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Baci e abbracci -

Regia:Paolo Virzì
Vietato:No
Video:Cecchi Gori Home Video
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Il lavoro
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Francesco Bruni, Paolo Virzì
Sceneggiatura:Francesco Bruni, Paolo Virzì
Fotografia:Alessandro Pesci
Musiche:Toto Barbato, Valerio Fantozzi, Gianluca Ferrara, Massimo Gemini, Matteo Pastorelli, Carlo Virzi'
Montaggio:Jacopo Quadri
Scenografia:Lorenzo Baraldi
Costumi:Francesca Sartori
Effetti:
Interpreti:Francesco Paolantoni (Mario), Massimo Gambacciani (Renato Bacci), Piero Gremigni (Luciano Cecconi), Paola Tiziana Cruciani (Tatiana Falorni), Samuele Marzi (Matteo), Toto Barbato (Poncino), Emanuele Barresi (Ennio Falorni), Emiliano Cappello (Gabriele), Isabella Cecchi (Annalisa), Valerio Fantozzi (Chico), Gianluca Ferrara (Barsimpson), Edoardo Gabbriellini (Alessio), Massimo Gemini (Vustok), Sara Mannucci (Margherita), Rosanna Mazzi (Stefania), Daniela Morozzi (Ivana Bacci), Matteo Pastorelli (Gigiballa), Maria Grazia Taddei (Bruna), Carlo Virzi' (Stefanino)
Produzione:Vittorio E Rita Cecchi Gori Per C.G.G.Fin.Ma.Vi. Con La Partecipazione Di Tele+
Distribuzione:Cecchi Gori Distribuzione
Origine:Italia
Anno:1998
Durata:

105'

Trama:

In una zona della campagna toscana vicino a Livorno, la vita di Mario, salernitano sradicato, è sull'orlo del tracollo. Il ristorante di cui è proprietario non ha più clienti, il suo matrimonio è ormai fallito, e in più incombe la prospettiva di passare il Natale in totale solitudine. Poco distante, anche Renato, Luciano e Tatiana sono nei guai. Perso il lavoro come operai, hanno messo in piedi un allevamento di struzzi in un casale mezzo abbandonato e sperano in un successo dell'iniziativa. Ma intanto i debiti sono cresciuti e i fornitori incombono con le loro fatture. Una via d'uscita si profila: l'attuale compagno di Patrizia, sorella di Renato, è un assessore regionale che potrebbe garantire l'assegnazione alla piccola azienda di un contributo utile a far tacere i creditori. Patrizia e Mario (così si chiama l'assessore) vengono invitati per la cena della vigilia di Natale. Mentre Patrizia, che è hostess, fa sapere di essere in ritardo, Renato e Luciano vanno alla stazione ad accogliere Mario. Nessuno conosce l'altro e così basta poco perchè il Mario proprietario del ristorante (appena uscito da un fallito tentativo di suicidio sotto le rotaie e che si aggira smarrito per la stazione) venga scambiato per il Mario assessore e accompagnato al casale. Qui tutta la famiglia lo accoglie con entusiasmo e lo ricopre di attenzioni per tutto il giorno della vigilia. Finchè la mattina di Natale, mentre fuori è tutto innevato, Mario dice ad Annalisa, segretaria dell'azienda, dell'equivoco creatosi. Anche gli altri vengono a saperlo. Renato è furente. Mario sta per andarsene, poi torna indietro. Si mette a preparare il pranzo di Natale, che tutti mostrano di apprezzare. Renato lancia l'idea di mettere su nel casale un ristorantino. Intanto dalle uova nascono i nuovi struzzi.

