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Piazza delle Cinque Lune -

Regia:Renzo Martinelli
Vietato:No
Video:CVC
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:La memoria del XX secolo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Renzo Martinelli
Sceneggiatura:Renzo Martinelli, Fabio Campus
Fotografia:Blasco Giurato
Musiche:Paolo Buonvino
Montaggio:Massimo Quaglia
Scenografia:Franco Vanorio
Costumi:Luigi Bonanno
Effetti:
Interpreti:Donald Sutherland (Saracini, Procuratore Capo Di Siena), Giancarlo Giannini (Branco, Caposcorta), Stefania Rocca (Fernanda, Sostituto Procuratore), F. Murray Abraham (Entita'), Aisha Cerami (Ombretta), Greg Wise (Francesco Doni), Nicola Di Pinto (Antiquario/Sconosciuto), Federica Martinelli (Tecnico informatico)
Produzione:Martinelli Film Company Int.- Istituto Luce - Spyce Blue Star Ltd. - Box! Film
Distribuzione:Istituto Luce
Origine:Italia
Anno:2003
Durata:

123'

Trama:

Proprio nel corso del suo ultimo giorno di lavoro prima del pensionamento, il Procuratore della Repubblica di Siena, Saracini, viene avvicinato da uno sconosciuto che gli consegna una bobina. Si tratta di un filmato amatoriale in Super8 girato nel marzo del 1978 da un palazzo di via Fani, la mattina del rapimento di Aldo Moro. Turbato dalla sconvolgente documentazione, il procuratore avvia un'indagine su quei fatti che coinvolge il capo della sua scorta, Branco, e Fernando, giovane Pubblico Ministero. La pellicola è liberamente tratta dalla vicenda del sequestro e dell'omicidio del leader della Democrazia Cristiana, Aldo Moro.

Critica 1:E' il 16 agosto, giorno del Palio di Siena, coincide con l'ultimo giorno di lavoro del Procuratore Rosario Saracini. Torna a casa, l'androne di casa è buio. Una persona, che dice di aver fatto parte del gruppo di terroristi che sequestrò Aldo Moro, gli consegna una bobina Super 8 mm contenete immagini scottanti... Il procuratore è chiamato ad un nuovo compito: fare in modo che vengano avviate nuove indagini sul famoso caso.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Sappiamo tutti che questo film, sugli schermi nel giorno del venticinquesimo anniversario del macabro ritrovamento di via Caetani, rievoca il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro. Con la civile consapevolezza, da parte del regista Renzo Martinelli (di Vajont e di Porzus), di trattare "l'avvenimento più importante nella storia italiana dell'ultimo mezzo secolo". L'invenzione è ridotta a pochi ingredienti: l'ambientazione senese, le tre figure del magistrato alla vigilia della pensione (Donald Sutherland), della sua collaboratrice (Stefania Rocca) e della sua guardia del corpo (Giancarlo Giannini), e l'indagine che essi pericolosamente riaprono dopo che l'anziano giudice ha ricevuto il filmino girato in via Fani da un brigatista sfuggito all'identificazione. Il resto appartiene o alla documentazione processuale o all'ampia gamma delle ipotesi già formulate (in particolare dagli scritti di Sergio Flamigni, consulente del film che, va detto, ha anche ottenuto il favore della famiglia Moro). E tuttavia, a caldo, non può non dare i brividi l'assunto sostanziale: la sorte di Moro fu decisa dalla CIA perché nel 1978 era inaccettabile l'ingresso nel governo del più grande partito comunista del mondo occidentale, e Mario Moretti era uno strumento di questo disegno. (…) Non è un thriller, è la nostra vita.
Autore critica:Paolo D'Agostini
Fonte critica:la Repubblica
Data critica:

10/5/2003

Critica 3:Scritto e diretto da Renzo Martinelli, Piazza delle Cinque Lune è un film che, annunciato sotto le mentite spoglie del thriller, rappresenta in realtà un documentario e al tempo stesso un atto d’accusa, un giallo che ruota attorno ad un’ipotesi di ricostruzione più o meno verosimile di un drammatico avvenimento storico, che nel marzo del 1978 ha segnato la vita politica della nostra nazione: il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. Nell’anniversario del tragico evento (e in particolare del ritrovamento del corpo esanime del leader della Democrazia Cristiana), la pellicola punta ad aprire nuovamente il dibattito su uno dei capitoli più difficili e intricati della storia italica, con la volontà di evidenziare contraddizioni che ancora oggi appaiono imbarazzanti, che suggeriscono motivazioni più complesse e sorprendenti di quelle registrate negli atti dei processi. In piena guerra fredda, in un periodo in cui i servizi segreti occidentali trovavano spesso un denominatore comune delle proprie azioni, confinare un atto terroristico di tale portata politica all’interno delle vicende nazionali appare riduttivo: questo almeno è il parere di Martinelli, che ha l’indubbia capacità di sollevare così tanti dubbi da rendere plausibile la più incredibile delle ipotesi.
La capacità del regista sta poi nel confezionare un prodotto decisamente gradevole, che presumibilmente incontrerà anche i gusti dei più giovani, con l’indubbio merito di riportare a galla argomenti che sui libri di scuola non trovano spazio; diversa potrà essere la reazione di chi certi giorni li ha vissuti davanti al telegiornale, anche se c’è da dire che in buona sostanza il film risulta misurato e rispettoso, senza toni da scoop giornalistico. Il pretesto per riagganciare vicende accadute esattamente venticinque anni fa è la consegna di una bobina, da parte di uno sconosciuto, al Procuratore della Repubblica Saracini (Donald Sutherland): si tratta di un filmato amatoriale in Super8 girato la mattina del rapimento Moro, che riprende gli eventi aggiungendo particolari inquietanti, ovviamente più che sufficienti per riaprire le indagini. E tuttavia: chi è quest’uomo che rompe il silenzio dopo decenni? Perché decide di fidarsi di un giudice di provincia, peraltro appena andato in pensione? In casi come questi, di chi ci si può fidare? La verità sarà abbastanza forte da resistere agli attacchi intimidatori che non tardano a sopraggiungere? Sorretto nell’attività d’investigazione dal Sostituto Procuratore Fernanda (Stefania Rocca) e dal caposcorta Branco (un Giancarlo Giannini nelle ormai consuete ambigue vesti), Saracini dovrà pazientare non poco per tirare le fila della delicata vicenda, a rischio e pericolo della propria vita e di chi gli sta accanto. Dal punto di vista stilistico, il film indovina più d’una scelta: i toni freddi della fotografia, i notturni calpestati per i vicoli di Siena, l’alternarsi delle ricostruzioni bianco e nero (un finto vecchio, per così dire) alle scene ambientate ai giorni nostri; d’altra parte, però, la storia appare ricostruita un po’ troppo a tavolino, spiegazioni e chiarimenti avvengono per lo più attraverso i dialoghi e rimandano a troppi nomi, strutture, situazioni che qualche volta confondono anche lo spettatore più attento. (…)
Autore critica:Luca Fagiani
Fonte critica:www.cineclick.it
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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