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Nuovo Cinema Paradiso -

Regia:Giuseppe Tornatore
Vietato:No
Video:Titanus Distribuzione Video, Number One Video, Panarecord, Gruppo Editoriale Bramante (Number One, Cinecittà)
DVD:Hobby & Work
Genere:Commedia
Tipologia:Diventare grandi
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura:Giuseppe Tornatore
Fotografia:Blasco Giurato
Musiche:Ennio Morriconi
Montaggio:Mario Morra
Scenografia:Andrea Crisanti
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Isa Danieli (Anna), Marco Leonardi (Salvatore Adolescente), Salvatore Cascio (Salvatore Bambino), Brigitte Fossey (Elena), Pupella Maggio (Maria), Jacques Perrin (Salvatore Adulto), Philippe Noiret (Alfredo), Leo Gullotta (Usher), Leopoldo Trieste (Padre Adelfio)
Produzione:Cristaldi Film - Raitre - Films Ariane, Parigi
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Francia, Italia
Anno:1988
Durata:

155'

Trama:

Due anni dopo la fine della II guerra mondiale a Ciancaldo, un paese siciliano, il cinema è l'unico divertimento. Davanti ad una platea chiassosa, ma anche emotiva, il "parroco-gestore" fa passare sullo schermo celebri film americani e italiani, dopo adeguati tagli di cui si occupa l'anziano Alfredo, il proiezionista, che inizia ai misteri della macchina da proiezione Salvatore, un ragazzino di dieci anni figlio di un disperso in Russia e fanatico frequentatore del cinema .Quando la cabina si incendia perchè Alfredo ha voluto proiettare anche in piazza un film comico, Salvatore, dopo aver salvato Alfredo, che per le ustioni al volto rimarrà cieco, prende il suo posto nel rinnovato Cinema Paradiso. Ormai adolescente si innamora di Elena, una ragazza benestante. Chiamato alle armi dopo aver chiesto invano un appuntamento a Elena per salutarla prima di partire (il padre di Elena non vuol nemmeno sentir parlare di legami con Salvatore), non riceverà nemmeno risposta alle numerose lettere che le invia, regolarmente respinte in caserma. Dopo il servizio militare Salvatore non torna più a Ciancaldo poichè Alfredo gli ha detto che il suo avvenire è altrove e dal paese molti sono emigrati in Germania per lavorare. Passano trent'anni: a Salvatore, diventato un affermato regista, la madre comunica che Alfredo è morto. Tornato al paese trova tutto cambiato e il "Nuovo Cinema Paradiso" ormai fatiscente viene demolito. Salvatore rivede Elena, sposata con figli, c'è tra i due un momento di rimpianto e di tenerezza per l'amore perduto, ma la loro storia non potrà ricominciare, anche se Salvatore non s'è mai sposato ed Elena è rimasta l'unico amore dellla sua vita. Così Salvatore torna a Roma con tanti rimpianti e ricordi e anche con una "pizza" di pellicola che Alfredo ha lasciato per lui: dentro ci sono gli spezzoni di pellicola che il "prete-gestore" tagliava a suo tempo. La proiezione di quei reperti costituisce per Salvatore il simbolo dell'immortalità del cinema, nonostante la crisi che attualmente lo travaglia.

