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Atalante (L’) - Atalante (L’)

Regia:Jean Vigo
Vietato:No
Video:Pentavideo, Cde Home Video, Gruppo Editoriale Bramante (Classici in edizione digitale, pepite)
DVD:Ermitage Cinema
Genere:Sociale
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Jean Guinee
Sceneggiatura:Albert Riera, Jean Vigo
Fotografia:Jean-Paul Alphen, Louis Berger, Boris Kaufman
Musiche:Maurice Jaubert e da Canzoni di Charles Goldblatt
Montaggio:Louis Chavance
Scenografia:Francis Jourdain
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Fanny Clar Juliette's motherl, Louis Lefebvre The Kid, Gilles Margaritis The Pedlar, Dita Parlo Juliette, Michel Simon Padre Jules, Jean Daste' Jean, Raphael Diligent Raspautine, Maurice Gilles The head Clerk, Charles Goldblatt Il ladro, Claude Aveline, Rene Blech, Paul Grimault, Genya Lozinska,
Gen Paul, Jacques Prevert, Pierre Prevert, Albert Riera, Lou Tchimoukoff
Produzione:J.-L. Nounez/Gaumont
Distribuzione:Cineteca Nazionale
Origine:Francia
Anno:1934
Durata:

89'

Trama:

Jean, giovane capitano d'un battello, l'"Atalante", si sposa con Juliette, una ragazza di campagna e la porta a vivere con sé. Ma, dopo un pò, Juliette, comincia ad annoiarsi e suggestionata dai racconti del vecchio marinaio "Pere Jules", decide di scappare. Ma, delusa dalla città, la ragazza torna sul battello e lì scopre che il marito geloso l'ha abbandonata. Il vecchio marinaio la riporterà da Jean.

Critica 1:Da questa storia d'amore, Vigo ha tratto un poema ora tutto realistico ora quasi magico in cui quelli che contano sono soprattutto le immagini, con i ritmi cui si affidano e i personaggi al centro con le dimensioni ora dolorose ora distese che assumono.
Autore critica:Gian Luigi Rondi
Fonte criticaIl Tempo
Data critica:



Critica 2:La parabola di Jean Vigo (Parigi, 26 aprile 1905 - ivi, 5 ottobre 1934) coincide con le vicissitudini della sinistra letteraria e artistica francese, posta al confronto con gli sviluppi della Rivoluzione d'ottobre, accettati dapprima con entusiasmo, seguiti con attenzione partecipe e critica, rifiutati al momento della svolta stalinista, vissuti sempre come propri e scontati amaramente con le sconfitte imposte dalla situazione interna e internazionale. Vigo muore, ventinovenne, prima del Fronte Popolare. Partito da posizioni fortemente influenzate dal surrealismo, mosso da un sentimento di rifiuto sarcastico della morale borghese, lucido nel tracciare il ritratto di una città e di un mondo ( A propos de Nice, 1929), s'impegna in una indagine deIle idee che sostengono quella morale, attento stavolta a fondere la satira con una concreta rappresentazione della libertà possibile, osservatore affettuoso di una adolescenza ribelle perché ancora incontaminata (Zéro de conduite, 1932) e giunge all'apologia della libertà, nella quale si bruciano tutti gli umori dissacratori delle esperienze precedenti, per lasciare il posto a una concezione della vita dove i valori positivi (la fisicità dell'amore, l'amicizia, il lavoro, il rapporto non mediato con la natura) si affermano con una pienezza che trova nelle immagini cinematografiche l'espressione più congeniale.
Vigo, inoltre, è un caso che non ha precedenti nella storia del cinema - di identificazione fra biografia e creazione. Non è necessario, con lui, ricorrere a strumenti sottili per penetrare nelIa psicologia di un autore, perché uomo e autore sono la stessa cosa sullo schermo: tutto lì è, per così dire, innocente e disarmata autobiografia. Non occorre scandagliare nell'io profondo (come, ad esempio, per Murnau o per Dreyer) se si vuol giungere alla scoperta della matrice vitale dei suoi tre film esemplari. Quel che si manifesta nell'Atalante era già implicito nella ricerca impostata in A propos de Nice e proseguita senza incertezze in Zéro de conduite. Ed è la stessa vicenda personale di Vigo che si proietta in queste tre fasi: dall'iniziale ribellismo maturato in un collegio di provincia, alla lotta contro la menomazione della malattia (nel 1927 i medici lo mandano a Nizza per curare la tubercolosi), all'incontro con Lydu Lozinska, al matrimonio e alla felicità della vita in comune. Pochi anni, oppressi da gravi difficoltà economiche, e l'avventura si chiude prima che Vigo riesca a completare L'Atalante. Ha quasi un valore simbolico il fatto che ogni biografia raccontata e sul quale non v'è critica che non abbia - opportunamente - insistito. Non essendo più in grado di alzarsi dal letto, il regista diede le opportune disposizioni all'operatore Boris Kaufman per la ripresa della chiatta dall'aereo.
In un villaggio Jean sposa Juliette, figlia di contadini. Al matrimonio è presente il père Jules, vecchio marinaio che ha girato il mondo e che ora aiuta Jean sull'Atalante, una chiatta da trasporto impegnata in una continua spola sui fiumi e i canali della pianura francese. L'osservazione dell'ambiente e dei personaggi popolari è viva e limpida: sono piccoli uomini, sorpresi nella loro esistenza quotidiana con lo stesso affetto con cui il regista aveva guardato i ragazzi di Zéro de conduite, senza alcun pregiudizio ideologico, senz'ombra di populismo.
A bordo dell'Atalante comincia la vita di Juliette, insieme al père Jules e a un mozzo: ognuno è indispensabile all'altro, ognuno riflette sui compagni le proprie gioie, i propri stupori, le proprie malinconie. Per Juliette, quel primo lunghissimo viaggio è la scoperta di un nuovo mondo. Per Jean è la felicità e il lavoro. Per Jules è una consuetudine, che egli riempie con i ricordi delle “favolose” traversate compiute quand'era giovane. Juliette va nella sua cabina, incantata dal bric-à-brac sparso in ogni angolo. Jean si ingelosisce. Ma sono, realmente, nuvole passeggere. Durante le brevi soste i quattro scendono a terra e si dividono. Jules insegue le sue avventure, torna ubriaco e felice. Gli sposi litigano, Juliette comincia a sentire il peso di quella “prigione” galleggiante. Una volta che Jean, nei pressi di Parigi, l'ha portata a ballare, la donna si ribella. Lo pianta, se ne va in città, non sa bene perché e per seguire quale sogno, forse soltanto per essere libera. Jean la cerca affannosamente. Ma la chiatta deve ripartire, ed egli torna sconsolato a bordo. Sono momenti in apparenza banali, per esprimere un'idea altrettanto banale, ma costruisce con minuziosa esattezza, e con una capacità così spontanea di penetrare nei segreti di un'anima semplice, da renderli vivi. Anche le superstizioni popolari acquistano una loro incantevole verità. Dice un proverbio che se tieni gli occhi aperti in acqua vedrai la persona amata. Jean ha già infilato tante volte la testa nel secchio per scoprire se è vero. Adesso, solo e disperato, si getta nell'acqua del fiume, nuota a lungo, vuol morire forse. Ed ecco che davanti appare Juliette in abito da sposa. Jules e il ragazzo, preoccupati delle condizioni di Jean (che ha rischiato anche di farsi licenziare per la sua negligenza), decidono di trovare Juliette ad ogni costo. Un giorno, quando l'Atalante ripassa da Parigi sulla via del ritorno, Jules scende a terra. Non sa dove andare, sa solo che deve scoprire dove s'è nascosta Juliette. Sente una musica che conosce, la canzone che aveva accompagnato i giorni felici degli sposi. Segue questo filo di Arianna e arriva alla meta. È Juliette, ora commessa in un negozio di musica, che, vinta dalla nostalgia, fa suonare il disco. Jules la raggiunge e se la porta via. La riconsegna a Jean. La sorpresa e la gioia esplodono insieme nell'abbraccio frenetico dei giovani. Lontanissimo, dall'alto, il piccolo mondo dell'Atalante ha ripreso il suo cammino.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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