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War Horse -

Regia:Steven Spielberg
Vietato:No
Video:
DVD:Disney
Genere:Drammatico
Tipologia:La guerra, La memoria del XX secolo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:dal romanzo di Michael Morpurgo
Sceneggiatura:Richard Curtis, Lee Hall
Fotografia:Janusz Kaminski
Musiche:John Williams
Montaggio:Michael Kahn
Scenografia:Rick Carter
Costumi:Joanna Johnston
Effetti:
Interpreti:Benedict Cumberbatch (Maggiore Stewart), Tom Hiddleston (Capitano Nichols), David Thewlis (Lyons), Emily Watson (Rose Narracott), Toby Kebbell (Geordie), David Kross (Gunther), Peter Mullan (Ted Narracott), Jeremy Irvine (Albert), Geoff Bell (Sergente Sam Perkins), Robert Emms (David Lyons), Rainer Bock (Brandt), Patrick Kennedy (Tenente Waverly), Pip Torrens (Maggiore Tompkins), Nicolas Bro (Friedrich), Celine Buckens (Emilie), James Currie (Sergente Jones), Leonard Carow (Michael)
Produzione:Steven Spielberg, Revel Guest, Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Tracey Seaward, Adam Somner per Amblin Entertainment-Dreamworks Skg-The Kennedy/Marshall Company- Reliance Entertainment-Touchstone Pictures
Distribuzione:The Walt Disney Company Italia
Origine:Usa - Gran Bretagna
Anno:2011
Durata:

146'

Trama:

Un grande storia d'amicizia tra un cavallo chiamato Joey e il giovane Albert. Sullo sfondo, i paesaggi rurali d'Inghilterra, durante il primo conflitto mondiale. Il film è incentrato sul forte legame esistente tra il cavallo e il suo addestratore: si tratta di un affetto profondo, sincero, che viene improvvisamente messo in crisi quando, ai due, viene imposto di separarsi. Inizia così l'epico viaggio di Joey attraverso scenari di guerra. Durante questo difficile ed avventuroso percorso, il cavallo lascerà un segno indelebile nella vita delle persone che incontrerà sul suo cammino: la cavalleria britannica, i soldati tedeschi, un contadino francese e sua nipote.

Critica 1:Tratto da un libro inglese «per giovani adulti» di Michael Morpurgo, il film è praticamente tutto visto da un cavallo, Joey, che è il tessuto connettivo dell'intera vicenda, d'amore più che di guerra». Spiega: «È un film classico, che omaggia il cinema e il senso del paesaggi di John Ford, che s'inchina a Kurosawa e a David Lean. Penso alla grandiosità del rapporto uomini e natura in La figlia di Ryan».
Il film è ambientato durante la prima guerra mondiale, nel 1914. «Joey viene venduto e strappato al ragazzo che lo ama, i due erano indivisibili. Il cavallo viene mandato in guerra a combattere prima per gli inglesi poi, requisito e fatto anche lui prigioniero, per i tedeschi e i francesi. Ma Joey non ha nazionalità: è la "creatura" che deve aprire il cuore degli spettatori in nome della pace, della difesa di uomini e animali uccisi a centinaia, a migliaia. Nel film si parla una sola lingua, l'inglese, anche i tedeschi e i francesi si esprimono in inglese e il doppiaggio sarà in una sola lingua ovunque. Perché la verità del cuore e l'identità del film vanno al di là di qualsiasi linguaggio e conflitto».
Impegnato nelle riprese del colossal storico Lincoln, Spielberg ritorna con War Horse ai temi più classici del grande cinema tradizionale angloamericano. «Perché – dichiara – sono valori autentici, come il rapporto con la terra, la speranza del ragazzo, troppo giovane per la guerra, di ritrovare il suo cavallo e la solidarietà che proprio Joey è in grado di generare tra soldati nemici quando resta impigliato nel filo spinato. Non temo la retorica della fiaba perché quello che il cavallo crea è un incontro ravvicinato per tutti, tra continenti, alleati, nemici e armi». Spielberg ha voluto nel cast anche attori sconosciuti, come Jeremy Irvine, il giovane protagonista che cercherà ovunque di ritrovare il suo Joey. Non manca no le star, come Emily Watson/la mamma del protagonista, David Thewlis, Peter Mullan. «Questo viaggio con un cavallo – dice ancora il regista – è stato rigenerante per me perché conserva quel nocciolo di onestà che va oltre qualsiasi modo di fare cinema o teatro, tanto che funzionavano alla perfezione anche i cavalli meccanici che abbiamo usato sul set».
Un cinema, quello di Spielberg, che si nutre dei classici valori americani. «C'è bisogno di ridare fiducia nel la famiglia e di rilanciare il senso della meraviglia, così anche in una guerra (e la mente va al suo soldato Ryan) possono nascere sentimenti di coraggio e altruismo. Ho usato allegorie, tramonti di fuoco, figure in controluce, come nel cinema del passato, per risalire alle radici dell'umanesimo. I cavalli non fanno scelte politiche, ma sono fedeli, onesti e dimostrano anche un senso del sacrificio».
In tempi di tecnologia globalizzata, Spielberg rilancia dunque attraverso un cavallo, quello che definisce «il mio agente speciale di pace», il suo messaggio contro l'atrocità della guerra senza essere costretto a mostrarla. (...)
Autore critica:Giovanna Grassi
Fonte criticaIl Corriere della Sera
Data critica:

5/12/2011

Critica 2:
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Fonte critica:
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



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