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Bianca -

Regia:Nanni Moretti
Vietato:No
Video:Ricordi
DVD:CVC
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Nanni Moretti
Sceneggiatura:Nanni Moretti, Sandro Petraglia
Fotografia:Luciano Tovoli
Musiche:Franco Piersanti
Montaggio:Mirco Carbone
Scenografia:Giorgio Luppi, Marco Luppi
Costumi:Lia Francesca Morandini
Effetti:
Interpreti:Nanni Moretti (Michele), Laura Morante (Bianca), Remo Remotti (Siro Siri), Claudio Bigagli (Ignazio), Enrica Maria Modugno (Aurora), Vincenzo Salemme (Massimiliano), Margherita Sestito (Maria), Matteo Fago (Matteo)
Produzione:Faso Film - Reteitalia
Distribuzione:Cineteca Nazionale - Cineteca dell’Aquila
Origine:Italia
Anno:1983
Durata:

96’

Trama:

Michele non solo è un celibe, ma è anche veramente un uomo "solo". Pieno di manie e di fobie, di feticismi e di ossessioni, scruta la vita quotidiana dei suoi vicini di casa e dei pochi amici, invadendone perfino la intimità con la raccolta delle sue osservazioni. Delle coppie che ha conosciuto (perché è soprattutto la coppia che sembra interessarlo ed affascinarlo) Michele tiene un aggiornato schedario, ricco di numerosi quanto indiscreti dettagli. Michele insegna matematica in una scuola privata ed elitaria, dove tutto - dal corpo docente, ai "posters", ai "juke-box" installati nelle classi - è grottesco e paradossale. E la sua mente, lucida nei ragionamenti occasionati dalla nevrosi, lo è altrettanto quando il nostro sale in cattedra per dimostrare un teorema; egli mal si adatta, in definitiva, ad un ambiente di incompetenti e di svagati, che non è segnato dall'ordine quale lui lo concepisce. Intanto, una sua vicina di casa, che egli conosce, viene trovata uccisa; il commissario di polizia incaricato delle indagini interroga Michele, che spesso e volentieri è stato, dalla sua terrazza, testimone della vita familiare della donna. Ma, almeno per il momento, non sembra si sospetti di lui. Continuando nell'insegnamento, Michele conosce Bianca, una nuova e seducente collega, che ne accetta la timida corte e poi lascia l'amante per lui. Michele (che non solo si è già posto mille interrogativi sulla nuova coppia caduta sotto il proprio obiettivo, avvicinando con un pretesto l'amante di Bianca, ma altrettanti ne pone a quest'ultima, pur essendone innamorato) cade in piena crisi. La sua visione di perfezionista nella vita di tutti i giorni condiziona e finisce con l'inquinare la nozione stessa della felicità, la quale è pur possibile, solo che egli la intende in termini di assolutezza. Intanto si è ricomposta una coppia di amici (Ignazio e Maria) dopo una fugace avventura di ambedue con i rispettivi "partners". Tale evento colma di gioia Michele ma, il giorno in cui egli vedrà in un ristorante che i due cenano in ottima armonia con i due ex-amanti, la cosa lo delude e ne sconvolge la mente. Anche il rapporto con Bianca finisce. Ignazio e Maria vengono trovati uccisi. Il commissario, che non aveva mancato di far seguire discretamente i movimenti di Michele, sente che i propri sospetti sono ormai ben fondati. In un interrogatorio e dopo un penoso farneticare di Michele sui rapporti umani, l'amicizia, la bontà (e le scarpe: un motivo che da sempre l'ossessiona) il poveretto confessa che l'assassino è lui. Una cella lo attende per una solitudine ormai irreversibile.

Critica 1:Ritratto di un professore di matematica che si occupa del prossimo con un impegno aggressivo dai risvolti di delirante stortura ed è un moralista sessuofobico, non privo di nevrotica ferocia, che si dibatte in una solitudine senza riparo. La polizia lo sospetta di essere un pluriomicida. Quarto film di Moretti, e il più elaborato e solido nella struttura narrativa in cui si nasconde il meccanismo del giallo. Il brio umoristico e satirico si carica di sarcasmo e dolore. Premio Ubu per Moretti attore.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Moretti fa centro con quello che è il miglior film della sua non lunga ma discussa carriera. Bianca non è un film conservatore ma una sorta di paradosso della ragione giocato sui toni della fiaba, dell'apologo, di una narrazione volutamente esasperata e chiusa in se stessa.
Autore critica:
Fonte critica:Segnocinema
Data critica:



Critica 3:In Bianca Moretti fa ricorso ad alcuni caratteristi di buon livello, come Remo Remotti. Ma li usa da dilettanti (gli attori non-professionisti sono un'altra cosa: sono quelli che riescono a ridare sullo schermo la propria verità), creando per loro personaggi-tipo, caratterizzati da un certo gusto per la macchietta, estremizzati fino al ridicolo, con una ingenuità che è comune al bozzettismo della commedia all'italiana. L'unico personaggio dotato di spessore nei film di Moretti è quello che l'attore-regista costruisce per se stesso. I precedenti film di Moretti erano tutti costruiti da lui e per lui. L'egocentrismo è una caratteristica comune ad un gran numero di formule di spettacolo, dal one-man-show del cabaret allo star-vehicle cinematografico. Moduli del genere non sono sempre «poveri», ma finiscono inevitabilmente per costruire il divo.
L'egocentrismo di Moretti appare mitigato in Bianca, dove la sceneggiatura si sforza di costruire una situazione e un ambiente attorno al personaggio principale. In precedenza i film di Moretti non erano altro che occasioni di protagonismo, impalcature di sostegno al protagonista. Impalcature, peraltro, tanto deboli che finivano per mettere in risalto lo sfrenato esibizionismo dell'attore-autore. (…). In Bianca, l'opera certamente più equilibrata della sua filmografia, Moretti non è più metteur en scène di se stesso. L'acquisto di un collaboratore in sede di sceneggiatura (Sandro Petraglia) conferisce maggior sostanza alla materia. L'ambiente prende corpo, anche se appare ancora un po' sfocato e inverosimile. Al personaggio protagonista viene fornito un notevole spessore drammatico, uno sviluppo, una serie di occasioni narrative con cui confrontarsi e attraverso le quali crescere. Il film è un procedere alla scoperta dei misteriosi aspetti della personalità del professor Michele Apicella. La sceneggiatura si sforza di costruire anche i personaggi secondari, ma con minor successo: essi non sono altro che satelliti che orbitano attorno ad un pianeta enormemente più grande di loro. Il Liceo Marilyn Monroe è una scuola popolata da professori da operetta. I vicini di casa di Michele sono dei manichini. Ignazio e Maria niente di più. Per fortuna, c'è Bianca: si tratta del primo personaggio vero del cinema di Nanni Moretti che non sia lui stesso.
Alter ego femminile di Michele Apicella, Bianca è un personaggio che, pur essendo privo di un qualsiasi approfondimento drammaturgico, arricchisce in maniera determinante il film.
Nell'interpretazione quasi stilnovista di Laura Morante, Bianca è un'apparizione, immagine stilizzata della bellezza. La sua mancanza di spessore è qui perfettamente funzionale al racconto. E va a completarsi con la fisicità esuberante del professor Michele Apicella. Il rapporto tra i due personaggi è la cosa meglio riuscita del film. Michele e Bianca vanno l'uno verso l'altra, inevitabilmente, indossano entrambi la candida veste della diversità in un mondo piatto e conformista, si attraggono, per effetto di quella forza di gravità che è il destino cinematografico degli eroi. Il bianco è il colore della pulizia e della verginità, della saggezza e della non-compromissione. Bianca è la rappresentazione della bellezza femminile nel pensiero esaltato di un maschio moralista; porta in volto la purezza di quella metrica greca che non si insegna più al Liceo Marilyn Monroe, regno della nuova barbarie. Il modello della sua bellezza è dunque un segno di diversità.
Il corpo-immagine di Bianca è un'appendice di Michele, una costruzione mentale, la materializzazione momentanea di un ideale femminile che egli si è andato progressivamente formando, in negativo e per esclusione: per lui, la donna non può essere quell'animale di cui il play-boy Siro Siri va a caccia; non può essere la vecchia amica Maria, che teorizza il laissez-faire dei sentimenti; né la vicina di casa che tradisce in scioltezza il suo compagno. Deve essere qualcosa di diverso. Ed eccola comparire, Bianca, volto pudico in cima ad un lungo collo di cigno, così risplendente e diversa dalle altre presenze che popolano il Liceo Marilyn Monroe. Michele la raggiunge, le gira attorno, la seduce (violando tutte le regole del mestiere del seduttore) e la fa sua. Ma andare oltre gli è impossibile. D'improvviso Bianca sembra svanire. Michele la allontana bruscamente e proclama l'impossibilità della sua esistenza nel mondo materiale. Bianca resta un sogno, il sogno irrealizzabile della purezza.
