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Sacchetto di biglie (Un) - Sac de billes (Un)

Regia:Christian Duguay
Vietato:No
Video:
DVD:Non ancora reperibile
Genere:Drammatico
Tipologia:Diritti Umani - La libertà, La guerra, La memoria del XX secolo, Razzismo e antirazzismo
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:dal romanzo di Joseph Joffo
Sceneggiatura:Christian Duguay, Benoît Guichard, Jonathan Allouche, Alexandra Geismar
Fotografia:Christophe Graillot
Musiche:
Montaggio:Olivier Gajan
Scenografia:Franck Schwarz
Costumi:Pierre-Jean Larroque
Effetti:Marc Massicotte
Interpreti:Patrick Bruel (Roman), Elsa Zylberstein (Anna), Christian Clavier (Dottor Rosen), Bernard Campan (Ambroise Mancelier), Kev Adams (Ferdinand), Dorian Le Clech (Joseph), Batyste Fleurial (Maurice)
Produzione:BBDA QUAD PRODUCTIONS, TF1 FILMS PRODUCTION, FORECAST PICTURES
Distribuzione:Notorious Pictures
Origine:Francia
Anno:2016
Durata:

113'

Trama:

Il film è tratto da una storia vera che inizia nel 1941: i protagonisti sono Maurice e Joseph, due piccoli fratelli ebrei che vivono a Parigi. I giovani devono affrontare il duro periodo della Seconda guerra mondiale e sono costretti a fuggire per tutta la Francia, occupata dai tedeschi, per cercare di sfuggire alla barbarie e alla violenza dei nazisti. Seguendo le indicazioni degli amati genitori, non rivelano per alcun motivo di essere ebrei: Joseph non si separa mai dalle sue adorate biglie che pensa siano una sorta di talismano magico contro la malvagità dei nemici e che racchiudono la spensieratezza e i ricordi della vita felice con la sua famiglia.
Maurice e Joseph intraprendono un viaggio verso il sud del Paese che segna l'inizio di un vero e proprio percorso di crescita interiore. Durante la loro avventura, tra incontri fortuiti, imprevisti, difficoltà e sorprese inaspettate, renderanno ancora più forte e solido il loro legame fraterno, aiutandosi l'un l'altro per sfuggire dal male, rappresentato dallo spietato Alois Brunner, membro delle SS incaricato del rastrellamento nella città di Nizza. Il comandante tedesco, rinchiuso nel suo quartier generale, l'Hotel Excelsior, ha un unico obiettivo: arrestare e far deportare 30 mila ebrei.
I due fratelli devono cercare di sopravvivere nell'inferno e combattere l'antisemitismo e il razzismo usando l'arma più potente a loro disposizione: la mente. Con un pizzico di malizia, ingegno e coraggio, i due ragazzi tentano di sfuggire all'orrore della guerra per ricongiungersi ai loro cari.

Critica 1:Diretto da Christian Dugay e sceneggiato dallo stesso con Jonathan Allouche, Alexandra Geismar e Benoît Guichard, Un sacchetto di biglie racconta la storia di Maurice e Joseph, due piccoli fratelli ebrei che nella Francia occupata dai nazisti mostrano un incredibile coraggio per sfuggire agli orrori della guerra e ricongiungersi alla loro famiglia.
Con la direzione della fotografia di Christophe Graillot, le scenografie di Franck Schwarz, i costumi di Juliette Ménager e le musiche di Armand Amar, Un sacchetto di biglie adatta l'omonimo romanzo autobiografico di Joseph Joffo, pubblicato nel 1973 e già trasposto sul grande schermo da Jacques Doillon nel 1975. Nel romanzo, Joffo ripercorre la storia di due fratelli che, a seguito della brutalità e della violenza della Seconda guerra mondiale, combattono a modo loro l'antisemitismo e il razzismo. Muovendosi da Parigi al sud della Francia, i due fratelli, Joseph e Maurice, su indicazione dei genitori non rivelano mai di essere ebrei. Joseph, in particolar modo, non si separa mai dalle sue biglie, assurte al ruolo di magico talismano contro i nazisti e il regime di Vichy e simbolo del bene della cerchia familiare. Sulla strada, affronteranno la loro sfida per la libertà e per la sopravvivenza, vivendo quello che è un vero e proprio viaggio iniziatico. Tra incontri fortuiti e peregrinazioni, consolideranno il loro spirito di fratellanza per sfuggire al male incarnato dal funzionario delle SS Alois Brunner, responsabile del rastrellamento degli ebrei a Nizza. La Nizza della primavera del 1942, dove i fratelli Joffo contano di nascondersi dalle persecuzioni, non è una città libera come i due pensano: è infatti uno dei territori che i francesi hanno concesso all'Italia dopo l'offensiva del 1940, un'area in cui le difficoltà economiche e le persecuzioni hanno finito con il generare il malcontento della popolazione e l'opposizione al regime nazista da parte della chiesa cattolica (si pensi che nel dicembre 1942, le autorità in seguito alle rimostranze della popolazione si rifiutano di timbrare la parole "ebreo" sui documenti di identità, opponendosi apertamente alle richieste di estradizione dei tedeschi). Al periodo "morbido" dell'occupazione italiana si sussegue però un periodo altrettanto duro di occupazione tedesca, il cui simbolo è proprio Brunner, che fa dell'Hotel Excelsior il suo quartiere generale. La sua missione è sin da subito chiara: arrestare 30 mila ebrei. Ne riuscirà a deportare ben 2.170. (…)
"Ho scelto di adattare Un sacchetto di biglie perché parla di problemi senza tempo: immigrazione, razzismo e oppressione. E poi perché il romanzo racconta del viaggio iniziatico di due piccoli fratelli che devono affrontare ostacoli che nel giro di pochi mesi li catapulteranno nel mondo degli adulti. Un bambino, di fronte ai drammi dell'umanità, deve imparare a conservare parte della sua innocenza e a difendersi. Senza sprofondare nel pietismo, desideravo fare un film in cui prevale il punto di vista del bambino e il suo sguardo fresco sul mondo che lo circonda: con i loro pensieri non ancora del tutto consolidati, i fratelli Joffo affronteranno realtà che inevitabilmente li segneranno per il resto della vita. Il romanzo di Joseph Joffo è stato scritto trent'anni dopo i fatti che vi vengono raccontati ed è chiaro che le sue emozioni siano state modificate dal fatto di essere divenuto nel frattempo un uomo e un padre di famiglia. Io ho semplicemente levato il punto di vista del narratore e cercare di capire come i due bambini percepiscono il mondo che vivono e come lo elaborano. Il romanzo, inoltre, contiene spesso dei riferimenti al padre dei due fratelli. Nella mia cinematografia, la figura paterna è sempre esistente e fornisce sia fiducia sia grande vulnerabilità. Ecco perché ho voluto che nel film rispetto al romanzo la figura del padre dei Joffo fosse quasi un elemento portante, al pari di una figura mitologica dal quale farsi ossessionare".
Autore critica:
Fonte criticafilmtv.it
Data critica:



Critica 2:
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Critica 3:
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Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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