Critica 1:Salvatore Di Vita, regista affermato a Roma, torna dopo 40 anni nel natio paese siciliano per i funerali del proiezionista Alfredo che gli insegnò ad amare il cinema. Il ricordo del passato lo aiuta a ridefinire il presente. Oscar 1989 per il film straniero e 2° premio al Festival di Cannes. È un'elegia sulla morte del cinema in sala nelle cadenze di un melodramma popolare, ma rivisitato con l'ottica scaltra di un cineasta di talento, europeo e, insieme, profondamente siciliano. G. Tornatore fa un cinema della ridondanza, ma anche di una forza generosa di cui l'anemico cinema italiano degli anni '80 aveva bisogno. L'edizione premiata è frutto del radicale taglio eseguito dal regista con il produttore Franco Cristaldi (fu tolto un blocco di 25 minuti, eliminando il personaggio di B. Fossey), dopo le prime presentazioni nelle sale. Distribuito all'estero come Cinema Paradiso. 5 premi della British Academy: film straniero, sceneggiatura, P. Noiret, S. Cascio, musiche di Ennio e Andrea Morricone.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Nuovo Cinema Paradiso è diventato un "caso". Dice Tornatore, il suo giovane regista: “Avevo in testa la storia di Nuovo Cinema Paradiso sei anni fa (dunque nel 1983] prima del mio primo film Il camorrista, e prima di fare il regista della seconda unità di Cento giorni a Palermo. Primogenitura dell'idea, quindi, rispetto allo Splendor di Scola: la concomitanza della realizzazione ha fatto parlare di tiri mancini e addirittura di uno Scola che, venuto a conoscenza del progetto Tornatore, gli "ruba" l'idea e si precipita a fare lui il film. Tornatore smentisce, o almeno dà prova di "fair play" parlando di coincidenze, affermando che lui e Scola non si conoscono e non si sono mai parlati, e manifestando la sua rispettosa ammirazione per il più anziano collega.
Nuovo Cinema Paradiso esce sugli schermi italiani (a diffusione limitata) e molti critici "importanti" sparano giudizi negativi, parlando di "cinema di papà" e manifestando fastidio per le "corde facili" toccate da Tornatore. (...) Scelto per il Festival di Berlino, ma confinato nella sezione Panorama, il film viene ritirato. Accettato da Cannes, vi riscuote un inaspettato successo sia di pubblico che da parte della platea di critici, i quali abbandonano ogni atteggiamento arcigno per consegnarsi totalmente all'operazione nostalgia. A Cannes il film ottiene uno dei due premi speciali a disposizione della Giuria, assegnato da una giuria presieduta dal tedesco Wim Wenders; inoltre trova acquirenti in trentadue Paesi. Da notare che a Cannes il film, originalmente di due ore e cinquanta minuti, viene presentato ridotto a due ore e cinque minuti (misura che indubbiamente gli giova. Le forbici giovano sempre, sempre).
Ora non vorremmo troppo insistere né sul rapporto fra Scola e Tornatore né sui giudizi favorevoli e contrari e sulla morte e resurrezione del film di Tornatore, ma la critica è confronto e d'altronde da qui è facile partire.
Nel film americano Do the Right Thing di Spike Lee, anche questo presentato a Cannes, c'è un personaggio femminile che si chiama "Mother Sister" (letteralmente Madre-Sorella). Bene: possiamo definire Splendor il film "Padre-Fratello" di Nuovo Cinema Paradiso. Tutti e due sono basati sulla luminosità, sullo splendore paradisiaco, sullo "shining" del cinema, patria di tutti i sognatori, di tutti i nostalgici.
Come la mettiamo, con questa benedetta nostalgia? Non esageriamo un po', con questo sentimento che ha indubbiamente una sua legittimità, specie in chi non è più giovanissimo e rimpiange fatalmente il passato, colorandolo come noto di rosa, ma che sinceramente comincia a rompere? L'amore per il cinema è fuori discussione, ma Truffaut insegna che il cinema è la vita e viceversa (prima vivere poi cinefilosofare), e tante sono le cose per cui possiamo avere nostalgia, mica solo il cinema della nostra giovinezza, diciamo pure della nostra formazione. Eleganza vuole, se non altro, che non sbandieriamo troppo questi sentimenti; queste debolezze, diciamo anche.
Tornatore cosa fa? Ci dà dentro, lascia da parte ogni pudore. Fa come Puccini, il quale quando doveva cantare i sentimenti non tratteneva certo l'ispirazione. Il cinema, come Gio-Cio San, è "rinnegato e felice", cioè disertato e smantellato ma rimane sempre il grande sogno, anche se non si può dimenticare la spina dolorosa della decadenza. “Ormai li cinematografo è solo un sogno”, afferma un personaggio di Nuovo Cinema Paradiso, con accento sull' "ormai".
