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Metropolis - Metropolis

Regia:Fritz Lang
Vietato:No
Video:Mondadori Video, Ricordi Video, Skema, Empire Video
DVD:Ermitage
Genere:Sociale
Tipologia:Il lavoro, Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Fritz Lang, Thea Von Harbou
Sceneggiatura:Fritz Lang, Thea Von Harbou
Fotografia:Karl Freund, Gunther Rittau
Musiche:Gottfried Huppertz, Giorgio Moroder
Montaggio:
Scenografia:Otto Hunte, Erich Kettelhut, Carl Voolbrecht
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Alfred Abel, Erwin Biswanger, Brigitte Helm, Heinrich George
Produzione:Erich Pommer per Ufa
Distribuzione:Cineteca dell'Aquila
Origine:Germania
Anno:1927
Durata:

80'

Trama:

"Metropolis" è una città del 2000, orgogliosa dei suoi grattacieli e delle sue sopraelevate, abitata da gente ricchissima e in buona parte sfaccendata. Ma sotto le sue fondamenta vi è un'altra città, quella operaia, dove turbe di uomini-schiavi attendono a macchinari giganteschi ed a colossali centrali. Un giorno Freder, il padrone di "Metropolis", licenzia per negligenza uno dei propri collaboratori, il quale, in un accesso di scoramento, tenta il suicidio, ma John, il figlio del borghese tiranno, lo impedisce. L'uomo svela allora al giovane il mistero della città sotterranea, nella quale John si avventura, da prima incredulo ed attonito, poi sconvolto. Per meglio immedesimarsi nell'inattesa e terribile disumanità di quel mondo, John decide di prendere il posto di un operaio, sottoponendosi così a fatiche e condizionamenti fino allora per lui impensabili: conosce Maria, una bionda e giovanissima ragazza che, nelle catacombe, invita gli operai alla preghiera ed alla sopportazione. Ma notizie sull'apostolato di Maria giungono presto alle orecchie del Potere: il signore di "Metropolis" obbliga allora uno scienziato (Rotwang), che è al suo servizio, di rapire la donna, trasferendone su di un automa le fattezze e l'anima. Con un tale "robot" sarà così estremamente agevole manipolare e dominare la classe operaia. Mentre invano John cerca la ragazza, di cui si à innamorato, la Maria-"robot" si scatena, sobilla i lavoratori e si mette alla loro testa. Tutti la seguono come affascinati dal suo carisma, le fabbriche sono prese d'assalto e danneggiate, finchè un attacco collettivo e decisivo alla più grande delle centrali energetiche provoca il disastroso allagamento dei quartieri dove vivono le donne ed i bambini. (...) Per fortuna la vera Maria, fuggita dalla casa dello scienziato e raggiunta da John, mette in salvo i bambini, ormai quasi travolti dalle acque. Tutti si ritrovano davanti alla porta della Cattedrale. John, assumendosi il ruolo di mediatore e con accanto a sè la giovane donna, persuade il padre che è solo con la comprensione e l'amore che la Mente ed il Braccio potranno operare uniti per una società libera e giusta.

