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Piccoli ladri - Stray Dogs

Regia:Marziyeh Meshkini
Vietato:No
Video:
DVD:Twentieth Century Fox
Genere:Drammatico
Tipologia:Diritti dei minori, Disagio giovanile, Infanzia di ogni colore
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Marziyeh Meshkini
Sceneggiatura:Marziyeh Meshkini
Fotografia:Ebrahim Ghafouri
Musiche:Mohammad Reza Darvishi
Montaggio:Mastaneh Mohajer
Scenografia:Akbar Meshkini
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Gol Gothi (bambina), Zahed (bambino), Agheleh Rezaii (madre), Sohrab Akbari (guardia Atef), Jamil Ghanizadeh (guardia arrabbiata), Agheleh Shamsollah (guardia), Maydeh Gol (nonna), Akhtar Abdolaziz (carrettiere), Ghomri Valad Amir (donna col burqua), Shah Mahmood Golbahari (venditore), Razeddin Sayyar (vecchio pazzo), Emameddin Vakil (bigliettaio)
Produzione:Makhmalbaf Film House – Wild Bunch
Distribuzione:Bim
Origine:Iran
Anno:2004
Durata:

103’

Trama:

Due bambini di Kabul, fratello e sorella, di giorno vagano per la città e di sera rientrano nel carcere dove è rinchiusa la loro mamma. In realtà loro non potrebbero stare lì, ma visto che fuori dalla prigione nessuno se ne può prendere cura, le guardie hanno fatto un'eccezione e permettono loro di stare con la madre. Ma quando un sovrintendente scopre il fatto, vieta loro di entrare poiché, spiega, il carcere non è un orfanotrofio ma un luogo dove vengono rinchiusi i criminali. I due bambini tentano così di commettere un crimine e poter tornare a stare con la mamma...

Critica 1:In concorso ieri un film iraniano diretto da Merziyeh Meshkini, 35 anni, allieva di Makhmalbaf, Piccoli ladri, ovvero «ladri di biciclette a Kabul». Cos'è l'inferno? «Un buco nero senza fondo dove vieni bruciato dagli angeli». Lo conoscono bene e sanno che è roba dell'al di qua un ragazzo e la sorellina, che sopravvivono con impertinente dignità nell'immondizie della capitale afghana, tra carri armati Usa, un padre in prigione per motivi politici (ex talebano) e una mamma in carcere per adulterio (si era risposata, perché il talebano era sparito per 5 anni). In attesa della condanna a morte per lapidazione, la donna ospita nella cella i suoi due piccoli (e un cagnolino che hanno strappato a stento a una banda di coetanei feroci, armati di falò), finché il direttore, ricevute nuove leggi che non prevedono più lo status di «prigioniero di notte», smette di chiudere un occhio. E li fa cacciare. Disperati e senza tetto i ragazzi cercano di sopravvivere al freddo e alla fame. Cosa più difficile per una piccola vagabonda. Il sessismo non è stato affatto ridotto dall'occidente. Ma la sciagurata visione di un capolavoro di De Sica (mai vedere i film d'arte senza una guida spirituale?) sconsigliato anche dall'uomo alla cassa, che li spinge verso un «ottimo film anti-noia americano», li porterà su una strada senza uscita. Rubata la bici per finire in prigione, lui finirà in un maledetto carcere, ma non è lo stesso di mamma, e lei raminga in città, sola inesperta e con il barboncino a carico...
Il cuore del film è un documentario sui combattimenti cruenti di cani giganti, che in piena capitale liberata attirano folle di ragazzotti baffuti che trovano solo nel divertimento feroce e nel sadismo sugli animali un «analogon» ludico adeguato alle loro nostalgie talebane e al frustrante presente «all american». Lo stile è neorealista, ovvero il realismo viene preso per la gola, quasi soffocato e «dal massimo del trucco» si dovrebbe tirar fuori un rantolo di vita vera. In realtà i ragazzi cinefili e cinofili sono adorabili e fotogenici come nelle pubblicità, ma quando fanno a sassate con il secondino che tratta la mamma da sgualdrina sono davvero mitici. E poi a differenza dei ragazzini saputelli e conformisti più dei padri dei classici del nostro dopoguerra, qui i ragazzi sono davvero senza bussola, ma azzeccano ogni mossa. Il padre di qua, la madre di là, non va bene, dicono ora quasi tutti i film occidentali, il divorzio assassina i figli. Ma il miracolo di questo film iraniano è che ogni azione dei due ragazzi è anticonformista, giusta eticamente e verrà regolarmente colpita da chiunque, qualunque potere eserciti. Coetanei in massa, secondini bigotti, amici di papà quanto più religiosi tanto più disumani, pregiudicati che non hanno imparato nulla all'università della strada.
Autore critica:Roberto Silvestri
Fonte criticaIl Manifesto
Data critica:



Critica 2:
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Critica 3:
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Libro da cui e' stato tratto il film
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