Critica 1:Gente che se la passa da così così a male, operai disoccupati che cercano di reinventarsi la vita, imprese familiari messe in piedi in una moderna versione dell'arte d'arrangiarsi: e, su tutto, lo spettro di quella resa dei conti con i sentimenti, con l'anno e con i legami che è il Natale. Paolo Virzì fa centro ancora una volta con Baci e abbracci, il suo quarto film, e mostra ancora una volta di essere un degno erede del meglio della "commedia all'italiana" e di saperne aggiornare e rinverdire i fasti secondo un modello tutto suo - provinciale, generoso, umano, in cui si ride di tutti ma non ci si fa beffe di nessuno. E resta fedele al modello costruito per Ovosodo: non solo non si sposta dalle sue zone - ci muoviamo tra la Livorno operaia e la fangosa valle di Cecina - ma orchestra la sua storia in un gioco corale, in cui le facce contano più dei nomi e l'amalgama è garantito assieme dalla spontaneità della recitazione e dalla fluidità della cinepresa (dietro cui c'è il bravo direttore della fotografia Alessandro Pesci). Baci e abbracci - che Virzì chiama "un mix di commedia sociale, fiaba e pochade", ma anche "il nipotino plebeo e indiavolato di quel genere antico che è il racconto di Natale" - è la cronaca di due sfortune incrociate, scandite dalle ore della vigilia e del Natale. Da una parte quella di Mario, uno stralunato Francesco Paolantoni, che arrivato sotto le feste fa i conti con la sua vita - il suo ristorante che non tira, la moglie che non lo vuole più, il bambino che non riesce a vedere - e decide di farla finita, senza riuscirci. Dall'altra quella di Renato, Luciano e Tatiana (Massimo Gambacciani, Pietro Gremigni, Paola Tiziana Cruciani), un agitato e solidale clan familiare che cerca di rispondere alla disoccupazione con un allevamento di struzzi organizzato a furia di cambiali in un malconcio casale della valle di Cecina - e ha un assoluto bisogno dell'appoggio dell'assessore che se la fa con la sorella hostess per avere accesso ai finanziamenti regionali. Lo inviteranno per il giorno di Natale nel casale. Ma il diavolo, gli appuntamenti alla stazione e le omonimie ci mettono la coda. E l'agitata commedia degli equivoci che ne risulta ha un finale imprevedibile e aperto: detto in altre parole, le aspettative vanno deluse, ma nasce qualche altra cosa... Questa volta Virzì spinge la sua commedia (scritta assieme a Francesco Bruni) verso un registro più grottesco, più facile e meno realistico di quanto non succedesse in Ovosodo, e non tutto è egualmente fuso e a fuoco: per esempio il ritratto della nuova generazione incarnata dalla band che bivacca nelle stalle facendo musica e mangiando porcini secchi - nella convinzione che si tratti di peyote - stinge nella macchietta. E si registra qua e là qualche scorciatoia comica facile (oltre a un'immortale battuta della segretaria bonazza, la brava Isabella Cecchi, di fronte a un gesto di cortesia maschile: "Credevo che fosse un "avanzo"..."). Ma, anche nei rari momenti di stanca, Virzì s'impone con il suo riconoscibile stile naturale e spontaneo, che sembra "rubato", e riesce ad affezionarci ai suoi personaggi. Soprattutto a Paolantoni, l'ex aspirante suicida che si trova improvvisamente al cuore di un rumoroso e incasinato clan familiare, e riesce a trasformare in una festa della riconciliazione il disastro del Natale.
Autore critica:Irene Bignardi
Fonte criticala Repubblica
Data critica:

22/1/1999

Critica 2:(…) Baci e abbracci arriva sugli schermi a fine gennaio. Pare che la pellicola sia stata considerata di confezione troppo raffinata per i supposti gusti grossolani del pubblico delle feste. Poco male: come l'immortale «A Christmas Carol» di Dickens si può leggere tutto l'anno, così ci auguriamo che accada con il film di Paolo Virzì. Nei giorni sul Natale, Francesco Paolantoni dopo il fallimento del suo ristorante a Cecina tenta più volte di suicidarsi. Alla stazione gli capita però di venir prelevato dai titolari dell'Azienda Struzzi Associati, che lo scambiano per l'assessore da cui dipendono i finanziamenti. Grandi accoglienze in fattoria, con visita guidata agli struzzi dell'allevamento e preparativi per le agapi tradizionali. Paolantoni (uno dei pochi interpreti professionisti di un film presidiato da ruspanti in stato di grazia) passa dallo sbalordimento all'imbarazzo, rintronato dalle chiacchiere degli ospiti cordiali e interessati, ma anche attratto dalle grazie rusticane di Isabella Cecchi. L'avventura del tavoleggiante fallito si svolge assurda attraverso i riti della circostanza, con l'aggiunta di una vera nevicata notturna che i componenti di un gruppo rock scambiano per allucinazione da droga. Alla fine al posto del Bambinello verranno alla luce i piccoli struzzi. Anche autore del copione con Francesco Bruni, Virzì fa la cronaca del curioso accidente arpeggiando sui paesaggi e la parlata del retroterra livornese. Chi dice che il cinema italiano procede sotto tono, perché non avrebbe niente da raccontare, veda e impari. Qui l'autore strizza l'occhio a Fellini, a Kusturica, a Ken Loach e a Il pranzo di Babette, li ha assimilati e non lo nasconde: ma sa impastarne le suggestioni in un contesto freschissimo, nobilitato dall'ambientazione impeccabile di Lorenzo Baraldi.
Autore critica:Tullio Kezich
Fonte critica:Corriere della Sera
Data critica:

23/1/1999

Critica 3:
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