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Stanza del figlio (La) -

Regia:Nanni Moretti
Vietato:No
Video:Warner Home Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Giovani in famiglia
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Nanni Moretti, Linda Ferri, Nanni Moretti, Heidrun Schleef
Sceneggiatura:Nanni Moretti, Linda Ferri, Nanni Moretti, Heidrun Schleef
Fotografia:Giuseppe Lanci
Musiche:Nicola Piovani
Montaggio:Esmeralda Calabria
Scenografia:Giancarlo Basili
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Silvio Orlando, Stefano Accorsi, Giuseppe Sanfelice
Produzione:Angelo Barbagallo e Nanni Moretti per Sacher Film, Bac Films - Studio Canal + (Parigi)
Distribuzione:Mikado - Sacher
Origine:Italia
Anno:2001
Durata:

90'

Trama:

Una famiglia ad Ancona, oggi: Giovanni il padre, psicoanalista; Paola, la madre, impiegata in una casa editrice; i due figli adolescenti Andrea, 17 anni, Irene, 14. Giovanni é molto legato ad Andrea e cerca di creare frequenti occasioni per stare il più possibile con lui. Quando dal laboratorio della scuola scompare un fossile, Andrea é tra gli studenti sospettati, ma si proclama innocente e il padre gli crede. Giovanni osserva il figlio giocare a tennis con poca grinta e lo esorta ad essere un po' più cattivo, a giocare per vincere. In un momento in cui sono soli, Andrea rivela alla madre di aver in effetti preso con altri compagni il fossile, che poi si é rotto: ma tutto era stato un gioco. È domenica mattina. Giovanni ha appena convinto il figlio ad andare a correre insieme, quando arriva una telefonata. Oscar, uno dei suoi pazienti, dice che ha urgente bisogno di vederlo e lo prega di raggiungerlo a casa. Giovanni si fa convincere, liberando così il figlio dall'impegno. Quando nel pomeriggio torna a casa, vede confusione sulla strada e volti angosciati che lo guardano. Arriva la verità: uscito in mare per le consuete immersioni da appassionato subacqueo, Andrea ha avuto un incidente, e, colto da embolia, ha perso la vita. Dopo la composizione del corpo nella bara, Giovanni vaga per il luna park della città, continua a ricevere i pazienti, ma infine capisce che con Oscar non potrà più vedersi. Un giorno arriva una lettera indirizzata ad Andrea da una coetanea conosciuta in campeggio. La ragazza, Arianna, gli dice di averlo trovato molto simpatico e di essere stata molto bene con lui. Giovanni e Paola cercano di recuperare un po' di equilibrio ma il dolore è troppo forte e prevarica ogni altra loro azione (un pranzo fuori, un incontro con alcuni amici). Le crisi di pianto intervengono a ricordare la realtà della situazione e a creare tra i coniugi e verso Irene momenti di grande attrito. Paola telefona ad Arianna e le chiede un incontro. Giovanni capisce che non può più proseguire il lavoro e a poco a poco congeda i pazienti. I due vivono in stanze separate. Arriva Arianna e, dopo altri attimi di commozione, al momento del congedo dice che lei e il suo fidanzatino sono in viaggio in autostop verso la Francia. Giovanni, Paola e Irene decidono di accompagnarli per un pezzo di strada ma poi arriva la notte, Giovanni vuole continuare e così, quando spunta l'alba, la macchina si ferma al posto di confine tra Italia e Francia. Finalmente tutti si salutano. Giovanni e Paola si lasciano andare ad una risata forse liberatoria. Loro due ed Irene camminano sulla spiaggia e salutano Arianna sul pullman.

