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Febbre dell'oro (La) - Gold Rush (The)

Regia:Charles Chaplin
Vietato:No
Video:Mondadori Video, Ricordi Video, Fonit Cetra Video, Domovideo, De Agostini, Cecchi Gori Home Video, Number One Video(Il Grande Cinema, Gli Ori) - Elleu
DVD:Multimedia Dvd
Genere:Satirico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Charles Chaplin
Sceneggiatura:Charles Chaplin
Fotografia:Roland Totheroh
Musiche:Charles Chaplin
Montaggio:Charles Chaplin
Scenografia:Charles D. Hall
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Frank Aderias Bambino esquimese, Leona Aderias Bambina esquimese, Albert Austin Cercatore, Henry Bergman Hank Curtis, Charles Chaplin Cercatore d'oro, Heinie Conklin Cercatore,
Kay Desleys Amica di Georgia, E. Espinosa Esquimese, Allan Garcia Cercatore, Georgia Hale Georgia, ragazza del saloon, Joan Lowell Amica di Georgia, Margaret Martin Squaw, Betty Morissey Amica di Georgia, Ray Morris Esquimese, Tom Murray Black Larson, Princess Neela Squaw, A.J. O'connor Poliziotto, Barbara Pierce Manicure, John Rand Cercatore, Stanley Sanford Barista, Mack Swain Big Jim Mckay, Daddy Taylor Vecchio cercatore, Art Walker Poliziotto, Malcolm White Jack Cameron, Tom Wood Cercatore
Produzione:Charlie Chaplin per United Artists
Distribuzione:Cineteca Griffith - Cineteca del Friuli
Origine:Usa
Anno:1925
Durata:

90'

Trama:

Charlot si avventura nelle montagne nevose del Canada alla ricerca di una miniera aurifera. Sperdutosi, dopo diversi giorni di cammino, raggiunge una capanna abitata da un delinquente evaso dalla prigione. Esaurite le provviste i due sono alle prese con la fame. Frattanto sopraggiunge anche Gigione, un altro cercatore smarrito. I tre decidono che uno di loro parta alla ricerca di cibo e la sorte designa il delinquente, che non fa più ritorno. Una bufera sconquassa la capanna e i due si accingono a partire. Charlot aiuta Gigione a ritrovare la sua miniera e poi riprende solo il suo cammino. Dopo vario tempo raggiunge il villaggio, dove rimane a custodire la casa di un ingegnere partito per le miniere. Qui si invaghisce di una ragazza che però si burla di lui. Anche Gigione, che ormai è diventato ricco, capita al villaggio e quando rivede Charlot, per riconoscenza, vuole dividere con lui le sue ricchezze.

