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Blood Diamond-Diamanti di sangue -

Regia:Edward Zwick
Vietato:No
Video:
DVD:Warner
Genere:Drammatico
Tipologia:Conflitti sociali, Diritti umani - Esclusione sociale, La guerra
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Charles Leavitt, C. Gaby Mitchell
Sceneggiatura:Charles Leavitt
Fotografia:Eduardo Serra
Musiche:James Newton Howard
Montaggio:Steven Rosenblum
Scenografia:Dan Weil
Costumi:Ngila Dickson
Effetti:Neil Corbould – Jeffrey A. Okun – Flash Film Works – 11:11 Mediaworks – Pixel Magic
Interpreti:Leonardo Di Caprio (Danny Archer), Jennifer Connelly (Maddy Bowen), Djimon Hounsou (Solomon Vandy), Chris Astoyan (Billy), David Harewood (Capitano Poison), Benu Mabhena (Jassie), Ato Essandoh, Arnold Vosloo, Ntare Mwine, Jimi Mistry, Karl McMillan, Caruso Kuypers, Stephen Collins, Michael Sheen, Francois Grobbelaar, David S. Lee, Basil Wallace
Produzione:Bedford Falls Productions – Spring Creek Productions – Warner Bros. Studios – Initial Entertainment Group (Ieg) – Virtual Studios
Distribuzione:Warner Bros. Italia
Origine:Usa
Anno:2007
Durata:

143’

Trama:

Sierra Leone, anni '90. I destini di Danny Archer, Solomon Vandy e Maddy Bowen si incrociano nel corso delle ricerche di un raro e prezioso diamante rosa. Danny Archer è un bianco ex mercenario dello Zimbabwe, che si guadagna da vivere con il contrabbando di armi e diamanti, in cerca della grande occasione per abbandonare l'Africa e la vita criminale. Solomon Vandy è un pescatore di Mende, strappato alla famiglia e costretto a lavorare nelle miniere di diamanti, che grazie al diamante trovato durante gli scavi potrebbe riscattare la vita sua e della sua famiglia e, soprattutto, potrebbe salvare suo figlio destinato a diventare un baby soldato. Maddy Bowen è una giornalista americana che sta indagando sui 'diamanti insanguinati' commerciati in Sierra Leone e che grazie ad Archer potrebbe avere le informazioni necessarie.

Critica 1:Quando due elefanti lottano, recita un antico proverbio africano, chi soffre è l'erba. Le dolenti parole ci sono venute in mente spesso mentre guardavamo questo Blood Diamond, uno di quei filmoni di una volta che, sullo sfondo della tremenda, folle guerra civile che sventrò la Sierra Leone nel 1999, presenta il conto di una sporchissima storia di diamanti, trafficati illegalmente con la Liberia e con quelle nazioni ricche che reclamano a suon di dollari e di euro preziosi gioielli da sfoggiare nelle vetrine delle altrettanto opulente loro metropoli. Diciamo subito che dopo aver appreso e scoperto gli insanguinati percorsi delle pietre nascoste nelle paludi e sgusciate dalle mani di autentici schiavi (esistono ancora, eccome se esistono), le voglie di accaparrarsene una sola svaniscono parallelamente all'evolversi delle informazioni. E il celebre claim pubblicitario «un diamante è per sempre» d'ora in poi andrebbe abolito o quanto meno trasformato in «se vuoi un diamante, assicurati che provenga da giacimenti dove le condizioni lavorative siano umane». Al di là, comunque, dell'aspetto politico, dei contenuti e del forte impegno della pellicola ben diretta da Zwick (Glory, Vento di passioni, L'ultimo samurai…) e scritta più che bene da Charles Leavitt (quello di Verso il sole di Michael Cimino), le quasi due ore e mezza reggono il passo lungo del regista-podista navigato, con il plus di un mercenario a cui Leonardo DiCaprio (candidato all'Oscar per l'atletica performance) dona un contorno modernamente ambiguo, e di una giornalista (Jennifer Connelly: il suo personaggio ricorda non poco un'eroina del nostro tempo, Ilaria Alpi), a cui una quieta scaltrezza consente di evitare pallottole, mine e soprattutto trappole demagogiche. Contrappuntato da una narrazione lineare, Blood Diamond ha la forza di raccontarsi da solo, di attingere le sue radici nel cinema avventuroso, "avvelenandolo" con squarci da reportage televisivo senza censure. Quanto al triste proverbio di cui sopra, che dire se non riportare ciò che più ferisce nel dialogo di un uomo convinto che, senza conflitti, l'Africa (l'erba) sarebbe un paradiso.
Autore critica:Aldo Fittante
Fonte criticaFilm Tv
Data critica:

30/1/2007

Critica 2:A conferma che il mito va oltre la morte, in perfetto sincrono con il cinquantenario della scomparsa di Humphrey Bogart arriva in Blood Diamond - Diamanti di sangue l' ennesima incarnazione del suo tradizionale personaggio: l' idealista finto cinico, ovvero un Leonardo DiCaprio maturato e indurito. Nato in Rhodesia e legato visceralmente all' Africa, Danny si autodefinisce «soldato di ventura», eufemismo per non dire mercenario, ma è qualcosa di peggio: un mercante di morte che incrementa le stragi in Sierra Leone vendendo armi e facendosi pagare in diamanti. Quanti fra noi davanti a una carta geografica saprebbero indicare a colpo sicuro dove si trova la Sierra Leone? In questa repubblica affacciata sull' Atlantico, a suo tempo chiamata «la Svizzera dell' Africa», imperversò per un decennio a partire dal 1991 una guerra civile politico-economica basata sullo sfruttamento delle miniere diamantifere. Secondo le stime dell' ONU, che fu costretta a inviare sul posto un forte contingente di caschi blu, furono arruolati a forza oltre diecimila bambini costretti a combattere sotto l' effetto di droga e alcol. Innumerevoli le distruzioni di borghi e villaggi, atroci le mutilazioni di braccia e mani praticate dal RUF (Rivolutionary United Front) per punire chi si recava a votare. Non piccolo merito del film di Edward Zwick, fra accadimenti avventurosi e scene d' azione di cruenta verosimiglianza, è quello di riportare alla luce questa tragedia semidimenticata. Tirando fuori gli scheletri dall' armadio si rischia tuttavia di turbare talune coscienze e infatti Blood Diamond è stato deplorato non solo dalla De Beers, la società internazionale che tiene le fila del traffico diamantifero, ma anche dal carismatico Mandela preoccupato del danno d' immagine derivante al più redditizio dei prodotti africani. Il Ministero del commercio del Sudafrica, dove il film è stato in gran parte girato, ha inoltre tenuto a distanziarsi ufficialmente dai contenuti e dal messaggio dell' opera; e gli americani, che coprono i due terzi del mercato di questi preziosi, hanno riservato alle pellicola un' accoglienza tiepida. Scritto da Charles Leavitt, Blood Diamond racconta il riscatto di un' anima persa. Incarognito e pronto a ogni bassezza per impadronirsi di un diamante che Scott Fitzerald avrebbe definito «grosso come il Ritz», Danny associa forzosamente al suo progetto il pescatore nero Solomon (un Djimon Hounsou di monumentale nobiltà) che ha smarrito moglie e figli in mezzo ai disastri della guerra. Fra un tentativo e l' altro, il protagonista si imbatte in una coraggiosa giornalista americana, Maddy (Jennifer Connelly), che si assume nei suoi confronti il ruolo di Grillo parlante. Mentre l' avventuriero si accanisce a cercare il tesoro, avvalendosi dell'amicizia a doppio taglio degli ex-commilitoni mercenari, il proletario di colore vuole a tutti i costi ritrovare il figlio dodicenne rapito dai guerriglieri. Ma tramite lavaggio del cervello il ragazzino è diventato un killer (una delle lezioni è sparare bendato e scoprire poi che si è ucciso un uomo) e quando incontra il padre gli punta la pistola addosso. Situazione orribile, convalidata da una didascalia finale per cui il numero dei bambini-soldato nel mondo si aggirerebbe attualmente sulle 400mila unità. Più tranquillizzante la notizia sul Kimberley Process Certification Scheme, che nel novembre 2002 ha cercato di legalizzare i diamanti «puliti». Chi volesse fare un bel regalo alla fidanzata sappia che può, anzi deve, pretendere il certificato di garanzia. Il film si concede un epilogo dove la cattiveria è punita e la bontà premiata (nella figura di Hounsou, candidato all' Oscar come non protagonista); mentre il personaggio di Danny, il cui fato si compie in una sintesi tra i finali de Il tesoro della Sierra Madre e Per chi suona la campana, ha assicurato a DiCaprio la nomination per il miglior attore.
Autore critica:Tullio Kezich
Fonte critica:Il Corriere della Sera
Data critica:

26/1/2007

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



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