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Toto le Héros - Un eroe di fine millennio - Toto le Héros

Regia:Jaco Van Dormael
Vietato:No
Video:Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Jaco Van Dormael
Sceneggiatura:Jaco Van Dormael
Fotografia:Walther Van Den Ende
Musiche:Pierre Van Dormael
Montaggio:Susanna Rossberg
Scenografia:Hubert Pouille
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Michel Bouquet (Thomas anziano), Jo De Backer (Thomas adulto), Thomas Godet (Thomas bambino), Gisela Uhlen (Evelyne anziana), Mireille Perrier (Evelyne adulta), Peter Bohlke (Alfred anziano), Didier Ferney (Alfred adulto), Sandrine Blancke (Alice), Hugo Harold Harrisson (Alfred bambino), Didier De Neck (Mr. Kant), Pascal Duquenne (Celestin adulto), Fabienne Loriaux (madre di Thomas), Karim Moussati (Celestin bambino), Klaus Schindler (padre di Thomas), Christine Smeysters (Mrs. Kant)
Produzione:Pierre Dussart - Luciano Gloor - Iblis Films - Les Productions Dussart - Metropolis Filmproduktion
Distribuzione:Ambasciata del Belgio - Istituto Luce
Origine:Belgio - Francia
Anno:1990
Durata:

90’

Trama:

Con la faccia immersa nella fontanella del lussuoso salone pseudo-barocco del magnate Alfred Kant, la polizia trova il cadavere di Thomas van Hasebroeck, suo amico-nemico d'infanzia. Costui fin dalla nascita è stato geloso del più fortunato dirimpettaio, ritenendo addirittura di esser stato scambiato con lui in culla durante un incendio nella nursery dell'ospedale. Perso il padre, che fa il pilota per Kant, che ha un grande magazzino, durante un trasporto di materiale a rischio, Thomas comincia ad odiare sempre più Alfred, che non perde occasione per irriderlo e stuzzicarlo con battute e scherzi. La madre si reca intanto a Dover a causa del ritrovamento del velivolo precipitato col marito. I due ragazzi rimangono soli, essendo in un istituto il fratellino mongoloide, Célestin. Thomas adora la sorellina maggiore con un'intensità che sfiora l'incestuoso, ed è terribile la sua disillusione di fronte alla scoperta che ella faccia comunella con Alfred. Sconvolta dalla reazione di Thomas, Alice gli promette di bruciare la casa dei Kant, considerati colpevoli della morte del padre. Ma nell'impresa Alice perisce tra le fiamme. Sconvolto, Thomas prosegue la sua ormai vuota esistenza diplomandosi come ragioniere e vivendo una squallida routine, finchè un giorno allo stadio vede una giovane che gli ricorda Alice: riesce a seguirla ed a scoprirne l'indirizzo. In breve tra i due nasce una relazione, ma Thomas è sconvolto dalle assonanze fisiche ed anche psicologiche tra la sorella morta ed Evelyne. Anch'ella è musicista ed ha i modi affascinanti dell'altra. Finchè un giorno essi decidono di scappare, ma Thomas non va all'appuntamento, e si reca invece a casa di lei, scoprendo che stava per fuggire con la moglie di Alfred. Per lui non c'è ora che una desolata vecchiaia in un ospizio. Ma un giorno Thomas, che ha sempre sognato di fare l'agente segreto e salvare i genitori dalle mire del perfido Kant, con uno stratagemma riesce ad uscire dall'edificio che lo ospita, sottraendo la pistola dell'agente di custodia. Ha letto di un attentato cui Alfred è riuscito a sottrarsi, e, sapendo dove egli si nasconde, decide di ucciderlo personalmente. Ma al momento di vendicarsi, rinunzia. Mentre torna all'ospizio con l'autostop cambia improvvisamente idea: avendo sentito i due killers accordarsi su ora e modalità del crimine, decide di sostituirsi ad Alfred e viene ucciso al suo posto.