Calvinista nel paese della cuccagna, Michele Apicella è un personaggio felicemente antipatico, circostanza apprezzabile in un cinema sempre più popolato di bamboccioni di facile simpatia. Lui è un cattivo, un bad guy infilato in una commedia - questa è la chiave del film, della sua originalità e del suo successo - un monsieur Verdoux trentenne che uccide solo le persone alle quali vuol bene. Moretti costruisce con gran cura e con grande amore questo personaggio, in tutte le fasi della realizzazione, ma soprattutto in sede di sceneggiatura e in sede di recitazione. Il professor Michele Apicella è un filosofo della scarpa. Dai piedi risale all'anima, agli umori, ai sentimenti. Interpreta il modo di essere dall'andatura. Il suo feticismo è una scienza. Studia gli uomini e i loro comportamenti come un entomologo studia gli insetti; li classifica perfino. Arriva a fare la storia degli anni di fuoco della sua generazione attraverso alcuni modelli di calzature. Qui il Moretti sceneggiatore è geniale (la cosa è da estendersi al co-sceneggiatore Petraglia), gioca con ironia tra le righe del discorso, strizza l'occhio ai suoi coetanei, è sapiente e garbato nel riportarci indietro agli anni sessanta e settanta, evocati con semplicità ed efficacia.
Apicella è un acuto osservatore dei piccoli dettagli, un eroe assalito dal caos delle cose e dei sentimenti che regna attorno a lui. La sua reazione è una difesa ad oltranza della propria integrità morale, difesa che, gradino dopo gradino, lo conduce alla pazzia e all'omicidio plurimo. L'evoluzione del personaggio è graduale, quasi inavvertibile, tanto è ben condotta. Sin dalle prime immagini, Moretti ce lo presenta in maniera ambigua: entra in bagno, versa dell'alcool nel lavandino e gli dà fuoco. Sembra il gesto di un piromane. Dopo un attimo comprendiamo che quello è solo un modo per disinfettare. Un modo radicale. Disinfettare col fuoco. Allo stesso modo le streghe si bruciano col fuoco: la fiamma purifica il corpo dei peccatori. Poste queste premesse, tutto il successivo sviluppo del personaggio rientra in una linea di evoluzione perfettamente razionale. Con lucida follia, Michele esporrà al commissario il movente dei suoi omicidi: gli amici lo hanno deluso, lui doveva intervenire, doveva far qualcosa!
Michele agisce spinto da una moralità radicale che lo acceca. Ma non per questo rinuncia al dolce della vita. Assetato di dolcezza, egli soggiace a tutti i peccati di gola possibili e si concede ad ogni momento merende a base di dolci, dolcetti e nutella. La nutella, alimento tipicamente infantile, Michele la usa dappertutto: la spalma perfino sulla frittata, a cena.
In un riuscitissimo incubo-sogno lo vediamo affrontare di notte un gigantesco vasetto di nutella (ecco un modo originale per passare dalla realtà al sogno, affidato interamente al materiale profilmico, anzi ad un solo oggetto: il procedimento è semplice, pulito ed efficace, come è nei momenti migliori il cinema di Nanni Moretti). Con queste solitarie merende Michele torna a galleggiare nell'infanzia, dove perdura il suo stato di grazia, perfezione individuale e incomunicabile. Ma in Bianca l'asocialità dei protagonista è più matura di quella degli altri personaggi creati in passato da Moretti: è accompagnata da un sentimento di umana solidarietà e di partecipazione, impotente ma commossa. Si pensi a come si evolve il rapporto tra Michele ed il commissario: il giovane professore decide di venirgli incontro e confessa i suoi delitti solo per «aiutarlo»: la scena è scandita con bella ironia da un pacchetto di profiteroles che vanno e vengono. In un mondo nel quale la maturità non ce l'ha più nessuno (tranne pochi angeli come Bianca, ma sono sogni che nemmeno la nutella può comprare), Michele regredisce verso l'infanzia. Eppure entra in conflitto e in competizione con i suoi alunni adolescenti. Perché? Il motivo è semplice: questi adolescenti fanno giochi adulti: sono duri e violenti, si amano, si sposano. Michele vive, nella sua regressione, il dramma della serietà dei bambini dinanzi alle prime compromissioni della giovinezza.
Autore critica:Stefano Masi
Fonte critica:Cineforum n. 234
Data critica:

5/1984

Libro da cui e' stato tratto il film
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