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Smetto quando voglio -

Regia:Sydney Sibilia
Vietato:No
Video:
DVD:Raicinenma, 01 Distribution
Genere:Commedia
Tipologia:Il lavoro
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Valerio Attanasio Sydney Sibilia
Sceneggiatura:Valerio Attanasio, Andrea Garello, Sydney Sibilia
Fotografia:Vladan Radovic
Musiche:Andrea Farri - La canzone "Smetto quando voglio" (musica e testi di Domenico Scardamaglia) è interpretata da Scarda
Montaggio:Gianni Vezzosi
Scenografia:Alessandro Vannucci
Costumi:Francesca Vecchi, Roberta Vecchi
Effetti:Rodolfo Migliari, Chromatica
Interpreti:Edoardo Leo (Pietro), Valeria Solarino (Giulia), Valerio Aprea (Mattia), Paolo Calabresi (Arturo), Libero De Rienzo (Bartolomeo), Pietro Sermonti (Andrea) ,Lorenzo Lavia (Giorgio), Neri Marcorè (Murena), Stefano Fresi (Alberto)
Produzione:Domenico Procacci e Matteo Rovere per Fandango, Ascent Film, con Rai Cinema
Distribuzione:01 Distribution
Origine:Italia
Anno:2013
Durata:

100'

Trama:

Pietro Zinni, geniale ricercatore in Neurobiologia di 37 anni, viene licenziato a causa dei tagli all'università e deve improvvisamente trovare un modo per sopravvivere. Ma cosa può fare uno che nella vita ha sempre e solo studiato? Semplice: organizzare una banda criminale coi fiocchi. Pietro inizia così a reclutare i migliori tra i suoi ex colleghi, grandi cervelli che ormai vivono ai margini della società facendo i mestieri più disparati. Le loro competenze - Semiotica interpretativa e Epigrafia Latina, Archeologia Classica, Macroeconomia Dinamica, Chimica Computazionale, Antropologia culturale - si riveleranno incredibilmente perfette per il successo nel mondo della malavita. Ma riusciranno a gestire la loro nuova vita di criminali ricercati?

Critica 1:Gli esordienti, nel cinema italiano, continuano a farsi onore. Sidney Sibilia, ad esempio. Fino ad oggi non ne avevo mai sentito parlare, con quel nome, oltre a tutto, piuttosto singolare. Chiarito però, dal nome del suo produttore, Domenico Procacci. Leggendolo sui titoli di testa mi son sentito subito rassicurato. Se Sibilia è un autore in cui Procacci ha creduto, mi son detto, anche se solo agli inizi, dei meriti dovrebbe averli. Difatti via via che il film andava avanti, pur senza nomi molto conosciuti fra gli interpreti, mi son sentito interessato e alla fine convinto e soddisfatto. La mia stima e anche l'affetto per il nostro cinema non erano stati minimamente delusi, pur trovandomi di fronte al film di uno sconosciuto alle prime anni. Prendiamo le mosse dall'antefatto. L'Università qui a Roma. I protagonisti non sono studentelli in procinto di laurearsi, sono dei veri e propri cervelloni, la loro posizione negli studi è consacrata alla ricerca, anche in materie difficili, in cui stanno già ottenendo risultati magnifici. Purtroppo su quelle ricerche non tardano ad abbattersi, implacabili, i numerosissimi tagli cui, anche di recente, son state fatte segno le nostre università e le loro varie, tanto promettenti specializzazioni. Né è subito colpito quello che diventerà presto il protagonista della storia, Pietro, valentissimo neurobiologo, così incapace di rivelare la sua disfatta alla moglie da nasconderla, incauto, dietro a una cortina di bugie. (...) non mancano risvolti poco prevedibili animati sempre da personaggi coloriti, coinvolti con furbizia in situazioni in cui spesso è l'allegria a dominare, non solo per quel mutamento di rotta, scelto, senza preoccupazioni, da giovani onesti costretti dalle circostanze a trasformarsi in criminali definiti dalla stampa la 'banda dei ricercatori', ma per il disegno abile della maggior parte dei componenti quella banda, con le loro conoscenze scientifiche, i loro problemi familiari, le tante comiche battute con cui sottolineano ad ogni svolta i loro atti e i loro reciproci rapporti. Fra l'ironia e il gioco. Non tutti gli interpreti, appunto, sono molto noti, ma ciascuno dimostra di saper far fronte alle esigenze del proprio personaggio. Cito per primo Edoardo Leo, l'artefice della trovata quasi criminosa, poi Valeria Solarino, sua moglie, Libero De Rienzo, le sua spalla; nei panni del chimico Stefano Fresi, quasi una controfigura di Abatantuono, con gli stessi impeti.
Autore critica:Gian Luigi Rondi
Fonte criticaIl Tempo - Roma
Data critica:

6/2/2014

Critica 2:Attenzione arriva finalmente sugli schermi la vera commedia sulla crisi di questo scorcio di millennio. Non stiamo sminuendo né Posti in piedi in Paradiso di Verdone (che in fondo è una commedia di caratteri) né Gli equilibristi di Ivano De Matteo (che in fondo non è una commedia). Semplicemente, Smetto quando voglio ha una marcia in più. Perché parla dei trentenni, generazione abbastanza snobbata dal nostro cinema. Perché castigat ridendo mores, usa la risata anche fragorosa per parlare di una piaga sociale come la fuga, o l'umiliazione, o la sottovalutazione dei migliori cervelli in circolazione (come diceva Allen Ginsberg? Ho visto le migliori menti della mia generazione...). E perché il giovane Sidney Sibilia, già apprezzato regista di cortometraggi, gira una commedia come se fosse un film d'azione, con stile energico, veloce, «pompato». Come se Tarantino facesse un remake di Monicelli. Il riferimento non è casuale. Smetto quando voglio è l'ennesimo omaggio ai Soliti ignoti. Solo che questi fanno davvero le cose in modo «sc-sc-scientifico», come diceva il balbuziente Gassman in quel capolavoro. Perché sono scienziati, laureati, capoccioni autentici. (...) Il film è ben costruito, ha un rimo pazzesco. Ed è magnificamente recitato senza coinvolgere nessuno dei comici cinepanettonici o solitamente idioti imperanti. Tanto per cominciare, è il film – accettiamo scommesse – che metterà Edoardo Leo sulla mappa dei protagonisti. Finora questo stupendo caratterista romano lo è stato solo in un film da lui diretto, 18 anni dopo, anche nella sua seconda regia, Buongiorno papà, si era ritagliato un ruolo minore lasciando il proscenio a Raoul Bova e allo strepitoso Marco Giallini. Qui Leo comanda, con piglio degno del Gassman suddetto, una gang di attori in stato di grazia. Citiamoli: Valerio Aprea, Piero Calabresi, Libero De Rienzo, Lorenzo Lavia, Stefano Fresi e Piero Sermonti. I nomi magari non vi dicono molto, ma dopo aver visto Smetto quando voglio andrete a cercare i loro prossimi film.
Autore critica:Alberto Crespi
Fonte critica:L'Unità
Data critica:

6/2/2014

Critica 3:
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