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Spettacolo di varietà - Band Wagon (The)

Regia:Vincente Minnelli
Vietato:No
Video:Mgm Home Entertainment, Biblioteca Rosta Nuova
DVD:
Genere:Musicale
Tipologia:La musica
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Betty Comden, Adolph Green, Alan Jay Lerner, tratto da "The Band Wagon" di George Simon Kaufman
Sceneggiatura:Betty Comden, Adolph Green, Alan Jay Lerner
Fotografia:Harry Jackson
Musiche:Arthur Schwartz; canzoni: By Myself, A Shine On Your Shoes, That's Enterteinment, I Guess I'll Have To Change My Plains, Dancing In The Dark, I Love Louisa, New Sun In The Sky, Louisiana Hayride, Triplets, Beggar's Waltz, High And Low, You And The Night And The Music, Som
Montaggio:Albert Akst
Scenografia:Preston Ames, Cedric Gibbons
Costumi:Mary Ann Nyberg
Effetti:Warren Newcombe
Interpreti:Fred Astaire (Tony Hunter), Cyd Charisse (Gabrielle Gerard), Oscar Levant (Lester Marton), Nanette Fabray (Lily Marton), Jack Buchanan (Jeffrey Cordova), Ava Gardner (se stessa), Robert Gist (Hal bentos) , Donald Kerr (reporter), James Mitchell (Paul Byrd)
Produzione:M.G.M.
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1953
Durata:

112'

Trama:

Un ballerino ed attore, un tempo rinomato, Tony Hunter, che da qualche anno non prende parte a spettacoli, viene a trovarsi in ristrettezze economiche. Essendosi recato a New York, va a trovare Lester e Lili Marton, buoni amici suoi, che gli propongono di essere l'interprete di una loro rivista. Il produttore-regista sarà un uomo di talento, che gode gran fama, Jeffrey Cordova. Questi ingaggia come ballerina un'artista assai nota, Gaby Gerard, e trasforma il copione, facendo della rivista musicale quasi una versione moderna del Faust. Benchè non approvi le idee di Cordova, Tony partecipa, come interprete, alla rivista, che alla prima rappresentazione a New York cade miseramente. Cordova deve riconoscere che Tony aveva ragione; la rivista viene rifatta secondo le idee di Marton e verrà realizzata sotto la direzione di Tony. Per procurarsi il denaro necessario, Tony vende alcuni quadri, ultimo avanzo della sua passata agiatezza. Rappresentata in provincia la nuova rivista è accolta favorevolmente: a New York il successo è trionfale. Tony è felice: oltre al successo artistico, ha conquistato il cuore di Gaby.

Critica 1:Ballerino-attore disoccupato propone uno spettacolo che un regista megalomane trasforma in una versione musicale del Faust. Un vero fiasco. Fatte le giuste correzioni, si trasforma in un trionfo. Musical che ha lasciato un segno nella storia del genere e che costituisce una tra le più soddisfacenti prove di F. Astaire: da ricordare Dancing in the Dark e Girl Hunt, a Murder Mystery in Jazz con C. Charisse e il trio di neonati in Triplets. Bello il copione di Betty Comden e Adolph Green. Notevoli le musiche di Howard Dietz e Arthur Schwartz con coreografie di Michael Kidd. Incisiva la regia, bravissima C. Charisse.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:The Band Wagon (Spettacolo di varietà, 1953) (è) considerato quasi unanimemente il capolavoro di Minnelli (insieme a Meet Me in Saint Louis) e uno dei migliori « musicals » mai prodotti in assoluto. Qui il regista, coadiuvato come sempre da una serie di ottimi collaboratori e sostenuto soprattutto da una intelligente sceneggiatura firmata da due specialisti del «genere», Betty Comden e Adolph Green (gli stessi di Cantando sotto la pioggia), ripropone sostanzialmente la situazione tipica del «musical» anteguerra: la nascita di uno spettacolo, con tutti i problemi che vi sono connessi, fino al giorno trionfale della prima. Piú che il «risultato» dello spettacolo (com'è ad esempio il sogno di Ziegfeld in Ziegfeld Follies), qui ha importanza ciò che gli sta dietro: le indecisioni, i contrasti, le prove, i rapporti tra i vari personaggi della compagnia.
È lo stesso schema narrativo di molti film degli anni Trenta. Anche qui, d'altra parte, lo spettacolo diventa pretesto di rappresentazione dei numeri musicali (si pensi, per avere una idea del «musical» anni Trenta, a Il Boy-Friend di Ken Russell, del 1972, che ne riprende tutti gli schemi). Minnelli naturalmente non rinuncia alla sua idea della «integrazione» dei numeri musicali nella parte narrativa, cosí che ad esempio il numero piú apprezzato dai critici (…) è la danza al Central Park tra Fred Astaire e Cyd Charisse sulla musica di «Dancing in the Dark».
L'idea, secondo noi da attribuire ad Arthur Freed, del valore dello spettacolo «leggero» (fu lui infatti, come si legge in The Films of Gene Kelly, New York 1974, a caldeggiare l'inserimento di «Be a Clown» in The Pirate), trova in Spettacolo di varietà uno sviluppo altrove sconosciuto. I toni ironici attraverso i quali è costruito il regista «intellettuale» Jeffrey Cordova (Jack Buchanan) che parte con l'intenzione di rappresentare il mito di Faust e arriva invece, finalmente, a capire la superiorità di un semplice spettacolo di musica, canzoni e balletti; o il convertirsi al modo di danzare di Fred Astaire della ballerina «classica» Gaby (Cyd Charisse) sono elementi portanti, fondamentali nell'economia del film. Minnelli ha affermato (…) che nella figura del regista sono da vedersi insieme personalità come Orson Welles, Norman Bel Geddes e Josè Ferrer, che nel periodo in cui il film fu realizzato mettevano in scena spettacoli intellettualmente pretenziosi. Ma in realtà, e lo capiremo meglio in seguito, in Cordova possiamo trovare qualcosa anche di Minnelli stesso, magari del Minnelli impegnato in altri generi ben piú «seri» del « musical ». Certo, il regista
condivide la morale del film, espressa dalla canzone «That's Entertainment» (che non a caso ha dato il titolo alla rievocazione nostalgica del «musical» MGM prodotta nel '74 e il cui titolo italiano è C'era una volta Hollywood) per cui, sul modello di alcuni versi di Shakespeare, l'equiparazione tra vita e spettacolo è totale. Resta però da appurare se, anche secondo lui, lo spettacolo debba essere soltanto, come dicono le parole della canzone (...) puro «divertimento», spettacolo leggero e disimpegnato che aiuta la gente «a dimenticare i suoi guai» (...)
Il cinema, proprio per il suo identificarsi con l'immaginario, in quanto arte e infine anche verità, è qualcosa di piú complesso e coinvolgente secondo Minnelli: lo dimostrano i due film che, a distanza di dieci anni, prendono come soggetto proprio il mondo del cinema.
Autore critica:Roberto Campari
Fonte critica:Vincente Minnelli, Il Castoro Cinema
Data critica:

7-8/1977

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



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