVD:Columbia Tristar Home
Genere:Drammatico
Tipologia:I bambini ci guardano
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal romanzo omonimo di Avery Corman
Sceneggiatura:Robert Benton
Fotografia:Nestor Almendros
Musiche:Herb Harris, John Kander - musiche da Henry Purcell: Sonata per tromba e archi, Antonio Vivaldi: concerto in Do maggiore per mandolino e archi
Montaggio:Gerald B. Greenberg
Scenografia:Paul Sylbert
Costumi:Ruth Morley
Effetti:
Interpreti:Dustin Hoffman (Ted Kramer), Meryl Streep (Joanna Kramer), Jane Alexander (Margaret), Justin Henry (Billy Kramer), Howard Duff (John Shaunessy), Howland Chamberlain (Giudice Atkins), George Coe (Jim O'Connor), Bill Moor (Gressen), Jack Ramage (Spencer), Jobeth Williams (Phyllis Bernard)
Produzione:Columbia Pictures Corporation
Distribuzione:Columbia – Cineteca del Friuli
Origine:Usa
Anno:1979
Durata:

105'

Trama:

Abbandonato dalla consorte, un brillante pubblicitario riserva mille attenzioni al figlioletto. La donna però vuole riprendersi il bambino. Comincia una battaglia legale che mette a dura prova l'ex coppia.

Critica 1:Ted rientra a casa e trova sua moglie Johanna che se ne sta andando. Cerca di trattenerla ma non ci riesce. La donna è talmente determinata da esser disposta a lasciare il piccolo Bill al papà. Ted è costretto ad affrontare quella situazione imprevista e fa del suo meglio, fra mille difficoltà. Inoltre l'uomo, ottimo pubblicitario, è molto impegnato dal lavoro. Le attenzioni verso il bambino lo distolgono appunto da un progetto molto importante. Robert non riesce a consegnarlo in tempo e viene licenziato. Nel frattempo Johanna si è rifatta viva: vuole il bambino. I due vanno al processo. Ted deve dunque trovare un lavoro, in caso contrario non avrebbe nessuna possibilità di vincere la causa. Riesce a farsi assumere da una nuova agenzia pur guadagnando meno di prima. Bill naturalmente è diventato tutta la sua vita. Ted ha imparato anche il mestiere di madre. Gli ex coniugi Kramer in tribunale letteralmente si dilaniano. Il giudice, com'è tradizione, privilegia la madre, che pure si era dimostrata "indegna". Bimbo e papà, tristissimi, sono pronti a separarsi. Arriva Johanna. All'ultimo momento lo donna non se la sente di stravolgere la vita del bambino, che aveva trovato il suo equilibrio. E rinuncia. Ottime regia e sceneggiatura, grandi interpreti e un tema che coinvolge milioni di famiglie in tutto il mondo. Quattro Oscar molto importanti: film, regista, Hoffman e Streep.
Autore critica:
Fonte criticamymovies.it
Data critica:



Critica 2:Col suo Kramer contro Kramer Benton tenta un'analisi più sagace, pur rimanendo nella massificante alienazione del coniugium interruptum: il regista non sposa una causa, ma vive e ci fa vivere una storia intonata al tempo d'oggi, un po' melodrammatica, perfettamente orchestrata, in preziosa confezione commerciale e pur sempre contenutisticamente vibrante, maxi-veicolo hollywoodiano che non perde di vista l'argomentazione pluralistica e la stimolazione al dibattito.
Dopo che Joanna se ne è andata, dopo che la sua angoscia esistenziale si è fatta nostra, il registro filmico passa al maschile e l'obiettivo si posa con la stessa sofferta umanità sull'affaccendarsi di Ted che, abitudinariamente uomo d'affari impegnatissimo, deve improvvisarsi padre tuttofare, visto che ora "papà deve portare a casa il becchime... e anche cucinarlo".
L'essenza della disputa dei Kramer non è ne loro bisogno d'amore di coppia, né é solo la ricerca di realizzazione umana della frustrata Joanna o la revisione della no-stop working life di Ted, bensì il loro confrontarsi in contingente realismo con i loro ruoli di genitori, con il loro inderogabile rapporto familiare che, al di là dell'intima intesa moglie-marito, si sviluppa complementariamente nella dimensione filiale.
Il perno è il piccolo Billy il quale, spiazzato per l'improvvisa mancanza della presenza materna, chiede allo sprovveduto genitore la sua abituale merenda mattutina ("i toast alla francese interi o a pezzi hanno lo stesso sapore" sbotta papà cuoco), le attenzioni, in quantità e modo, che riceveva dalla mamma e un colloquio d'amore che si concretizzi in qualcosa di più che in un brusco "tu calmati, va tutto bene", nell'essere accompagnato a scuola o 'ritirato' dopo le feste a casa degli amici (in entrambi i casi in ritardo!), o nel fare colazione l'uno accanto all'altro, in silenzio, ognuno col proprio giornale in mano. Ted lo capisce e si sforza nel rinnovarsi, Hoffmann col suo macchiettismo recitativo sa rendere esaurientemente l'evoluzione ed un po' alla volta l'apertura reciproca prende corposità gestuale e verbale, oltre che interiore. E quando Billy, piangente, esterna i suoi sensi di colpa per la fuga della madre ("per questo la mamma se ne è andata, perché sono cattivo?"), il padre ha ormai la coscienza delle proprie responsabilità e la confidenza necessaria per una toccante confessione: "... ho continuato a cercare di fare di lei un certo genere di persona, di moglie; quella che secondo me avrebbe dovuto essere... e lei invece era proprio il contrario di così... lei per tanto tempo ha cercato di farmi felice e quando si è accorta che non riusciva ed ha cercato di dirmelo, io ero troppo occupato a pensare a me stesso .... io credo che la mamma fosse molto triste... non reggeva più me. Non se ne è andata per colpa tua, se ne è andata per colpa mia". Quando egli esce dalla camera Billy lo rincuora con lo stesso calore che Joanna riversava su di lui ("sogni d'oro, non farti mordere dalle pulcette"), ma se il figlio gli da la soddisfazione della riuscita intesa affettiva c'è anche il fatto però che la sua articolata maturazione di padre ha in parte minato «l'irresistibile ascesa di mr. Kramer», invischiandolo in uno scadimento professionale, nella ridotta efficacia competitiva di chi ha nel cuore e nel taccuino non solo il lavoro ma anche l'essenza globale della vita. E poi ci sono le riunioni scolastiche coi genitori, le prime pedalate in bicicletta, i giochi ai giardini pubblici e, ahimè, gli incidenti imprevisti e dolorosi come quello che fa battere il capo al piccolo Billy costringendo Ted ad una disperata corsa all'ospedale.
Inutile dire che i punti che il medico deve applicare non solo chiudono la ferita, ma consolidano maggiormente l'unione padre-figlio, per cui quando Joanna riappare (dopo diciotto mesi) con la volontà di riprendersi il bambino, Ted dà in escandescenze e la nostra partecipazione emotiva spalleggia senza esitazione la sua decisione di battersi in tribunale per l'affidamento, il suo affannarsi per trovare un nuovo impiego (lo hanno 'sollevato' dal precedente incarico per il calo di rendimento), il suo muto soffrire nel dover lasciare per un pomeriggio Billy alla madre, nel vederlo correre felice tra le braccia dell'ex-signora Kramer.
Quando però ci ritroviamo tutti, spettatori e parti in causa, nell'aula del tribunale, la situazione emotiva si complica, la classificazione del 'buono' e del 'cattivo' perde significato e il nostro identificarsi col personaggio si fa confuso ed altalenante.
Dapprima è al banco Joanna. Il suo «j'accuse» è limpido, sconcertante, doverosamente degno d'assoluzione6: "ero ridotta ad un fascio di nervi dall'incomunicabilità con mio marito, non riuscivo ad essere neppure una buona madre. Ho sofferto a lasciare Billy, gli voglio bene, ma dovevo ritrovare me stessa per poter essere utile al mio bambino". L'avvocato del marito la incalza con ferrea consequenzialità giuridica sulla sua incapacità di costruire un rapporto duraturo, in futuro come in passato, ma mentre la costringe ad affermare, con gli occhi umidi, di essere stata «un fallimento come moglie», persino Ted fa cenno di 'no' con la testa. Quando é poi il suo turno, la deposizione é meno lucida, più appassionata ed istintiva: "cos'è che fa un buon genitore?" - domanda angosciato a se stesso e a chi lo ascolta - "perché una donna deve essere più adatta a crescere un figlio di un uomo? "
