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Cristiana F - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino - Cristiana F.wir Kinder von Bahnhof Zoo

Regia:Ulrich Edel
Vietato:14
Video:Futurama, Eden
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal libro-intervista "Noi i ragazzi dello zoo di Berlino" di Kei Herman, E H. Rieck
Sceneggiatura:Herman Welgel
Fotografia:Juergen Juerges Justus Pankau
Musiche:David Bowie
Montaggio:Jane Seltz
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:David Bowie, Natja Brunckhorst (Christiane), Thomas Haupstein (Detiev), Jens Kuphal (Axe), Christiane Reichelt (Babsi)
Produzione:Solaris Mbh Berlino
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Germania
Anno:1981
Durata:

124'

Trama:

Christiane, una ragazza berlinese, vive con la madre e la sorella in uno squallido quartiere dormitorio. Sempre più sola perchè la sorella preferisce andare con il padre e la madre è totalmente presa dal lavoro e da un amante, cerca di evadere dalla triste realtà che la circonda. La sua amica Kessie la porta al "Sound", la discoteca più grande d'Europa dove conosce molti giovani coetanei e impara da loro a fumare e prendere l'L.S.D. Al "Sound" incontra Detlev, un ragazzo gentile e premuroso di cui s'innamora. Dopo qualche tempo Christiana si accorge che Detlev è dedito all'eroina, ma la scoperta anzichè smorzare i suoi entusiasmi trascina anche lei. I due gradatamente raggiungono lo stadio della tossicodipendenza e, per procurarsi la droga, cadono sempre più in basso e perdono ogni inibizione e senso morale. Quando cercano, in una scena di grande drammaticità, di liberarsi dalla schiavitù, e quasi ci riescono, è sufficiente riprendere i contatti con i compagni di un tempo per ricadere di nuovo preda della droga. Quando Christiane scopre che il Detlev tanto amato non è altro che un inibito e un succube si allontana per sempre. Verrà così curata e recuperata contrariamente a quanto invece accade ad alcuni suoi amici che saranno fatalmente vittime della droga.

Critica 1:Storia vera di Christiane F. berlinese che diventò eroinomane a tredici anni e della sua caduta graduale agli stadi più bassi della tossicodipendenza. Tratto da un libro ricavato da 45 ore d'intervista con C.F.(...) Interessante come documento e testimonianza.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:È una città lugubre e fredda quella che viene presentata fin dalle prime sequenze del film, con i casermoni della periferia di Berlino che connotano subito un luogo non ospitale in cui i rapporti umani non sembrano certo facilitati. Lo squallore urbano è confermato lungo tutto il film, che si svolge spesso per strada e in luoghi degradati, in particolare la stazione ferroviaria e le sue toilette o la metropolitana. Le uniche eccezioni sono i luoghi in cui i giovani protagonisti cercano il divertimento o l'evasione, soprattutto all'inizio del film: il Sound brulicante di suoni e di eccitazione, il grattacielo notturno che diventa una sorta di luogo magico prima della corsa a perdifiato sulle note di Heroes di Bowie: letteralmente, eroi almeno per una notte.
Il degrado fisico si riflette anche sui rapporti umani, in particolare se osservato dal punto di vista privilegiato della protagonista tredicenne. La famiglia appare un nucleo destrutturato. Nonostante le apparenze, Christiane sembra soffrire molto la distanza nel rapporto con la madre, che di fatto è indifferente alla vita della figlia, e non coglie il suo progressivo cammino verso la disperazione. È emblematico il confronto con la madre della sua amica Kessi, che vedendo la figlia addormentata sulla banchina della metropolitana, l'apostrofa duramente e la riporta a casa, mentre Christiane rimane sola.
In questo panorama desolato, si staglia il tema principale del film, ovvero il rapporto con la droga. In un vero e proprio processo formativo, seppur degenerativo, Christiane passa dalla semplice curiosità al coinvolgimento diretto, nonostante l'iniziale rifiuto. Convinta di poter gestire le sostanze assunte, si ritrova presto in un vortice che non controlla. Il film, con l'alibi del realismo, utilizza in modo spesso spettacolare i vari buchi che disseminano il percorso di Christiane e dei suoi amici, spesso con uno stile derivato direttamente dall'horror. Non appare un caso che il film proiettato nella saletta del Sound, quando per la prima volta viene offerta droga alla protagonista, sia La notte dei morti viventi, e che la metafora tra zombie e personaggi sia spesso utilizzata. L'uso della droga, soprattutto all'inizio, appare per Christiane come una sorta di iniziazione, necessaria per sentirsi simile al gruppo che ha intorno e per affrancarsi dalla fanciullezza - il suo primo vero buco è il "regalo" per i suoi quattordici anni - con l'illusione di poter scoprire una propria nuova dimensione interiore. In questo senso, il film offre molti spunti relativi alle dinamiche di gruppo, con un rovesciamento costante dei valori. Il gruppo non appare mai come entità positiva, utile per un confronto o per uno stimolo reciproco, ma piuttosto come rifugio in cui far assopire la propria fragilità a fianco di altre debolezze, accettando lo sballo come soluzione temporanea all'incapacità di far fronte alle difficoltà del quotidiano.
Tale deriva influenza anche i rapporti personali che sembrano più intensi e sinceri. L'amore tra Christiane e Detlef vive momenti di tenerezza e di dolcezza e tra i due c'è una reale condivisione affettiva. Ma anche in questa dimensione la dipendenza dalla droga crea una barriera di incomprensione, sia per l'incapacità di Detlef di disintossicarsi - che lo porta a prostituirsi per avere i soldi della dose - sia per la voglia di emulazione da parte della protagonista, che a un certo punto vuole sentirsi più vicina al suo compagno anche attraverso la tossicodipendenza.
Michele Marangi
Autore critica:Aiace Torino
Fonte critica:
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Noi,i ragazzi dello zoo di Berlino
Autore libro:Herman Kei,Rieck H.

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