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Parla con lei - Hable con ella

Regia:Pedro Almodovar
Vietato:No
Video:Warner Bros Home Video
DVD:Warner Bros Home video
Genere:Drammatico
Tipologia:La condizione femminile, Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Pedro Almodovar
Sceneggiatura:Pedro Almodovar
Fotografia:Javier Aguirre
Musiche:Alberto Iglesias
Montaggio:Jose' Salcedo
Scenografia:Antxon Gomez
Costumi:
Effetti:David Martin, Montse Ribe'
Interpreti:Javier Camara (Benigno), Dario Grandinetti (Marco), Leonor Watling (Alicia), Rosario Flores (Lydia), Geraldine Chaplin (Katerina Bilova), Pina Bausch (se stessa), Caetano Veloso (se stesso)
Produzione:El Deseo S.A. - A3 Tv - Via Digital
Distribuzione:Warner Bros.
Origine:Spagna
Anno:2002
Durata:

112'

Trama:

Benigno è un infermiere. Nella clinica "El Bosque" si prende cura di Alicia, una ballerina entrata in coma a causa di un incidente stradale. Nello stesso ospedale è ricoverata Lydia, una donna torero ferita da un toro, anche lei in coma e fidanzata di Marco, uno scrittore quarantenne. Benigno ricorda di aver incontrato Marco durante uno spettacolo di Pina Bausch. Un giorno lo ferma per parlare un po' e da quel momento nasce un'intensa amicizia. Nelle ore passate tra le mura della clinica, le vite dei quattro personaggi si intrecciano e gli avvenimenti del passato, del presente e del futuro conducono Benigno, Marco, Lydia e Alicia verso il loro insospettabile destino.

Critica 1:E' il film più profondo di Almodòvar, che ora innalza lo sguardo sulla fragilità umana dal grottesco eccentrico all'inesprimibile. Spettatori vicini a Café Muller, nel quale Pina Bausch prova che il corpo femminile pesa e vola insieme, Benigno e Marco si ritrovano in ospedale: Benigno è l'infermiere che assiste nel coma Alicia, giovane ballerina; Marco è il fidanzato di Lydia, celebre torera, maestra di lievità e giravolte, ora in coma dopo tremende lacerazioni. Il primo, minorato e innamorato, parla intimamente con Alicia e ascolta, fino all'estremo, il suo corpo immobile, appassionandosi a un film muto dove un uomo rimpicciolito entra nella vagina dell'innamorata. Il secondo, giornalista e amante tormentato. L'epilogo, da non raccontare, sospende l'esperienza dell'incontro etereo e sostanziale tra maschile e femminile, nel quale il corpo che giace e quello che danza si fondono, mentre Veloso canta “Cucurrucucu Paloma”. Tra Bunuel e Truffaut, è un melodramma elegiaco sulla solitudine del maschio.
Autore critica:Silvio Danese
Fonte criticaIl Giorno
Data critica:

28/3/2002

Critica 2:Ormai, nei manifesti, si chiama semplicemente Almodóvar, senza bisogno del primo nome. Tutti lo conoscono. Il suo cinema è una certezza, uno dei pochi che sappiano ancora mettere in scena l'amore e anche i grandi dolori della vita; ma sempre violentandoti con la tenerezza e strappandoti, di passaggio, più d'un sorriso. La struttura narrativa di Parla con lei, che fa centro in un "ospedale dei destini incrociati", è sapiente: configura una sorta di eterno ritorno indicato da tre didascalie esplicative, che abbinano in tre diverse combinazioni i nomi dei personaggi principali. Lydia e Marco. Lasciati dai rispettivi partner, una matadora e uno scrittore s'innamorano; mentre si esibisce nell'arena la torera viene incornata ed è ricoverata, in coma. Alicia e Benigno. Un infermiere dello stesso ospedale assiste Alicia, la giovane ballerina di cui è perdutamente innamorato, anche lei in stato comatoso per un incidente. Durante le veglie lo scrittore e l'infermiere diventano amici. Alicia e Marco. Dopo una serie di drammi, i superstiti del quartetto s'incontrano a teatro: tra loro, si stabilisce come un arcano flusso d'amore. All'interno dei tre capitoli, la storia si muove avanti e indietro nel tempo, rivelandoci tratti della vita dei personaggi mediante flashback di sobria economia narrativa. Se i temi sono dolenti o scabrosi (la maternità della ragazza in coma), si sente che Almodóvar è diventato buono. Diversamente dai suoi primi film, quello che mette in rappresentazione è un mondo sostanzialmente benevolo, senza veri cattivi, con infermieri dediti al malato e carceri-modello che ospitano non galeotti, ma "internati". Il male è - per così dire - ontologico, perché la malattia, la morte, la solitudine appartengono alla vita umana e gli unici antidoti possibili sono l'amore, la solidarietà, l'amicizia. In questo senso, Parla con lei è l'ideale prosecuzione di Tutto su mia madre, come del resto sottolinea un artificio scenico: l'altro film finiva con un sipario, questo inizia dallo stesso sipario. Impregnato di sincera fede nell'amore, il regista non dimentica come si dirigono gli attori; sembra quasi contagiarli, traendo da un cast di volti semisconosciuti un potere di convinzione che molte star nemmeno si sognano.
Autore critica:Roberto Nepoti
Fonte critica:la Repubblica
Data critica:

30/3/2002

Critica 3:Vegliare accanto al letto di una persona in coma è un'esperienza che non auguro a nessuno, ma nella sua drammatica ineluttabilità può insegnare alcune cose sulla vita e sul suo contrario. Nel frangente i medici raccomandano di parlare al malato perché nessuno sa che cosa gli perviene o meno. Finché in chi assiste affiora la sensazione di non star parlando al muro, ma a un essere umano presente o assente nello stesso tempo. C'è gente che parla con gli animali, sicura di farsi intendere da cani, gatti e uccellini. Perché non dovremmo comportarci allo stesso modo con i nostri simili? Parla con lei è appunto il titolo del film di Pedro Almodóvar, che mette in scena due uomini innamorati di due donne in coma. L'infermiere Javier Camara si occupa devotamente dell'aspirante ballerina Leonor Watling, che da quattro anni vegeta senza dar segni di vita; e il giornalista Dario Grandinetti trepida per le analoghe condizioni della torera Rosario Flores, travolta da un bestione del peso di cinquecento chili. Mi fermo qui nel racconto di ciò che accade sullo schermo per non smontare le sorprese di questo film lancinante e imprevedibile. Almodóvar si è ispirato alla bizzarria delle cronache: una donna che si è svegliata dal coma dopo anni, un a gestante in catalessi che ha dato alla luce un figlio. Il talento del regista sta nel presentare le situazioni più assurde con un massimo di naturalezza. Parla con lei, «Hable con ella», procede arricchito da spunti suggestivi: Pina Bausch nel balletto «Café Muller», un serpente ammazzato sul pavimento della cucina, la torera che indossa il «vestido de luz», la scuola di ballo di Geraldine Chaplin, Caetano Veloso che canta «Cuccurucucu paloma», un finto film muto datato 1924 dove un ometto rimpicciolito s'inoltra baldanzoso nel sesso dell'amata. Anche Ferreri avrebbe potuto sviluppare uno spunto del genere, ma Almodóvar si differenzia per la pietas che lo induce a far rientrare le morti apparenti nella giostra vitale dei sentimenti, fra gelosie, tradimenti, seduzioni e nascite. C'è perfino la resurrezione di un personaggio, collegata con l' autocondanna a morte di un altro; e per quelli che restano, forse, ci sarà un futuro. Strutturato a capitoli con stimolante libertà, vissuto da complici perfetti della regia, complesso e semplice come la vita, Parla con lei di Almodóvar (vogliamo aggiudicargli senza riserve l' etichetta massima?) è un capolavoro.
Autore critica:Tullio Kezich
Fonte critica:Corriere della Sera
Data critica:

30/3/2002

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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