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Treni strettamente sorvegliati - Ostre Sledovane' Vlaky

Regia:Jirí Menzel
Vietato:14
Video:Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto da un racconto di Bohumil Hrabal
Sceneggiatura:Bohumil Hrabal, Jiri Merzel
Fotografia:Jaromir Sofr
Musiche:Jiri Sust
Montaggio:Irina Lukesova
Scenografia:Oldrich Bosak
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jitka Bendova' , Vlastimil Brodsky, Marie Jezkova, Suzana Minichova, Vaclav Neckar, Josef Somr, Vladimir Valluta
Produzione:Filmove Studio Barrandov (Praga)
Distribuzione:Cineteca dell’Aquila – Cineteca Nazionale
Origine:Cecoslovacchia
Anno:1966
Durata:

90’

Trama:

Nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti vive Milos, un giovanissimo ferroviere innamorato di Mása. Quando a Milos si presenta l'occasione di dimostrare la sua virilità, il giovane fallisce. È tanta l'umiliazione e il dispiacere, che Miloß tenta il suicidio tagliandosi le vene. Lo salvano.
Ripreso il lavoro, Milos vuole a tutti i costi ritentare la prova e stringe amicizia con un collega della stazione, Hubicka, collaudato rubacuori. Hubicka gli dice che milita nella resistenza, e lo convince a partecipare ad una azione di sabotaggio a un treno carico di munizioni.
La stessa sera arriva Viktoria Frei, una staffetta partigiana incaricata di portare l'esplosivo necessario. Viktoria e Milos si appartano, e il giovane finalmente ottiene ciò che spasmodicamente voleva. È felice. Il mattino seguente, compiendo il sabotaggio del treno, perderà quasi casualmente la vita.

