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Fontana della vergine (La) - Jungfrukallan

Regia:Ingmar Bergman
Vietato:No
Video:San Paolo Audiovisivi
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:
Sceneggiatura:Ulla Isaksson
Fotografia:Sven Nykvist
Musiche:Erik Nordgren
Montaggio:Oscar Rosander
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Tor Borong Contadino, Gudrun Brost Frida, Axel Duberg Il magro, Allan Edwall Il mendicante, Leif Forstenberg Contadino, Tor Isedal Il muto, Gunnel Lindblom Ingeri, Oscar Liung Simon, Birgitta Pettersson Karin, Ove Porath Il ragazzo, Axel Slangus Il ragazzo del ponte, Birgitta Valberg Mareta,
Max Von Sydow Tore
Produzione:Svensk Filmindustri
Distribuzione:Cineteca Griffith
Origine:Svezia
Anno:1959
Durata:

89'

Trama:

Karin, la giovanissima figlia di Tore, un ricco proprietario terriero di Venge, è violentata e uccisa da tre pastori che ha incontrato nel bosco mentre si recava ad un santuario dedicato alla Madonna. Per un caso fortuito i tre assassini, compiuto il misfatto, chiedono ospitalità per la notte nella fattoria di Tore, dove vengono accolti e sfamati dai genitori della fanciulla, ancora ignari di tutto. Ma uno dei tre tenta di vendere alla madre della ragazza il vestito che essi le hanno strappato di dosso, dopo averla uccisa. Tutto si fa allora improvvisamente chiaro e Tore, con l'aiuto della moglie che gli ha rivelato ogni cosa, uccide selvaggiamente i tre pastori. Tore con la moglie ed i servi si recano poi sul luogo dove Karin è stata uccisa. Al cospetto della figlia morta egli allora si avvede che la vendetta è stata per lui sterile. Allora in segno di espiazione egli promette a Dio di costruire una chiesa sul luogo stesso. Quando mani amorose sollevano il corpo della fanciulla, dalla terra dove posava sgorga miracolosamente una sorgente.

Critica 1:Ispirato ad una antica tradizione scandinava, il film ricrea magistralmente l'atmosfera e lo spirito della drammatica storia ambientata nel secolo XV. L'essenzialità della figurazione, lo sbozzo vigoroso dei personaggi, il ritmo e il montaggio danno alla vicenda momenti di grande efficacia rappresentativa e di commossa poesia. Fotografia, interpretazione e regia eccellenti.
Autore critica:
Fonte criticaSegnalazioni cinematografiche volume 49
Data critica:

1961

Critica 2:La fontana della vergine sembra voler risarcire i lunghi dubbi e for-nire delle risposte. Al festival di Cannes 1960 molti lo hanno voluto, con-siderare un punto di arrivo, alla confluenza delle diverse vie fin allora battute da Bergman, L'uomo bergmaniano, questa volta, incontra Dio: al contadino omicida della vicenda Dio si appalesa nello sgorgare della fonte miracolosa, ciò che non era toccato in sorte né al professore di Il Posto delle fragole, troppo arido, né al cavaliere di Il settimo sigillo, troppo disperato, né al mago di Il volto troppo disincantato: a nessuno dei precedenti personaggi. Il film ha questa svolta, che è senza dubbio importante. Oggi sappiamo che in effetti Bergman è semplicemente passato a un altro alambicco e non ha ricavato nulla dalla variante, che del resto non si è radicata affatto nella sua problematica. Anche nel momento stesso in cui la attua è possibile notare che tale variante, manifestandosi, non ha reso particolarmente più valido il film sul piano dell'arte né ha lasciato libero da interrogativi il terreno. La limpidezza classica di La fontana della vergine, la sua apparente linearità di esposizione - che qualche critica, allora, ha voluto frettolosamente interpretare come segno di pacificazione spirituale - non è che un primo strato, la “forma” perfetta di Bergman. E una forma perfetta serba ancora spazio per molte crisi, per infiniti segreti.
A parte tutto questo, a noi sembra che tanta fittizia semplicità nasconda di nuovo parecchi crittogrammi e deliberata sontuosità e molteplicità di simboli divergenti. Primo fra tutti quello, che riteniamo essenziale, della serva-sorella muta che accompagna la ragazza nel suo tragico viaggio. Senza una decifrazione assai attenta di tale personaggio non si comprende La fontana della vergine. Quella serva dalle fosche reticenze è probabilmente la vita vera, in senso esistenziale e non in senso cristiano (come invece la serva-genitrice che vedremo in Sussurri e grida). Ed è anche il vero Bergman, quanto lo era lo scudiero del Settimo sigillo: la “seconda testa” - quella raziocinante e sfidante - di chi va al sacrificio, o all'ascesi, o al prodigio.
Comunque sia, resta inteso, e ciò va ripetuto ad onore di Bergman, che La lontana della vergine non è affatto composto in funzione e in attesa della sequenza finale, cioè del prodursi dei miracolo della sorgente nel bosco. Non è una dimostrazione; è se mai un nuovo campo di batta-glia. D'altronde la critica cattolica è stata la prima ad accorgersi che il miracolo proposto da Bergman è inteso prima in senso drammatico che in senso religioso, che insomma la violenza del racconto prepara un unico scioglimento spirituale, altrettanto violento, in direzione contraria. Questo non ha impedito che dopo la proiezione al festival di Cannes, il film fosse brutalmente manomesso. Come scrive Lo Duca, “Karin viene stuprata, lapidata e uccisa. Mai il cinema ha mostrato un'azione simile con spirito così puro. Perciò la censura l'ha tagliata”.
Autore critica:Tino Ranieri
Fonte critica:Ingmar Bergman, Il Castoro Cinema
Data critica:

12/1974

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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