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Siamo tutti in ballo! - Mad Hot Ballroom

Regia:Marilyn Agrelo
Vietato:No
Video:
DVD:Mikado
Genere:Commedia
Tipologia:Disagio giovanile, Diventare grandi, Infanzia di ogni colore, La musica
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori
Soggetto:Amy Sewell
Sceneggiatura:
Fotografia:Claudia Raschke
Musiche:Joseph Baker, Steven Lutvak
Montaggio:Sabine Krayenbuhl
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Tara Devon Gallagher, Madeleine Hackney, Charlotte Jorgensen, Rodney Lopez, Victoria Malvagio, Stacee Mandeville, Ann Reinking, Yomaira Renoso, Allison Sheniak, Solomon Singer, Alex Tchassov, Vanessa Villalobos
Produzione:Just One Productions
Distribuzione:Mikado
Origine:Usa
Anno:2005
Durata:

105’

Trama:

Il mondo delle gare di ballo vissuto da alcuni bambini di New York, tutti provenienti da situazioni familiari e ambientali diverse. Ragazzi di undici anni appartenenti a cinquanta scuole pubbliche della Grande Mela si sfidano nell'annuale Rainbow Team Matches a suon di foxtrot, merengue, rumba, tango e altre danze. Attraverso il ballo e la competizione, imparano a esprimere se stessi e a stabilire i rapporti con gli altri, a capire cosa vuol dire dedizione e sacrificio ma anche quanta gioia può dare raggiungere la sospirata vittoria.

Critica 1:Piccola premessa. Siamo tutti in ballo! è un documentario. Questa precisazione è doverosa per spronare alla visione del film tutti quelli che, concependo il danzare come un qualcosa che vada ben oltre lo sculettare in televisione, forse fuorviati da un titolo non proprio azzeccato, non avevano intenzione di comprare il biglietto. É implicito anche che tale affermazione possa fungere da deterrente (e non è di certo un male) per tutti quei giovinastri "De Filippiani" che pensavano di poter assistere all'ennesima scialba pellicola adolescenziale tutta mossette, mugolii e scaldamuscoli.
Dopo questi dovuti distinguo, concentriamoci sul film.
Mad Hot Ballroom o Siamo tutti in ballo! (com'è stato ignobilmente tradotto nella versione italiana) è un docu-movie realizzato da Marilyn Agrelo, che qui si cimenta per la prima volta nel lungometraggio. Ambientato in quel vitale crocevia di culture che è New York, il film racconta la colorata cronaca di tre classi di bambini, provenienti da altrettante scuole medie, intenti ad allenarsi, con degli istruttori professionisti, in vista dell'annuale gara di ballo che coinvolge ad ogni edizione circa quarantotto scuole della città. La Agrelo, non volendo dare un unico punto di vista alla pellicola, ha preferito seguire dalle settimane che precedevano la competizione fino alla proclamazione del vincitore, le classi di tre istituti dislocati in zone di New York assai differenti tra loro sotto molteplici punti di vista, potendo far emergere l'eterogenia di sapori, lingue e "ways of life" che si mescolano in quella che notoriamente è definita la capitale del mondo.
Sono gli stessi bambini che, raccontando questa bizzarra avventura, ci aprono le porte del loro mondo fatto di risate, smorfie ma anche di un'inaspettata lucida maturità con la quale leggono e percepiscono una realtà tanto complessa e talvolta alienante. Fra un passo di Foxtrot, Rumba, Tango e Swing, ci vengono presentati gli allievi della P.S. 150 (Public School) di Tribeca, disinvolti e dall'animo quasi bohemienne, oppure i baby ballerini della P.S. 115 di Washington Heights nella maggior parte dei quali scorre caldo sangue dominicano, per poi finire con i divertentissimi allievi della P.S. 115 di Brooklyn, fieri rappresentanti di uno dei quartieri più popolari di New York.
"Siamo tutti in ballo!" ha un fascino e un'energia impressionanti. Se pur lo si inizia a guardare distrattamente, magari anche con quel po' di scetticismo che mai si nega ai film puramente "danzerecci", dopo pochi minuti ci si scopre irrimediabilmente conquistati dalla spontaneità di questi novelli Fred Astaire. Bisogna far "tanto di cappello" di fronte alle scelte tecnico-stilistiche attuate da Marylin Agrelo poiché soltanto le peculiarità del genere documentaristico avrebbero potuto rendere e riproporre in maniera così vera, intensa e vibrante la narrazione di un tema che in apparenza può sembrare superficiale e poco interessante o almeno unicamente rivolto agli addetti al settore. Il film non si limita esclusivamente a testimoniare i progressi e le "sofferenze" agonistiche dei bambini nell'arco delle settimane d'intenso lavoro con i maestri di ballo e le proprie insegnanti, infatti, l'aspetto più singolare e coinvolgente emerge quando la macchina da presa si sofferma a carpirne la voce, le parole e i gesti.
Seguiti costantemente dalla videocamera dell'Agrelo, i nostri piccoli protagonisti, dapprima intimoriti dinnanzi ad un "occhio" tanto invadente, iniziano poco a poco a sciogliersi e smaliziarsi, cominciando a condividere con lo spettatore pensieri, dubbi, certezze e opinioni alle quali solitamente non si da ascolto o non si presta attenzione. La gara e l'elemento competitivo, pur essendo fulcro dell'intreccio, passano quasi in secondo piano, lasciando molto più spazio ad un osservazione quasi "socio-antropologica" di come il ballo spinga i bambini a relazionarsi tra loro, facendo così combaciare mondi che, per quell'età, sono generalmente percepiti come lontani o addirittura antitetici. Questi "adulti in miniatura" iniziano, ciascuno a modo suo, a disquisire chi sulla propria repulsione verso l'altro sesso (facendo quasi a gara per il "blah" più forte) chi invece sulla particolare "simpatia" provata nei confronti di quello o quella compagnetto/a, oppure si perdono in monologhi sull'amicizia, sulla scuola, su New York, sulla loro vita e naturalmente sul ballo.
Siamo tutti in ballo! è quindi una divertente, allegra e avvincente (non ci si deve scordare del trofeo in palio) testimonianza visiva di come un esperimento "didattico", qual è stato quello di avvicinare la danza al complesso mondo dei bambini, si sia rivelato un vero successo rappresentando, per questi piccoli cittadini, oltre che una sana attività fisica, anche uno stimolo per poter guardare al di là del proprio quartiere, alla ricerca di una condivisione reciproca che gli permetta di "sopravvivere" con un po' più di spensieratezza in una metropoli nella quale "vivere" non è affatto una cosa da poco.
C'è solo da imparare!
Autore critica:Marco Cocco
Fonte criticaCineciak.it
Data critica:

21/04/2006

Critica 2:Un'organizzazione "no profit" (l'American Ballroom Theater) dal '94 promuove corsi gratuiti di ballo – dal merengue allo swing – nelle scuole pubbliche di New York, con tanto di gara finale. Il nobile progetto è cresciuto, e ora coinvolge una sessantina di istituti. Amy Sewell, co-produttrice e sceneggiatrice di questo pluripremiato documentario (è inoltre scrittrice, giornalista e pittrice), ne aveva già fatto un articolo. Entusiasta dell'esperienza, per valorizzarla ha coinvolto l'amica Marilyn Agrelo, autrice di spot, produttrice di film indipendenti e organizzatrice di raccolte di fondi umanitari, che con l'occasione ha debuttato nel lungometraggio come regista. Le due si sono focalizzate su tre scuole multietniche, sui momenti di lezione e di vita sociale fino al gran giorno della "sfida".
Maestri e undicenni ci fanno presenti le molteplici qualità educative e benefiche della musica e della danza, che offrono l'opportunità di salvare i giovani dalla strada, superare i ghetti delle comunità di appartenenza, conoscere altre culture e l'introduzione all'arte. L'intento è farli uscire dal loro guscio, renderli orgogliosi di se stessi e delle proprie radici, capaci di disciplinarsi. Essi possono stringere nuove amicizie, e così se qualcuno non conosce la lingua tutti lo aiutano, se è grassottello non importa, perché è una persona. Viene meno pure la separazione tra maschi e femmine – tipica dell'età – trovando la chimica della coppia giusta, per poi guardare l'altro "come fosse l'ultima volta" e trasmettersi emozioni. Si premiano la partecipazione, l'impegno, e ci si prepara alle sconfitte della vita, contenti per chi vince purché "non si vanti, perché farebbe sentire gli altri delle nullità". Tutto attraverso un'attività divertente, che fa sentire bene e pieni di energia.
Difatti la vitalità, l'eccitazione, il nervosismo dei ragazzi si diffonde, e seguendoli cambiare in ladies e gentlemen o consolandoli per il mancato passaggio delle eliminatorie, gli insegnanti si commuovono. E non solo loro.

"Quando non sai ballare vuol dire che da piccolo non ballavi."
Autore critica:Federico Raponi
Fonte critica:film up
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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