Critica 1:Nella Boemia del 1945 occupata dai tedeschi un giovane ferroviere (V. Neckar) è afflitto da eiaculatio precox, ma la sua disperazione termina una notte in cui una staffetta partigiana di passaggio (N. Urbankova) l'aiuta a guarire. Il giorno dopo Neckar conferma la sua conquistata virilità facendo saltare un treno tedesco carico di munizioni e muore. Primo film di J. Menzel (1938), tratto da un romanzo (1965) dell'acre umorista ceco Bohumil Hrabal (1914-97) che lo adattò con il regista. La guerra e la resistenza sono una tela di fondo anche se il loro tempo permette una sessualità sregolata. Al di là del suo rifiuto di ogni retorica eroica e resistenziale, spiegabile soltanto nel quadro della breve e feconda stagione della nova vlna cecoslovacca degli anni '60, conta per l'affetto con cui sono raccontati i suoi umili e mediocri personaggi e per la poetica cura nella descrizione della vita quotidiana. Oscar 1967 (Closely Watched Trains) per il miglior film straniero. Gran Premio al Festival di Mannheim 1966.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:(…) Treni strettamente sorvegliati risente del clima di sfiducia, perplessità e disorientamento, che aleggia sinistro sulle libertà. Ma, pur essendo nato in un momento di crisi, è ugualmente opera viva, ricca di umori e fermenti ideologici, che solo negli apparati esteriori, in certe sue sovrastrutture, denota una beffarda disponibilità a recuperi reazionari e conservatoristici. Il suo carattere allegorico, quel suo esprimersi metaforico, quel dire per allusioni e sottintesi, lo stesso tono grottesco, quasi surrealistico di cui è pregna ogni sua immagine, sono elementi indicativi non solo di un tipico retroterra culturale artistico, della naturale inclinazione del ceco ad un certo tipo di fantasia, ma anche della tensione ideologica che ancora scorre limpida e spontanea.
Treni può essere considerato quasi un film a doppio fondo, in cui si riflettono i due volti della Cecoslovacchia, naturalmente protesa al perseguimento d'un preciso ideale etico - politico, e insieme continuamente frenata dalle azioni repressive messe in atto dal Partito, insofferente di qualsiasi critica al sistema. Per quanto costretto per così dire a nascondersi, a mascherarsi, il film non tradisce i frutti delle esperienze sostenute dal suo autore nel senso della nova vlna, né il senso dell'incontro con Bohumil Hrabal, autore del racconto a cui il film si ispira, e pure collaboratore alla sceneggiatura. (…)
L'impostazione strutturale del racconto conduce a individuare due piani di sviluppo: l'uno legato alle vicende concreti di Milos, l'altro al clima in cui tali vicende si realizzano. Le vicende di Milos si esauriscono in una problematica sessuale. Il clima si stabilizza in una minaccia kafkiana, che incombe allucinante, oscura - sia pur non vissuta tragicamente, dato lo stile e il tono generale dell'opera - sulla stazioncina e sui personaggi che in essa vivono. Si concretizza solo in evanescenti, sporadici contatti, e si fa ricordare nei passaggi dei treni militari nazisti, di qualche pattuglia disorientata, nelle roboanti visite alla stazione della commissione disciplinare, collaborazionista e diretta mandataria del potere che « strettamente » sorveglia sui suoi sudditi. I due piani, che per gran parte del racconto sembrano essere incommensurabili, si cementano alle battute finali. Infatti, il superamento dell'impotenza sessuale (nell'un piano di racconto) comporta (nell'altro) lo scioglimento di un'angoscia esistenziale, la maturazione di un atto eversivo, ribelle, liberatorio,
Così, il discorso di Menzel non sfugge alla sua matrice ideologica. Qualcuno ha lamentato una contaminazione tra la componente sessuale e quella resistenziale. In realtà, proprio la presenza così accentuata, così massiccia delle due dimensioni doveva far intuire il ruolo tematico ch'esse erano chiamate a sostenere. Menzel non vuole fare la storia d'un'impotenza sessuale; né tanto meno spezzare una lancia a favore dei problemi della gioventù di fronte al sesso; né evocare in senso celebrativo la resistenza al nazismo. S'è servito di questo materiale di base per costruirci sopra un'allegoria, in cui l'impotenza, non è un fatto biologico, ma esistenziale, di vita; la resistenza non è storicamente definita, ma usata come immagine poetica d'una forza capace di opporsi a qualsiasi tipo di società repressiva; i nazisti, e i loro mandatari, altrettante immagini d'un potere totalitario, dittatoriale. La cornice allegorica - garantita dai modi della rappresentazione - allontana sesso, potere, resistenza da una collocazione meramente fisica da una parte, storico - politica dall'altra.
La capacità universalizzante del film è davvero sensibile. Deriva dallo stile con cui è svolto il racconto. Uno stile che tende a conferire ad ogni immagine una pregnanza simbolica, ad allontanare dai contorni fisici e materiali delle cose, delle azioni e dei fatti lo spettro del riferimento realistico. Per essere più esatti, il film di Menzel non manca di realismo: è tuttavia un realismo filtrato, mediato da una non comune tensione immaginifica che va dal riferimento espressionistico di certe illuminazioni e contrasti di luce (specialmente negli interni) a quello surrealistico di alcune composizioni plastiche che mescolano in uno stravagante impasto oggetti e ambienti (si pensi alle scene in casa dello zio di Masa; oppure al bombardamento della città; oppure al vagone ferroviario in cui si riuniscono Milos e Hubicka).
Un realismo quasi magico, che trae poetica lievitazione nel pregevolissimo uso del montaggio in funzione espressiva. Le forbici tagliano il ritmo all'interno dell'immagine a favore di quello esterno. Così, abbiamo scorci di realtà, e un pennello che li raccorda e li colora seguendo una mano leggera, raffinata, spesso fulminante. Il tono è quello della favola: piccante e audace, caustica e irriverente, e più spesso soffusa di tenue poesia. Il film, semmai, eccede nello sfondo didascalico. L'esemplificazione ideologica sembra obbedire a un'idea precostituita, alla quale il racconto deve servire da veicolo inerme. Per sopperire a ciò, Menzel si è forse trovato costretto a creare rivestimenti e coperture. Di qui, forse, le frequenti concessioni a una comicità grassa - di tipo hrabaliano -, ma che, fusa in immagini, serve all'istante e sfugge a possibilità di recupero in fase espressiva; oppure a certi manierismi e leziosità che riportano a pause, vuoti stilistici, inceppi di ispirazione, abilmente scavalcati - spesso con fredda esecuzione - da un notevole mestiere. Ciò nonostante, Treni strettamente sorvegliati è un'opera stimolante, sotto ogni punto di vista. Testimonia la ricchezza di fermenti e umori che agitano il cinema cecoslovacco, la fertilità d'un retroterra culturale e artistico che si fa sentire, malgrado si attenti continuamente al suo diritto di essere, e di manifestarsi.
Autore critica:Giulio Schmidt
Fonte critica:Cineforum n. 86
Data critica:

6/1969

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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