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Ragazzo selvaggio (Il) - Enfant sauvage (L')

Regia:François Truffaut
Vietato:No
Video:Mgm Home Entertainment, L'Unità Video (Gli Scudi)
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Jean Gruault, François Truffaut, dalle memorie e relazioni su Victor de l'Aveyron di Jean Itard
Sceneggiatura:Jean Gruault, François Truffaut
Fotografia:Nestor Almendros
Musiche:Antonio Vivaldi
Montaggio:Agnes Guillemot
Scenografia:Jean Mandaroux
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jean Dasté, Eric Dolbert, René Levert, Annie Miller, Claude Miller, Eva Truffaut, François Truffaut, Laura Truffaut
Produzione:Claude Miller/Marcel Berbert per Les Films du Carrosse, Les Productions Artistes Associes
Distribuzione:Cineteca del Friuli - Cineteca Griffith
Origine:Francia
Anno:1969
Durata:

90'

Trama:

Estate 1798. Francia. Nella foresta dell’Aveyron una donna avvista un bambino lacero e sporco che sembra vivere allo stato brado. Avvisati dalla donna, alcuni uomini lo catturano. Dopo essere stato condotto all’Istituto per sordomuti di Parigi, dove diviene quasi un’attrazione per il bel mondo della capitale, il ragazzo trova una nuova sistemazione nella casa del dottor Itard e della sua governate, Madame Guérin. Il medico, che lo ha voluto fortemente con sé, chiama il ragazzo Victor, gli insegna a camminare, vestirsi e mangiare. Poi a riconoscere i suoni e le parole e a usare un alfabeto di legno. I progressi di Victor, ma anche le incertezze e gli arresti, le crisi e le reazioni violente sono scrupolosamente annotati da Itard nel suo diario. Un giorno Victor subisce una punizione ingiusta e si ribella, il medico è convinto di avergli così insegnato a distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Quando Itard è però costretto a letto da una breve malattia, Victor fugge. Sorpreso mentre sta cercando di rubare una gallina fa, tuttavia, ritorno alla casa del dottore, proprio mentre questi sta scrivendo una lettera all’amministrazione dell’Istituto per sordomuti sul fallimento del suo progetto educativo.

Critica 1:È il più grave, radicale, "freddo" dei film di Truffaut. Non è un apologo umanistico. La sua parola d'ordine è: disubbidire al Padre, una spietata critica a certi metodi educativi. Sotto la puntigliosa ricostruzione storica, un film poetico che nasce dalla sensibilità e da un grande amore per l'infanzia. Bianconero dell'eccellente Nestor Almendros (1930-92) che poi avrebbe lavorato in altri sette film di Truffaut, sei a colori e uno, l'ultimo, in BN (Finalmente domenica).
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Tratto da due rapporti medici redatti dal dottor Jean Itard nel 1801 e nel 1806, destinati rispettivamente all’Accademia di Medicina e al Ministero degli Interni, Il ragazzo selvaggio è, in primo luogo, la storia di un tentativo d’educazione dagli esiti assai incerti. Victor sembra aver vissuto per più di dieci anni solo in mezzo a una foresta. È sopravvissuto, ma il prezzo che ora deve pagare è altissimo. L’esclusione di cui è infatti vittima, che determina la radicalità della sua emarginazione, è fra le più estreme che possano colpire un individuo. Si tratta infatti dell’esclusione dal linguaggio, della negazione prima di ogni possibilità di comunicazione e della conseguente preclusione alla costruzione di una propria identità.
Un ruolo centrale nel film è assunto dal dottor Itard, nella sua veste di educatore. Sebbene a interpretare il personaggio sia lo stesso Truffaut, sarebbe un errore credere che il film e il regista si identifichino con i suoi metodi e ne assumano il punto di vista pedagogico. Girato quasi come un documentario, in bianco e nero, con continui interventi di una voce fuori campo che legge i diari del dottore, con una prevalenza di campi medi/lunghi e con inquadrature spesso riprese al di qua di finestre e porte, il film sceglie uno stile straniante e distaccato, che osserva una realtà e la testimonia piuttosto che prendervi parte. Itard mette tutto se stesso nella sua missione: riesce a far progredire Victor, ma i risultati ottenuti sono in realtà troppo parziali. Il passaggio dallo stato di natura a quello di cultura è molto più difficile di quanto egli non creda. Soprattutto, Itard non sembra rendersi conto che Victor oltre che di un insegnante avrebbe bisogno anche di una madre – ruolo che la governante è solo in parte in grado di ricoprire – o, comunque, di qualcuno capace di farlo crescere anche attraverso una dimensione puramente affettiva, in grado cioè di porre rimedio a quelle carenze primarie che il suo isolamento nella foresta ha generato. Momento culminante del film è, a questo riguardo, la scena in cui il dottor Itard decide di punire ingiustamente il ragazzo per instillare in lui la consapevolezza morale della distinzione fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, fra il bene e il male: “Ciò che mi ha interessato più di ogni altra cosa – si chiede lo stesso Truffaut – è il fatto che il professore gli faccia del male per il suo bene. Ne ha il diritto? Esiste mai un simile diritto?”.
Il finale del film ne ribadisce la voluta ambiguità. Victor ritorna dal dottor Itard senza che però questo ritorno possa essere esplicitamente letto come una volontà di lasciare lo stato di natura piuttosto che un’impossibilità di continuare a perpetuarlo. Il racconto, per così dire, si sospende, piuttosto che concludersi, sull’ultima frase del medico: “Domani riprenderemo gli esercizi”. Il ragazzo selvaggio elide anche il vero epilogo della storia di Victor così come lo stesso Itard ebbe modo di descriverla: “Quando interruppe le sue cure [il selvaggio] visse prima presso la scuola dei sordomuti, poi a pensione da madame Guérin, la sua governante. Non fece più alcun progresso. Morì ancora giovane, nel 1828”.
Autore critica:Dario Tomasi
Fonte critica:Aiace Torino
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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