Critica 1:(...) L'appartamento é lindo, ordinato, con libri e arredi di buon gusto. Sommesso e garbato, spesso sul filo dell'ironia, il protagonista assiste una schiera di pazienti spesso in realtà impazienti. Fra costoro spiccano, ciascuno con i suoi problemi, Stefano Accorsi, Claudia Della Seta e soprattutto il bravissimo Silvio Orlando, al quale tocca un personaggio con un peso singolare nell'arco della vicenda. Fissato da tempo sull'idea del suicidio, il nevrotico telefona perché l'analista corra subito a casa sua. Nanni si precipita, rinunciando a una passeggiata con il figlio che va in gita con i subacquei. La sorpresa che Silvio non intende più suicidarsi perché nell'atto di scoprirsi malato di cancro ha deciso che vuol vivere. Intanto, però l'immersione del ragazzo nelle acque dell'Adriatico ha avuto un'imprevedibile conseguenza fatale. Sobrietà e crudezza estrema (é tremendo il rumore che fanno le viti per chiudere il feretro) caratterizzano il forte capitolo funebre. Stroncato dal dolore, il padre si tormenta nella vana ricerca di una logica impossibile: " Se non fossi accorso dal paziente, non sarebbe successo". La tragedia mette in crisi i rapporti del protagonista con la moglie e la figlia e innesta in lui un senso di sfiducia che lo indurrebbe ad abbandonare il suo lavoro. Il filo di Arianna che aiuta la famiglia a trovare una via d'uscita dal doloroso labirinto é l'arrivo di una lettera indirizzata da una certa Arianna (si chiama proprio così, sarà un caso ? E sarà un caso che l'appartamento è un dedalo di corridoi?) al ragazzo scomparso che crede ancora vivo. Bisogna vedere con quanta fantasiosa delicatezza l'autore inventa gli ultimi rischiosi episodi pilotando i suoi personaggi in un viaggio notturno verso la solarità della Costa Azzurra. L'"io" dei precedenti film di Nanni Moretti si trasferisce dal diario al romanzo senza perdere in mordente e attingendo anzi a una nuova maturità nella definizione di uno stile sempre più essenziale e raffinato. Così fanno gli scrittori veri quando riescono ad andare in fondo alle cose. che Nanni stia diventando un classico ? Parliamoci chiaro. Se fosse davvero un caro estinto, come pretendono i critici di "Le Monde", riuscirebbe il cinema italiano a produrre un capolavoro come questo? Altro che morto fra due mesi i francesi si ritroveranno La stanza del figlio a Cannes e c'è un serio rischio che il film si porti via la Palma d'oro sotto il loro naso. Perdurando l'effetto emozionale che suscita questa pellicola straordinaria, in grado di colpire al cuore chiunque sotto qualunque cielo, mi sbilancerò ulteriormente. E direi che se per caso Moretti, a cominciare da questo fine settimana, non riuscisse a mobilitare un grandissimo numero di spettatori, ne dovremo concludere che viviamo davvero in un Paese dove una torpida indifferenza sta prendendo il potere o dove si trova sempre meno il coraggio di ragionare, di solidarizzare e di guardare in faccia la realtà.
Autore critica:Tullio Kezich
Fonte criticaCorriere della Sera
Data critica:

8/3/2001

Critica 2:Corridoi, che attraversano la casa o s'incuneano nella scuola. Il porto di Ancona, un viale, le strade dove va a correre il protagonista. Il carrello segue o affianca Nanni Moretti nelle giornate normali che aprono il suo film: la storia quotidiana di una famiglia, bella e felice, moderatamente nevrotica, capace ancora di comunicare con un sorriso, con un gesto, magari con una corsa. Padri e figli: rapporti fatti di delicate soppressioni degli acuti. Il padre, psicanalista, sopprime le nevrosi che condivide con i suoi pazienti, i figli adattano il linguaggio, smorzano gli amici, ascoltano inviti (come quello alla competitività) che probabilmente non seguiranno mai. Le disarmonie di troppe pazzie e paure (tutte in fila, sul lettino o sulla poltrona dello psicanalista) sembrano trovare un punto saldo armonico: "Insieme a te non ci sto più", canta Caterina Caselli dal registratore in auto, Moretti si unisce, poi tutti gli altri, in una di quelle piccole scene di serenità assoluta che il regista sa cogliere così bene, una partita a pallone o "Ritornerai" di Bruno Lauzi, in una chiesa. Ma quei corridoi e quei carrelli non sono là per caso o per vezzo. Sono un indizio drammaturgico preciso. Una morte e tutto s'incrina, sprofonda, e tutto quello che c'era prima, gli stessi luoghi, gli stessi gesti, continua a esistere solo all'insegna del dolore. Assoluto, assordante, come quel rumore che chiunque abbia sentito una volta nella vita non dimenticherà mai più: le viti saldate ai coperchi delle bare. La stanza del figlio è fatto di dolore, vissuto un minuto dietro l'altro, mentre la vita di tutti i giorni finge di andare avanti, e invece si è fermata là, poche ore prima di quella morte, quella domenica, quando tutto poteva cambiare. E la macchina da presa si attacca ai personaggi, perso ognuno nella sua maniera tremenda di vivere la sofferenza: le lacrime trattenute di una ragazzina, l'urlo infinito della Morante sul letto, il rimbombo di un luna park notturno e la faccia sbarrata del padre che cerca invano di scaricarsi nella violenza delle "gabbie". Non c'è scampo: senza rinunciare a se stesso, Nanni Moretti ci trascina in un abisso di disperazione impotente, nella sensazione fisica della perdita, nel consumarsi di giorni e momenti senza risposta. Attaccato alla realtà come forse non è mai stato, non più generazionale, parla la lingua di tutti. Corde toccate in Caro diario e La messa è finita, che qui risuonano della forma perfetta della semplicità. La semplicità con cui un giorno arriva la giovane Arianna con delle foto di Andrea e, forse, un nuovo fidanzato, e con cui, sulla voce di Brian Eno che canta "By the River", si può immaginare di ricominciare a vivere. Un cantante straniero per uno che ha sempre voluto ascoltare solo musica italiana: per restare vicini ai figli perduti e sconosciuti, per “imparare ad aspettare, imparare a oziare”, imparare a "farsi vivere" dalla vita.
Autore critica:Emanuela Martini
Fonte critica:Film TV
Data critica:

13/3/2001

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



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