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Piccolo Cesare - Little Caesar

Regia:Mervyn Le Roy
Vietato:No
Video:Cinehollywood, Videobox, Ricordi Video, 20th Century Fox Home Entertainment
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal romanzo omonimo di W.R. Burnett
Sceneggiatura:Francis Edward Faragoh, Robert N. Lee
Fotografia:Tony Gaudio
Musiche:Erno Rapee
Montaggio:Ray Curtiss
Scenografia:Anton Grot
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Edward G. Robinson (Cesare Enrico 'Rico' Bandello), Douglas Fairbanks Jr. (Joe Massara), Glenda Farrel (Olga Strassoff), Stanley Fields (Sam Vettori proprietario del Palermo Club), William Collier Jr. (Tony Passa), Sidney Blakmer (Big Boy)
Produzione:First National
Distribuzione:Cineteca Nazionale
Origine:Usa
Anno:1930
Durata:

84'

Trama:

Due gangsters italo-americani, Cesare 'Rico' Bandello e Joe Massara, si danno da fare con imprese di modesta levatura, ma desiderano una rapida e fortunata carriera. Bandello, detto anche "piccolo Cesare", è il duro deciso a farsi strada mentre Joe sogna di togliersi dall'ambiente e diventare un famoso ballerino. Riescono ad entrare nella gang di Sam Vettori e Rico si mette in luce imponendosi in modo tale da diventarne presto il capo indiscusso. La rapida ascesa di Rico rende ancor più vigili ed attive le forze dell'ordine mentre si accende una lotta senza quartiere tra bande rivali. Joe intanto, pur non riuscendo del tutto a sottrarsi al dominio morale di Rico, ha realizzato il suo desiderio e si esibisce in coppia con una celebre ballerina, Olga Strassoff. E' appunto lei che, per amore del suo partner, fa di tutto per toglierlo dalla gang fino a denunciare Rico alla polizia. Costui, quando è sul punto di vendicarsi di Joe e di Olga, al pensiero dell'antica amicizia non si sente di sparare. Braccato dalla polizia, è costretto a fuggire. La banda si sfascia e "piccolo Cesare", dopo essere finito tra i "barboni" di un dormitorio pubblico, in un estremo tentativo di ritornare in auge finisce crivellato dai colpi della polizia che gli dà la caccia.

Critica 1:Italo-americano dalla pistola facile tenta la conquista di Chicago. Classico del genere gangsteristico, caratterizzato, oltre che dalla memorabile interpretazione di E.G. Robinson, dal taglio spedito e asciutto, quasi cronachistico del racconto, tratto da un romanzo di W.R. Burnett.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:In cima alla serie c'è Little Caesar («Il piccolo Cesare», First National) in cui il prototipo degli attori «hard-boiled», Edward G. Robinson, impersona un tipo assai comune di gangster, l'immigrato italiano (il personaggio si chiama Rico Bandello e si trova con i suoi al «Palermo Club», il cui motto è «Amicizia e fedeltà»: la censura fascista proibisce il film) che eliminando spietatamente i deboli e che gli dà fastidio diventa con la prepotenza uno dei capi riconosciuti della malavita. Tutti sanno chi è e cosa fa, anche i poliziotti, ma Rico è tanto furbo e tanto cinico da prendersi apertamente gioco dei tutori della legge (proprio come avveniva nella realtà). Il finale vedeva Rico, costretto a nascondersi dopo la decadenza in un ospizio per vagabondi, uscire allo scoperto solo per vanità, per far vedere che è ancora il «Cesare» della mala, e finire impallinato dalla polizia che lo attende al varco. Ma nonostante questa soluzione punitiva il pubblico fu scioccato dalla durezza, dalla perentorietà, dall'autorevolezza spietata del personaggio, che ai loro occhi rappresentava bene lo spirito dell'aggressività armata di quegli anni.
In questo film - dice Lewis Jacobs nella sua «Avventurosa storia del cinema americano» - gli spettatori videro il mondo duro e combattivo dove la questione del diritto passava in seconda linea in confronto alla supremazia della forza, quel mondo aspro di interessi elementari dal quale essi stessi erano minacciati». Notevolissima la forza rappresentativa del racconto: il ritratto del protagonista megalomane, che è sempre teso come un arco, sempre sicuro di sé, ma ci dà dentro col pettinino ed ama contemplarsi in fotografia; la rapina iniziale durante una festa di capodanno, risolta a dissolvenze incrociate, anzi incatenate in un ritmo convulso, palpitante; le «punizioni» dei traditori, uccisi e spregiati nel loro residuo di perbenismo o addirittura di spiritualità («Ti ricordi quando cantavi in chiesa?» - chiedono all'autista della banda che tentenna per paura, prima di impallinarlo, e fanno secco sui gradini di una chiesa il complice pentito che vuol andare a confessare tutto al prete).
Chi firma la regia, capendo al volo il ritmo da dare a questo tipo di film ed abolendo nettamente ogni digressione, ogni riflessione, ogni psicologismo, facendone un racconto pulito come un osso, è Mervyn Le Roy, un trentenne inghippato con i «bigs» di Hollywood (nipote di Jesse Lasky, sposò poi la figlia di un Warner) che aveva già saputo rispecchiare lo spirito dinamico del tempo in film pieni di ragazze che vogliono conquistare uomini e soldi.
Autore critica:Ermanno Comuzio
Fonte critica:Cineforum n. 145
Data critica:

6-7/1975

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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