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Pugni in tasca (I) -

Regia:Marco Bellocchio
Vietato:14
Video:Manzotti Home Video, Vivivideo, Mondadori Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile, Giovani in famiglia
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Marco Bellocchio
Sceneggiatura:Marco Bellocchio
Fotografia:Alberto Marrama
Musiche:Ennio Morriconi
Montaggio:Silvano Agosti, Aurelio Mangiarotti
Scenografia:Gisella Longo
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Irene Agnelli, Celestina Bellocchio, Lella Bertante, Sandra Bergamini, Lou Castel, Paola Pitagora
Produzione:Enzo Doria per Doria Cinematografica
Distribuzione:Cineteca Nazionale
Origine:Italia
Anno:1965
Durata:

106'

Trama:

In una decadente villa della montagna piacentina vive una famiglia borghese la cui direzione è affidata, più che alla madre cieca, al maggiore dei quattro figli, Augusto, che, fidanzato da tempo ad una ragazza di città, attende con ansia il momento di abbandonare la casa per formare una propria famiglia nel capoluogo. Nella casa vivono: Leone, il più giovane dei fratelli, epilettico ed incapace di ragionare; Giulia, la quale, anche se apparentemente più normale, è a sua volta malata e psicologicamente ferma ad una preadolescenza che la lega morbosamente a Sandro. Questi, a sua volta pazzo ed epilettico, ha una mente lucida nel concepire diabolici piani tendenti a sopprimere i familiari. Sandro, quando se ne presenta l'occasione, spinge la madre in un burrone; affoga nel bagno Leone, e, dopo aver rivelato le sue prodezze alla sorella Giulia, si allea con la medesima per uccidere Augusto. Ma la fredda determinazione di Sandro atterrisce Giulia che, temendo di rimanere vittima della mania omicida del fratello, non interviene a salvarlo nel corso di una letale crisi del suo male.

Critica 1:In un'agiata casa borghese di Bobbio (PC) una madre cieca vive di ricordi con quattro figli, uno dei quali, epilettico ed esaltato, la elimina e uccide anche un fratello deficiente. Colpito da una crisi è lasciato morire dalla sorella. Dopo Ossessione di Visconti non c'era mai stato nel cinema italiano un esordio così clamoroso e autorevole. Non c'è più stato nemmeno nei 20 anni seguenti. Bellocchio sfida il grottesco senza cadervi. Duro, crudele, angoscioso.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Il film destò scalpore alla sua uscita e appare emblematico delle istanze di critica verso certi valori che di lì a poco sarebbero sfociati nel movimento studentesco del Sessantotto. L'adolescente Ale è una forza incontrollabile che sovverte ogni prevedibilità e, in una sua folle coerenza, traduce concretamente ciò che gli altri pensano, ma non osano fare. In questo senso la sua azione è radicale in primo luogo verso la famiglia, che qui viene spogliata di ogni valenza positiva: non è più il luogo in cui crescere protetti e aiutati, in una rete di rapporti affettivi necessari per confrontarsi con il mondo esterno.
Piuttosto, sembra essersi ridotta a una cellula isolata e destinata all'estinzione, chiusa in convenzioni sociali e classiste lontane dai tempi e segnata profondamente da marchi di debolezza e di deformazione. L'affetto tra fratelli si trasforma in sentimenti in bilico tra l'odio, la gelosia e l'invidia, scatenando passioni che a più riprese sfiorano l'incesto. La madre, anziana, sola e cieca, appare un simbolo dell'impossibilità genitoriale non solo nel controllare ma semplicemente nel percepire il vortice di rabbia e frustrazione che sta per deflagrare tra i figli.
In un film chiaramente a tesi e caratterizzato dai simbolismi, la malattia diventa il segno di un disagio che sembra far parte del patrimonio genetico. La cecità della madre, l'epilessia di Ale, le nevrosi di Giulia, l'handicap di Leone, sono i segni esteriori di un disagio più profondo. Provocatoriamente Bellocchio confronta questi personaggi con l'apparente normalità del fratello maggiore, Augusto. Ben presto, anche lui si rivela molto diverso da come appare superficialmente e nel corso del film si mostrerà a più riprese avido, egoista, ipocrita e codardo.
Non stupisce quindi che i rapporti tra i personaggi siano sempre segnati dal conflitto, a parte alcuni momenti di stranita tenerezza, nei confronti di Leone ad esempio, o di sincera intimità, come accade tra Ale e Giulia. Ma anche in questi casi, tutto si trasformerà presto in rabbia e distruzione. In tale contesto l'energia scomposta e i gesti "folli" di Ale sembrano tendere alla distruzione sistematica di tutto ciò che ha sempre negato la presenza di problemi all'interno della famiglia, preferendo salvare le superfici e le apparenze. La madre spinta nel burrone – in una scena durissima, che senza ricorrere minimamente alla violenza esteriore, ha un peso psicologico insostenibile ancora oggi – o il rogo liberatorio in cui bruciano tutte le vestigia del passato, icone religiose, giornali per la famiglia e fotografie di parenti, diventano gesti estremi che danno forma alla contestazione del protagonista adolescente, risoluto ad emanciparsi definitivamente da ogni sudditanza rispetto ai più grandi e da ogni ruolo predefinito.
Il suo percorso appare però contraddittorio, poiché a questi gesti di rottura se ne contrappongono altri in cui Ale sembra imitare gli atteggiamenti del fratello maggiore, quasi a volerlo sostituire: la scena con la prostituta, ad esempio, oppure il tentativo di organizzare una piccola impresa commerciale. Non sembra quindi casuale che la morte lo colga proprio nel mezzo di uno dei suoi impeti di potenza, tra musica e danza, ormai incapace di controllarsi. Ancora una volta, sia la malattia, sia la sua fine tragica, diventano i paradigmi di un contesto sociale malato al suo interno, distrutto da Ale, ma a sua volta creatore della follia del giovane.
Autore critica:Michele Marangi
Fonte critica:Aiace Torino
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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