Critica 1:Convinto di essere stato scambiato nella culla con un altro bambino, quindi di essere cresciuto in una famiglia non sua e di aver vissuto la vita di un altro, Thomas chiamato con il vezzeggiativo di Toto ospite nel 2027 di una casa di riposo, fantastica di uccidere colui che gli ha rubato la vita, Alfred, ricco e potente. Opera prima del belga J. Van Dormael (1957), il film è narrato con una serie di sconnessioni temporali, secondo il libero flusso dei ricordi e delle associazioni mentali di Thomas. È una storia sotto il segno della morte, ma sorvegliata dagli angeli custodi di un'allegra ironia e di un bizzarro umorismo, molto fiammingo anche nei suoi estri surreali, che le conferiscono un indubbio fascino e l'hanno reso uno dei film più premiati, ammirati e un po' sopravvalutati del 1991.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Che cosa succede nelle prime inquadrature di Toto le héros, il film d'esordio del belga Jaco van Dormael? Uno sparo, un vetro infranto, il cadavere di un anziano riverso in una fontana... Ma chi è il morto? Non lo capiamo subito perché, come in Viale del tramonto di Billy Wilder, è proprio l'ucciso - magia del cinema! - a raccontare la sua vita in un lunghissimo flashback. Thomas, così si chiama, parte addirittura dalla culla: proprio a questo momento, a un furioso incendio che ha devastato l'ospedale in cui è nato, fa risalire l'episodio chiave della sua vita. Nella spaventata concitazione del momento la madre lo avrebbe scambiato con Alfred, il figlio del vicino, partorito lo stesso giorno. Qui starebbe la radice di tutti i suoi problemi: lui è il vero Alfred, ed è quest'ultimo che si è impossessato della vita che gli spettava. Dunque Thomas ha sempre vissuto a metà, incapace di accettare fino in fondo la sua situazione, certo che solo nell'altra casa il suo destino si sarebbe potuto interamente compiere. Una rincorsa affannosa, continuata attraverso tutte le età. L'infanzia, tenera e dolorosa con la dolce mamma, il papà pianista-aviatore, la sorella-amante Alice e il fratellino minorato Celestino; I'età adulta, schiava di un lavoro noioso, ancora una volta vissuta con l'orribile sensazione di essere fuori posto. Ma ecco riapparire il fantasma di Alice (la bambina era morta in un furioso incendio da lei stessa appiccato: il fuoco è l'elemento conduttore del film), nelle vesti di Evelyn, sposa infelice di Alfred. Finalmente, almeno per un attimo, per Thomas è amore vero. Poi, di nuovo, il valzer delle occasioni perdute. Fino alla vecchiaia, subita con risentimento, ambientata in un futuro vagamente alla Blade Runner. Un ultimo incontro con Alfred, finito in rovina: Thomas ha sempre sognato di ucciderlo, ma ora si apre per lui una inopinata occasione di riscatto. Toto le héros è talmente ricco da sbalordire: passato, presente, futuro, realtà e fantasia vi si intrecciano a ritmo vorticoso, come in un sogno. Vi si possono ritrovare echi del grande cinema, coniugati con il linguaggio e le tematiche care ad autori recenti: I'esordiente Jaco van Dormael ci dà l'impressione di nascere subito grande.
Autore critica:Luigi Paini
Fonte critica:Il Sole-24 Ore
Data critica:



Critica 3:Non si sa da quale parte prenderlo, Toto le héros. Non nel senso che il bel film dell'esordiente Jaco van Dormael sia oscuro. Infatti, è oscuro solo fino a che non si decida da quale parte prenderlo. Tutta la storia sta nella testa del vecchio Thomas? oppure in quella di Thomas bambino? Una cosa è certa: niente in essa va preso alla lettera. Non va presa alla lettera l'ambientazione storica. La vicenda dovrebbe coprire l'arco di una lunga vita, settanta od ottant'anni. Così ci sembra di capire, e così viene suggerito dall'autore con qualche cenno fuggevole: le auto, un televisore avveniristico e poco altro. Eppure, nel complesso si ha l'impressione che il tempo non passi, che le atmosfere non mutino, che non mutino gli animi. Il mondo del 2027 è simile a quello tra gli anni Cinquanta e Sessanta del nostro secolo. Non vanno presi alla lettera i personaggi, cioè le loro caratterizzazioni, i confini posti tra essi e tra le loro individualità. È malvagio il padre di Alfred? Oppure è solo Thomas che così lo immagina (da bambino) o lo ricorda (da vecchio)? Evelyn somiglia alla sorella di Thomas, morta in un incendio? È Thomas che se la crea, I'illusione di quella rassomiglianza? O le due sono la stessa persona? Neppure i fatti vanno presi alla lettera. Alla lettera li prende solo Thomas, da bambino e da vecchio. O forse: li prende alla lettera dopo esserseli immaginati, costruiti sulla misura del desiderio e della paura. Il fuoco, soprattutto, ha questa effimera, essenziale realtà. Nel fuoco avviene lo scambio fantasticato dei due neonati nella culla (e Thomas pretende di averne ben certo e chiaro il ricordo). Nel fuoco muore la sorella. Meglio: in esso si dilegua. Nel fuoco si conclude anche la vita di Thomas, cremato insieme con i ricordi antichi e la felicità nuova. E poi c'è l'acqua. C'è quella in cui cade morto Thomas (o si tratta di Alfred?). E c'è anche quella da cui Thomas nasce, pezzettino di niente caduto nel tempo, piccolo veliero approdato dal vuoto. Alla lettera, ancora, non va presa la successione del racconto, con il suo continuo accavallarsi di elementi e sensazioni. Voi provate a pensare che il film sia il prodotto di ciò che Thomas «vede» nell'istante in cui muore, o nell'istante in cui nasce. Come capita nei sogni, I'istante si dilata fino a coprire la durata d'una vita. Meno di tutti va preso alla lettera van Dormael. Il suo personaggio - dichiara - è un bambino pieno di illusioni che diventa un uomo disilluso e che «con tanta frequenza si interroga su chi dovrebbe essere, da non riuscire a essere nessuno». Non che questo non ci sia, in Toto le héros. Anzi, c'è quasi alla lettera (appunto). Ma c'è in una maniera strana, come se l'autore avesse voluto o dovuto trovare un qualche carattere evidente, una qualche storia plausibile, per giustificare agli occhi dello spettatore quel che davvero gli sta a cuore. Cosa mai è, che gli sta a cuore? Forse, proprio le brevi piccole parole che Thomas dice a se stesso mentre le sue ceneri vengono disperse sul mondo da un aereo in volo: «Tutto qua?». Intanto, sotto di lui che si smarrisce leggero nell'aria, gli uomini e le donne si amano lasciandosi scaldare dal sole. E felice, quella domanda. È felice come mai è stata la vita di Thomas, prima di questa conclusione inimmaginata.
Ecco da che parte prenderlo, questo bel film: da quelle parole da nulla. Per quasi novanta minuti la regia ci ha condotti attraverso la complessità apparente della vita. Thomas si è specchiato a lungo nel suo doppio. In Alfred, l'altro se stesso, s’è amato e s'è odiato. In lui ha visto il riflesso di quel che sarebbe potuto essere, o forse di quello che è stato e che non sarebbe voluto essere. E poi ogni cosa si risolve nella semplicità di una constatazione: «Tutto qua?». Tutta qua è la vita, sembra voler dire Thomas: il viaggio di un piccolo veliero, dal vuoto al vuoto. E tutta qua, anche, è la morte: l'evasione dal tempo di un pezzettino di niente. Non era certo il caso di immaginarsi eroe, di illudersi d'essere «Toto le héros». Sconsolata, quest'opera prima di Jaco van Dormael? No, anche ora il film non va preso alla lettera. Soprattutto, non va presa alla lettera la morte di Thomas, che infatti potrebbe essere la sua nascita. L'una e l'altra avvengono nelle fiamme, e nell'acqua: nelle stesse fiamme e nella stessa acqua. La nascita apre il racconto e la morte lo chiude, e però esse si legano tra loro come i due punti da cui un cerchio inizia e in cui finisce. E come quei due punti si confondono nel tutto. In mezzo, c'è il niente di cui Thomas arriva a conoscere la felicità. Che è la stessa - leggera e chiara e «da nulla» - della voce di Charles Trenet che canta “ça fait boom boom”.



Autore critica:Roberto Escobar
Fonte critica:Il Sole-24 Ore
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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