L'avvocato di Joanna é ancora più duro del suo collega però. Sfrutta con implacabilità alcune frasi di Ted e fa addirittura apparire come colpa oggettiva l'amorevole senso di colpia che egli aveva provato come genitore al momento dell'incidente di Billy. É la cruda dicotomia situazioni umane-situazioni legali in cui «emergono l'insopportabilità e addirittura l'indecenza di una verifica in termini di legge di ciò che forma la trama impalpabile della vita affettiva» (Kezich) così che l'episodio della disputa giudiziaria costituisce il momento più vibrante, di riflessione e di critica, di Kramer contro Kramer (il titolo, meglio ancora nell'originale Kramer versus Kramer, si riferisce appunto alla formula legale) che altrove invece si stempera nella carica di commozione che i drammi affettivo-familiari provocano nella grande platea.
Il finale è tutto palpitante di magico potere empatico: Ted perde la causa, Billy (davvero spontaneo l'esordiente Justin Henry) tra le lacrime lo consola "se ti senti solo mi telefoni papà?", l'ultima colazione insieme, giocata sul 'remake' ormai collaudato della preparazione dei toast alla francese (da non perdersi la 'distaccata' partecipazione del bambino e l'occhiata mista di orgoglio e tristezza del padre), urla nel silenzio dei gesti il sofferto addio all'idillio comune. Arriva alfine la fatidica data. Nel mutismo generale il cumulo di giocattoli attende in ingresso l'arrivo della madre... Ma la provvidenza hollywoodiana ha ancora una dolce sorpresa nel cassetto: Joanna non trova il coraggio di proibirci l'«happy end» (?) consolatorio, la sua sensibilità umana é più forte del suo diritto civile, i suoi occhi arrossati sono ancora più gonfi di pianto di quelli di Billy e la sua decisione personale si avvale di una forza d'animo temprata da insolita riflessività. In tribunale Ted, da padre accorato, le aveva raccomandato, riferendosi al trauma affettivo del bambino, "non farglielo per una seconda volta". Ora, mentre di nuovo la porta dell'ascensore s'interpone tra i loro sguardi, le parole di Joanna sono quelle di una madre col cuore in gola: "Io gli voglio bene, tanto. Non lo porto via con me".
Anche se la svolta conclusiva sa di accondiscendente tributo al pubblico dall'animo tenero non si può trovare in questa scelta del soggetto un cedimento di coerenza nel discorso di Benton. Anzi questo finale che «accontenta» induce maggiormente alla riflessione proprio perché ugualmente lascia la bocca amara. Kramer contro Kramer porta avanti fino in fondo il motivo dell'alternanza di partecipazione emotiva dello spettatore verso i due Kramer del titolo. Tutta la struttura stilistica che il regista imbastisce enfatizza questa continua contrapposizione di opinioni e sentimenti. Il ritmo calibrato del montaggio di Jerry Greensberg, la plastica compartecipazione degli interni fotografati col gusto pittorico di Nestor Almendros, l'impeccabilità interpretativa di tutto il cast (anche se la figura di Ted appare fin troppo occhieggiante), il morbido contrappunto musicale dei brani di Purcell e Vivaldi, la castrazione dei virtuosismi nei movimenti di macchina e l'impatto sapiente dei primi piani ribadiscono nel ricamo formale una rarefazione di artifici tecnici e di contorsionismi narrativi che avvolge l'opera di una credibilità (non di un 'realismo' si badi bene) puntellata sulla qualità estrinseca e sulla profonda apertura dialettica degli atteggiamenti e delle tematiche.
Non c'è un 'giusto' e un 'ingiusto' nel possibilismo degli avvenimenti, c'è semmai una discrepanza di fondo che mentre mette Ted contro Joanna, maschio contro femmina, mette pure noi stessi contro noi stessi nel tifare ora per l'uno ora per l'altra. L'unico beniamino che resta in palma di mano é l'indimenticabile Billy che partecipa agli eventi senza voce decisionale, ma con il sussurro ammonitore di un'infanzia che, nel cinema come nella vita, viene troppe volte dimenticata, fraintesa, manipolata, sballottata, edulcorata.
Robert Benton non ha la purezza artistica di Truffaut (la direzione del film inizialmente doveva essere affidata proprio al regista francese e Benton doveva esserne soltanto lo sceneggiatore), ma cerca di percepirne la sensibilità e di ammantare con essa la propria grammatica cinematografica prettamente americana. A ben guardare sulla imparziale non-risoluzione della ridda di questioni sollevate egli ha una debolezza significativa nell'amorosa caratterizzazione con cui tratteggia il personaggio di Margaret (Jane Alexandre- volto espressivo, recitazione senza sbavature, da elogiare tout-court), l'amica di famiglia. Femminista 'sobillatrice' nell'iniziale fuga di Joanna, ella si rivela poi confidente sensibile anche del marito, e partecipa alla dissociazione della famiglia Kramer con l'esperienza e il dolore del proprio legame fallito; si apre a Ted nei propri rimpianti per il coniuge lontano, lo spalleggia in tribunale fino a farsi redarguire dal giudice, è raggiante quando ha il coraggio di tentare la ricostruzione del proprio matrimonio. Si appoggia sconsolata, nel finale, sull'uscio di casa Kramer, conscia probabilmente non solo dell'angoscia di Ted, ma soprattutto della tragedia di Billy che in un modo o nell'altro avrà un trauma in più o in meno, un affetto più o meno positivamente educativo, ma mai la sicurezza, l'amore completo di due genitori e di una famiglia unita.
Autore critica:
Fonte critica:movieconnection.it
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Kramer contro Kramer
Autore libro:Corman Avery

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