Tra Scola e Tornatore, noi siamo dalla parte del più giovane. Non certo perché sia quello che si trattiene di più, anzi, ma perché la prende, mi pare, per il verso più giusto, quello della commedia, e direi della commedia italiana, per specificare meglio. Scola fa più la voce grossa, poetizza, ricorre al "miracolo"; Tornatore si tiene stretto al colore, all'aneddoto, alla facezia. In fondo, l'insoddisfazione più o meno esistenziale del suo protagonista adulto è un di più; diciamo che serve al regista per farci vedere come tale atteggiamento serioso si sgretola davanti alla sequenza dei baci tagliati e rimontati nella pizza-viatico lasciatagli in eredità dal vecchio proiezionista cieco (cieco: un messaggero della visione che sacrifica la sua vista per darla al giovane, al figlio adottivo).
Tipico dei l'atteggiamento di Scola e Tornatore di fronte allo stesso tema (poi basta con il confronto) è la presenza dei brani filmati nell'uno e nell'altro film: "classici" della Storia del Cinema in Scola, film "importanti" e addirittura difficili; ogni tipo di pratica alta e bassa in Tornatore (Renoir e Ford, Chaplin e Germi, Totò e Poveri ma belli, Silvana Mangano e Catene, Brigitte Bardot e La terra trema). Discorso sussiegoso nell'uno, discorso da cinefilo l'altro.
Tornatore dice che la sua è una nostalgia onesta, non reazionaria. Possiamo convenire che non si tratta di nostalgia disonesta, quanto al resto ci sarebbe da discutere. Ciò che funziona, in Nuovo Cìnema Paradiso, non è tanto la professione amorosa per il cinema (speriamo proprio, a questo punto, che la serie sul cinema-che-fu sia conclusa per sempre) quanto il piacere del racconto, la sua indubbia capacità di affabulazione. Cinema di papà, qualcuno ha detto in tono di disprezzo. Siamo ancora a questo? Vogliamo davvero distinguere tra padri e figli, tra cinema-padre e cinema-figlio?
Certo, la materia trattata da Tornatore è centrata sul rapporto fra le generazioni. Lui stesso si sente un po' il ragazzo incantato dal cinema e guidato dal vecchio proiezionista mutilato (con cui ha all'inizio un rapporto conflittuale), su questo piano inclinato potremmo trovare fitti spunti; citiamo solo la presenza, come responsabili della colonna sonora, di Morricone sr. (Ennio) quale compositore ufficiale e di Morricone jr. (Andrea) quale compositore del "tema d'amore". Cinema dei nonni, dei padri, dei figli, dei nipoti. Che sciocchezza. Quante cose ci insegnano i nonni, al cinema, come sa chi assiste alla proiezione di certi fìlm vetusti in cui scopre con sorpresa soluzioni narrative a torto credute conquiste "moderne".
Forse Tornatore esagera un po' affermando che con il suo film ha voluto internazionalmente rifarsi allo stile di racconto dell'epoca d'oro" del nostro cinema e che ha compiuto un'operazione di linguaggio", ma senz'altro vero che è legittimamente ricorso ai fattori elementari del racconto per immagini, ad elementi semplici, per così dire, riuscendo davvero a far ridere e a commuovere. Operazione di cuore, non di cervello, diciamo pure; ed in una stagione in cui i giovani cineasti mostrano di aver lasciato da parte l'aridità di certi risultati straniti di qualche anno fa, Tornatore esprime al meglio questo ritorno ai sentimenti.
L'importante è adesso fermarsi, non insistere troppo su questa strada, non indulgere al "buoni sentimenti". È sempre questione di equilibrio. Alfredo, il vecchio proiezionista (interpretato benissimo da Philippe Noiret) spinge Salvatore, quando questi parte per Roma, a non tornare più al paese natale, a dimenticarsi di tutti e a guardare soltanto avanti, verso l'avvenire. Notevole contraddizione, se vogliamo, con tutto il racconto, che è un continuo ripiegarsi all'indietro; ma anche un giusto monito per tutti noi, visto che di nostalgia abbiamo ormai fatto il pieno e che, a qualunque età apparteniamo, dobbiamo anche noi guardare in avanti.
“Il cinema è il ricordo, il cinema è la vita”, dice anche Alfredo. Certo, vivere non vuol dire rinnegare i ricordi, vuol dire portarseli dietro, nel fagotto del viandante in cammino, a patto di non sostituirli alla realtà presente. In questo senso, il cinema è esattamente l'opposto della "morte al lavoro", è il ricordo vivo della nostra esistenza, è esperienza preziosa che deve essere assorbita e messa a frutto. Insomma dobbiamo maturare, diventare adulti, fare, non solo sognare. Anche Salvatore, il protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, è prima un ragazzino, poi un giovanotto, poi un adulto, lo vediamo crescere tre volte, affidato a tre attori diversi. (...)
Autore critica:Ermanno Comuzio
Fonte critica:Cineforum n. 284
Data critica:

5/1989

Critica 3:
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