Critica 1:Disparati i giudizi critici. Nel '27 H.G. Wells, che di fantascienza s'intendeva, lo definì "stupidissimo", mentre Luis Buñuel lo giudicò retorico, banale, pedante, intriso di romanticismo superato, aggiungendo che "... se opponiamo alla storia la fotogenia plastica del film, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d'immagini mai visto". Piacque molto a Hitler e a Goebbels, comunque. (...) Può esistere un film stupido e geniale? Il contrasto tra la melensaggine mistica da romanzo d'appendice di Thea von Harbou che lo scrisse e la forza visionaria di suo marito Lang rimase irrisolto. Metropolis è un capolavoro di cinema decorativo, la messinscena di un delirio.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Se il disegno della “ metropoli ” discende dalle visioni futuriste di Antonio Sant'Elia, la disposi-zione scenografica degli edifici porta il segno delle architetture industriali di Peter Behrens e dei progetti di Walter Gropius nel periodo del “Bau-haus ”. E se al fondo della caotica ideologia di Thea von Harbou agiscono i fermenti del pessimismo spengleriano e del razzismo dei Cham-berlain e dei Rosenberg, alla superficie prende forma un modello utopico di organizzazione socia-le che in parte li contraddice e in parte li raffor-za, avvolgendoli nello spirito di una messianica attesa dell'ordine definitivo.
Al disordine endemico della repubblica weimariana Thea von Harbou oppone il sogno di una rigenerazione apocalittica. “Qui” osserva S. Kracauer “la psiche collettiva paralizzata sembra parlare nel sonno mentale con maggior chiarezza del solito. ” Ma Lang, che ha sempre odiato le teorie, si faceva beffe di certi giudizi (Kracauer - spiegò - “ha cercato tutti gli argomenti immaginabili per dimostrare la verità di una teoria falsa”) e difendeva la propria libertà di artista (“la teoria non conta nulla per un creatore, serve per i morti”). Era la libertà di un visionario ossessionato dall'orrore per le forze oscure che si scatenano nella prigione dell'esistenza, di cui forniva un quadro a volte realistico a volte mitico (Der müde Tod, Dr. Mabuse der Spieler, Die Nibelungen), imprimendo allo stile delle immagini ritmi angosciati di una ribellione impossibile. Con Metropolis gli si presentò l'occasione di esporre in dimensioni gigantesche la sua “titanica” utopia di un ordine universale. La U.F.A., che mirava alla conquista dei mercati internazionali, gli mise a disposizione sei milioni di marchi, migliaia di metri di pellicola, centinaia di attori, 30.000 comparse e la possibilità di costruire, negli Studi di Neu Babelsberg, scene colossali. Lang sentì di avere il mondo in pugno. L'utopia poteva finalmente travasarsi nella realtà immaginaria di un film di cui egli era l'assoluto padrone e “creatore”.
Che Metropolis sia il prodotto di una lucida esaltazione lo dimostra, più che la storia melensa di Thea von Harbou, la concezione della regia. Le architetture di geometrica imponenza, le macchine mostruose e razionali della città sotterranea, la disposizione e i movimenti di grandi masse inquadrate, i gesti degli uomini ridotti ad automi, i contrasti secchi dei bianchi e dei neri, l'apparato fantascientifico del laboratorio di Rottwang, la tensione di tutte le linee verso l'alto (verso il cielo invisibile dell'utopia): ogni immagine del film rivela la forza di un progetto figurativo e drammatico di allucinata compattezza. È al lavoro la fantasia di un superuomo dell'era industriale.
La storia, per contro, è modesta letteratura di appendice. A Metropolis vivono, nel Duemila, due comunità: i padroni alla luce del sole, in una città ipermeccanizzata; gli operai nelle caverne del sottosuolo. Freder, il figlio del signore della città (Fredersen), vede un giorno la liliale Maria colei che conforta gli schiavi delle catacombe. Per amor suo scende fra il popolo che soffre. Si schiera dalla sua parte. Fredersen, che intuisce il pericolo, ordina allo scienziato Rottwang di creare una donna artificiale in tutto simile a Maria. Lo scienziato esegue ma si serve del robot per gettare lo scompiglio fra le masse che, traviate dal fascino della falsa Maria, si ribellano. È la catastrofe, le macchine si fermano, torrenti di acqua invadono i sotterranei. Freder e Maria salvano i bambini dall'inondazione e placano gli animi esasperati degli schiavi. Rinsaviti, i ribelli bruciano sul rogo la falsa Maria e accettano la mediazione di Freder. Il caposquadra e il signore di Metropolis si stringono la mano. “Fra il braccio e la mente - recita la sovraimpressione in chiusura - è necessario un legame. Il legame è il cuore.”
Nel 1959, ricordando Metropolis, Fritz Lang (Vienna, 5 dicembre 1890 - Beverly Hills, Calif. 3 agosto 1976) disse: “Oggi non si può più dire che il cuore sia il mediatore fra il braccio e la mente, perché si tratta d'un problema puramente economico ”. In effetti, né il cuore né l'economia furono in gioco allora. Era soltanto la messinscena di un delirio, che aveva richiesto 18 mesi di lavorazione e che ottenne, quando fu esposta (agli inizi del 1927), più dissensi che consensi.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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