Critica 1:Peripezie tragicomiche e sentimentali dell'omino vagabondo ai tempi della corsa all'oro nel Klondyke. Uno dei più omogenei tra i film lunghi di Chaplin: il tragico s'incorpora nel comico, le scene più buffe sono anche quelle dove la drammaticità si fa più intensa, sullo sfondo di un'Alaska inventata, ma più vera del vero. E il solo suo film in cui la natura e il caso hanno un peso maggiore che la società e gli uomini. Sebbene il tema centrale sia la lotta per la sopravvivenza, visivamente prevale a poco a poco quello della solitudine, come rivelano le ripetute situazioni estatiche. Molte le sequenze celebri tra cui, celeberrima, la danza dei panini. La voce off nell'edizione inglese, sonorizzata nel '42 e abbreviata a 72 minuti, è di Chaplin. Uno dei suoi più grandi successi.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:L'oro è il tema di Greed e di The Gold Rush. La spasmodica conservazione della ricchezza nel primo caso, l'avventurosa conquista della ricchezza nel secondo: sono due cardini dell'ideologia capitalistico-borghese. L'avarizia come degenerazione patologica dell'idea di possesso; l'aggressività come impulso positivo che al possesso conduce. Chaplin sceglie la faccia, per così dire, ufficiale e ottimistica del capitalismo; Stroheim il fondo oscuro. Chaplin vive la storia dall'interno, come alfiere (sia pure critico) della libera impresa. Stroheim la guarda dall'esterno, spettatore che viene da un altro mondo e da un'altra classe, più antica (la nobiltà, cui si richiama pur non facendone parte). Il primo usa uno strumento drammatico (che può risolversi in un happy end, come sanzione dell'avvenuta conquista), il secondo una angolazione sarcastico-tragica.
Per questo, il finale ottimistico di The Gold Rush è giustificato, come lo è il finale disperato di Greed. Sono i due volti di una stessa medaglia, che richiede una doppia lettura per essere compresa. Non è casuale che le due letture siano opera di due ingegni cinematografici ferocemente analitici, ai quali interessa più la composizione del materiale (umano, ambientale, oggettuale) da includere nella visione che la elaborazione del linguaggio su cui si organizza la struttura della visione. E non è casuale che la coincidenza fra i due avvenga negli anni della accelerata espansione internazionale del capitalismo statunitense.
Chaplin gioca contemporaneamente sul registro del comico e su quello della precarietà esistenziale (il destino e la sconfitta sempre incombente). Il suo cercatore d'oro, ottimista e disorganizzato, arriva nel Klondike, in Alaska, quando il gold rush è al culmine (1898). La tormenta lo spinge a rifugiarsi nella capanna del bandito Black Larsen nel momento in cui ci arriva anche "Big Jim". I tre lottano, affamati. Larsen cerca di ammazzarli. Non ci riesce. Lo mandano a cercare rifornimenti. Fuori, Larsen s'imbatte in due poliziotti, li uccide e fugge. Rimasti soli nella capanna (è il “Thanksgiving Day”), Charlie e "Big Jim" fanno bollire e mangiano una scarpa (Charlie lo fa rispettando le regole del vivere mondano, raffinatamente). "Big Jim" delira e “vede” il piccolo Charlie trasformato in gallina. Gli dà la caccia. Il giorno dopo, i due lottano ancora e ammazzano per caso un orso. Poi, si separano. "Big Jim" ritrova Larsen. Questi gli spacca una pala in testa e subito dopo finisce travolto da una valanga.
Charlie giunge in una cittadina. Conosce una ragazza del saloon, se ne innamora a prima vista, suscita la gelosia del suo spasimante, si copre di ridicolo perché gli cadono i calzoni mentre balla. Il giorno dopo s'infila in casa di Hank Curtis, mangia a sbafo, si trova un lavoro, incontra di nuovo la ragazza e la invita per la cena di Capodanno. San Silvestro. Charlie aspetta. Passa il tempo. L'infelice si addormenta e sogna di essere in compagnia della ragazza e delle sue amiche, e di eseguire per loro una danza con due panini infilati nelle forchette. Si sveglia ed è solo. Nel saloon la ragazza è pentita, gli lascia un biglietto di scuse. Intanto in città è arrivato "Big Jim" che ha perduto la memoria e cerca invano la sua concessione aurifera. Charlie si unisce a lui.
Li rivediamo in una capanna piena di ogni ben di dio. Un'altra tempesta, la capanna ondeggia paurosamente, in bilico su un precipizio. "Big Jim" si salva arrampicandosi su Charlie e, toccata terra, ritrova la concessione. Tempo dopo, Charlie e "Big Jim", vestiti di pellicce eleganti, sono a bordo di una nave che li riporta a casa. Charlie è scambiato per un clandestino, fugge, precipita da una scaletta e s'imbatte nella ragazza. Si chiariscono tutti gli equivoci.
The Gold Rush (nove rulli, 2500 metri) fu presentato al Grauman's Egyptian Theatre il 26 giugno 1925. Il successo fu tra i maggiori della carriera chapliniana. Il personaggio di Charlie è infinitamente triste ma, anche, infantilmente cocciuto e, alla fine, vittorioso. La tristezza sfocia in una comicità struggente (il delirio di "Big Jim", il sogno con la danza dei panini, la capanna sull'abisso), la cocciutaggine in una ilarità perfida (il ballo e la rissa nel saloon). Insieme convergono nella soddisfatta celebrazione del possesso ottenuto. Con un pizzico di auto-ironia.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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