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Piccoli gangsters - Bugsy Malone

Regia:Alan Parker
Vietato:No
Video:Lanterna Home Video
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Disagio giovanile, La musica
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori
Soggetto:Alan Parker
Sceneggiatura:Alan Parker
Fotografia:Peter Biziou, Michael Seresin
Musiche:Paul Williams
Montaggio:Gerry Hambling
Scenografia:Geoffrey Kirkland
Costumi:
Effetti:Malcolm King
Interpreti:Scott Baio (Bugsy Malone), Florrie Dugger (Blousey), Jodie Foster (Tallulah), John Cassisi (Fat Sam), Martin Lev (Dandy Dan), Paul Murphy (Leroy Smith), Sheridan Earl Russell (Knuckles), Albin «Humpty» Jenkins (Fizzy), Paul Chirelstein (Smolsky), Andrew Paul (O’Dreary)
Produzione:Goodtimes Ent. - Paramount - Rank Org. - Robert Stigwood Org.
Distribuzione:Istituto Luce
Origine:Gran Bretagna
Anno:1976
Durata:

93’

Trama:

A New York, negli anni Venti, dopo la morte di Roxy Robinson, tra bande mafiose rivali si scatena una guerra terribile a suon di torte in faccia. Gli scontri avvengono soprattutto tra gli uomini di Fat Sam e quelli di Dandy Dan, col predominio del secondo che possiede modernissime mitragliatrici a bigné. Fat Sam tiene in piedi un night dove, accanto alla collaudata Tallulah, aspirano a prendere posto ballerini, prestigiatori e cantanti come Blousey, che è perennemente in lista di attesa e aspira ardentemente ad andare a Hollywood. È Blousey ad attirare l'attenzione di Bugsy Malone, un personaggio al di fuori delle lotte, ma assai rappresentativo dell'ambiente e considerato molto saggio. Per fare un piacere a Tallulah e a Blousey, Malone riorganizza la banda di Sam, guida un gruppo di disoccupati contro Dan e induce tutti i mafiosi, dopo l'incruento scontro finale, a riappacificarsi.

Critica 1:Commedia musicale di ambiente gangsteristico nella New York del 1929 interpretata da ragazzini: la rivalità tra bande risolta a raffiche di panna montata; le automobili sfrecciano a pedali; il proibizionismo; la cantante che suscita la gelosia tra i capi; ecc. Non è soltanto una parodia. Proprio attraverso la presenza dei bambini, riesce a stabilire una certa distanza critica dalla materia narrativa, quella un po' mitica del cinema gangsteristico, rivelandone l'artificiosità. Il suo manierismo può stuccare. 1 film per il cinema di A. Parker che l'ha anche scritto. Musiche e canzoni dell'americano Paul Williams che si era già imposto con Il fantasma del palcoscenico (1974).
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Gli aspetti più importanti e divertenti del film sono, da una parte, la sua natura di musical e, dall'altra, il fatto che sia interamente popolato di ragazzini la cui età media si aggira intorno ai dodici anni. Per il resto si tratta di un autentico gangster film, anche se di assoluta originalità. Le bande giovanili capeggiate da Fat Sam e Dandy Dan, infatti, non sono i soliti gruppi di piccoli delinquenti cui ci ha abituato tanto cinema americano, bensì autentiche bande di gangster anglo-irlandesi che si scontrano per la conquista del potere, con tanto di boss proprietari di locali notturni, di automobili che sfrecciano per le strade di New York e di arsenali di armi pronte all'uso. La differenza, però, è che sono tutti bambini, alle prese con macchine a pedali, torte alla crema e mitragliatrici che sparano pasticcini. Emerge così, immediatamente, la dimensione del gioco, che coinvolge sia i piccoli protagonisti (che imitano gli adulti senza tuttavia ricorrere a metodi cruenti) che gli spettatori, costretti ad accettare una realtà trasfigurata in senso ludico e parodico.
Attraverso questo espediente il racconto rappresenta un periodo storico reale, oggetto di studi e di ponderosi saggi, mettendone in luce gli aspetti più ridicoli e contraddittori. La vicenda che ha per protagonista Bugsy Malone sdrammatizza la seriosità con la quale si è sempre affrontato l'argomento, sia al cinema che in letteratura. Bugsy incarna perfettamente lo spirito dell'epoca, è un personaggio affascinante e colto, che si muove con leggerezza e sicurezza in un ambiente turbato da feroci lotte intestine. Ha buoni rapporti con tutti e tutti lo rispettano, chiedendogli spesso un parere o un aiuto. Egli è sempre super partes, è troppo intelligente per schierarsi e quando lo fa è soltanto perché, in fondo, ha un debole per la bella Tallulah e, alla fine, saprà trovare il modo per porre fine agli scontri senza vincitori né vinti. Una conclusione positiva che vuole essere anche un monito alle mafie di ogni tempo e luogo geografico: si possono sempre trovare soluzioni pacifiche, non ci deve essere posto per l'odio in un mondo che talvolta sa essere ostile, senza che l'uomo debba intervenire per trasformarlo in un incubo.
Stupiscono e conquistano, in questo film, le dinamiche di gruppo che i ragazzini mettono in atto, seguendo alla perfezione gli schemi e le regole che gli adulti, col tempo, hanno sviluppato. Vi troviamo la solidarietà ma anche l'invidia, l'amicizia e l'aggressività, lo spirito di conquista e, per contro, il desiderio di fare la pace. Anche i rapporti uomo-donna (o bambino-bambina) vanno nella stessa direzione, con Bugsy che si lascia conquistare dallo sguardo languido di Tallulah. E proprio attraverso lo sfaccettato personaggio di Blousey che farebbe di tutto pur di andare a Hollywood e fare del cinema, il racconto propone di riflettere su uno dei grandi sogni di quegli anni, quello di lasciare la squallida e difficile vita quotidiana, fatta di lavoro duro e di molte rinunce, per sfondare davanti alla macchina da presa, entrando a far parte della schiera eletta dei divi hollywoodiani ricchi e famosi, che frequentano l'alta società e che vivono nell'assolata California. Un sogno che, per Blousey, non diventerà realtà.
Autore critica:Stefano Boni
Fonte critica:Aiace Torino
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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