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Pa-ra-da - Pa-ra-da

Regia:Marco Pontecorvo
Vietato:No
Video:
DVD:01
Genere:Drammatico
Tipologia:Diritti umani - Esclusione sociale, Disagio giovanile, Infanzia di ogni colore
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:
Sceneggiatura:Marco Pontecorvo, Roberto Tiraboschi
Fotografia:Vincenzo Carpineta
Musiche:Andrea Guerra
Montaggio:Alessio Doglione
Scenografia:Paola Bizzarri
Costumi:Sonoo Mishra
Effetti:Pablo Mariano Picabea
Interpreti:Jalil Lespert (Miloud), Evita Ciri (Livia), Daniele Formica (Don Guido), Gabriel Adrian Rauta (Mihai), Patrice Juiff (Stephane), Robert George Valeanu (Cristi), Cristina Nita (Tea), Liviu Bituc (Mosu), Florin Precup (Vlad), Andreea Perminov (Alina), Iulian Bucur (Constantin), Georgiana Anghel (Maria), Gabriel Huian (Viorel
Produzione:Marco Valerio Pugini e Ute Leonhardt per Panorama Films-Rai Cinema-Yalla Films-Domino Film Ltd
Distribuzione:01 Distribution
Origine:Italia
Anno:2008
Durata:

100’

Trama:

È la vera storia di Miloud Oukili, clown di strada di origine franco-algerine, che, poco più che ventenne, arriva a Bucarest nel 1992, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu. Qui entra in contatto con i cosiddetti “boskettari”: bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, che vivono ammassati nel sottosuolo, nella rete dei canali dove passano i tubi del riscaldamento. Miloud usa il suo carisma per penetrare il muro di sospetto con cui questi bambini si difendono e riesce ad insegnare loro le attività clownesche tanto da – dopo numerose difficoltà – riuscire a creare una vera e propria compagnia circense che metterà in scena uno spettacolo nella piazza principale di Bucarest. Pa-ra-da è il nome dell’affermato gruppo circense fondato da Miloud che ancora oggi porta in giro per l’Europa i propri spettacoli.

Critica 1:Il clown come angelo buffo e salvifico è arrivato al cinema già con le fattezze e i trucchi di Robin Williams e del suo Patch Adams, portatore sano di risate nelle corsie degli ospedali. Amato dai pazienti, contestato da colleghi e “superiori”, la sua vita non facile finì in un bel film di successo. Ora ci riprova Marco Pontecorvo, ottimo direttore di fotografia, che con questo film di ricostruzione – lo stile è quello di un documentario, grazie a un 16mm molto efficace – ci racconta la storia di Miloud Oukili, pagliaccio francese di origini algerine che nel 1992, nel suo vagabondare creativo di giovane artista inquieto approdò nella Romania post Ceausescu. Qui il cineasta, con umiltà e mutuando la stessa sensibilità verso le crepe del sistema del padre Gillo, ne ripropone le gesta. Perché Miloud scopre la realtà dei piccoli sbandati romeni tra i 3 e il 16 anni, centinaia di microcriminali definiti “boskettari” abbandonati a se stessi, sniffatori di vernice e sessualmente sfruttati. Decide di aiutarli con un naso rosso, un monociclo, insegnandogli il valore della risata lì dove c’è solo la disperazione e trasformando periferie dimenticate in isole felici.
Ovviamente non starà bene praticamente a nessuno: buoni e cattivi, con e senza divise, frappongono tra Miloud e i suoi piccoli discepoli ostacoli apparentemente insormontabili, dall’accusa infamante di abusi sessuali ripetuti alla burocrazia, passando per la prudenza delle organizzazioni umanitarie. Miloud, però, sfacciatamente presuntuoso almeno quanto è idealista, orgogliosamente imperfetto come lo sanno essere solo i veri eroi, non si è fermato e ora del suo metodo ha fatto sistema. Partendo da qui sono nati a ogni latitudine appartamenti sociali, centri diurni, progetti artistici stabili, figli di un movimento e di una fondazione internazionale e multietnica. Una storia che doveva essere raccontata, in tutta la sua imprudenza e gioia di sopravvivere. Pontecorvo sceglie il realismo, una fotografia asciutta e aderente ai colori e alle luci spente di una nazione alla deriva, ma soprattutto ha l’intelligenza di affidare il racconto a visi e talenti potenti. L’espressivo e intenso Jalil Lespert affiancato dalla talentuosa e affascinante Evita Ciri (altra figlia d’arte, la madre è Paola Pitagora) sono, fin dai lineamenti, il segno di questa straordinaria normalità. Un film vero e bello come il suo protagonista, a cui si perdonano anche alcune scorciatoie emotive e narrative da piccolo schermo.
Autore critica:Boris Sollazzo
Fonte criticaLiberazione
Data critica:

19/9/2008

Critica 2:Il bravo clown franco algerino Miloud Oukili, oggi 36enne, scuola dei Fratellini, giunge giovanissimo in Romania nel 1992, per restarci pochi mesi e non 13 anni, incrociando la sua vita con i ragazzi dello zoo di Bucarest. Un’ umanità disperata, fuggita dagli orfanotrofi, che vive nelle fogne, nei sottofondi della città povera e violenta, ancora sconvolta dalla guerra civile dopo la caduta di Ceausescu. Quello che accadde poi e che Marco Pontecorvo, figlio del grande Gillo cui il film è dedicato, ci racconta in un film senza retorica né moralismi, è la storia di un vero miracolo sociale, del trionfo della volontà, della costanza e del riscatto. Pa-ra-da, nome di un’associazione benefica nata nel 1996 e dell’affermato gruppo circense che gira con successo per l’Europa, è infatti il risultato del lungo “corteggiamento” che Miloud ha fatto nei confronti del bambini dei tombini, detti “boskettari”, che vivevano sporchi di accattonaggio e prostituzione fra tubi e canali, sniffando colla, vernici e spacciando, imitando, quasi mimando i peccati mortali degli adulti. Il primo film di Pontecorvo, direttore della fotografia, ripercorre in modo impressionistico questo pezzo di vita verista, alla Zola, per dare un contributo morale a quella storia ma anche ad altre storie che oggi girano per il mondo e che hanno a che fare con l’ingiustizia. Difficile, se non si è Fellini, non cadere nei tranelli del clown che piange col viso rigato di nero, eppure il regista quasi sempre ci riesce, insegnandoci che l’ arte del ridere, virtù del circo, sintetizzata nel naso rosso posticcio, può avere un preciso scopo umanitario e riscattare la giovinezza di oltre mille ragazzi, aiutando le potenzialità artistiche nascoste sotto il degrado. Vissuto, più che interpretato, con perfetta aderenza da molti dei veri ragazzini e da Jalil Lespert, il film coprodotto con Rai 01 invita a non darsi per vinti: il finale mostra quanto bisogno ci sia oggi non di impronte digitali dei bimbi rumeni ma di film come Pa-ra-da, un happy end meritato.
Autore critica:Maurizio Porro
Fonte critica:Il Corriere della Sera
Data critica:

19/9/2008

Critica 3:
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