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Volpe e la bambina (La) - Renard et l'enfant (Le)

Regia:Luc Jacquet
Vietato:No
Video:
DVD:Medusa
Genere:Drammatico
Tipologia:I bambini ci guardano, Natura e ambiente
Eta' consigliata:Scuole elementari
Soggetto:Luc Jacquet
Sceneggiatura:Eric Rognard
Fotografia:Éric Dumage, Gérard Simon
Musiche:Evgueni Galperine, Alice Lewis, David Reyes
Montaggio:Sabine Emiliani
Scenografia:
Costumi:
Effetti:Cédric Fayolle, Hugues Namur
Interpreti:Bertille Noël-Bruneau (la bambina), Ambra Angiolini (voce narrante)
Produzione:Bonne Pioche - France 3 Cinéma
Distribuzione:Lucky Red
Origine:Francia
Anno:2008
Durata:

90’

Trama:

È una bella mattina d'autunno e una bambina percorre un sentiero in mezzo alla natura segreta e selvaggia. Durante il suo cammino, la bambina si imbatte in una volpe e ne rimane al contempo affascinata e impaurita. Vinto il timore iniziale, la bambina si avvicina alla volpe e da quel momento vivrà un'incredibile avventura.

Critica 1:Che cos'è un animale? Dipende. Per un adulto spesso è solo uno strumento, un essere vivente ma inserito in una precisa rete di relazioni economiche e sociali. Qualcosa che si usa, si mangia, si cavalca, si caccia, si indossa, a seconda del luogo e della cultura in cui si vive. O magari si ammira entro spazi ben definiti. Ma per un bambino? Per un bambino l'animale è molto di più. È un mondo, il guardiano di un'altra dimensione, una divinità a piede libero, il rappresentante di un Olimpo selvatico e irriducibile alla ragione che accompagna l'infanzia in tutte le sue fasi per poi piantare solide radici nell'inconscio (dal freudiano "uomo dei lupi" in poi, la letteratura analitica abbonda di studi sul ruolo degli animali nella nostra psiche).
In questo senso non c'è genere più doppio dei documentari sulla Natura. Così come non esistono documentari "puri", perché ogni film crea il suo spazio di finzione, tanto più i film a soggetto animale sono sempre anche qualcos'altro. Favole, racconti iniziatici.
O itinerari di formazione, come appunto il notevole La volpe e la bambina, che dietro la morale ambientalista e quasi didattica (rispettiamo la Natura, non tentiamo di addomesticarla), cela la struttura rigorosa di un piccolo romanzo di formazione destinato ai bambini ma capace di incantare al tempo stesso gli adulti. Anche se, o proprio perché, Jacquet (già regista della Marcia dei pinguini), non mostra mai i "grandi" ma solo la piccola Bertille Noël-Bruneau e la sua compagna d'avventure, una volpe con più espressioni di Bette Davis (ottenuta filmando diversi animali, naturalmente) e una disponibilità che trascinerà la bambina in un mondo pieno di meraviglie quanto di insidie.
Dai primi, emozionanti approcci, alle corse fra i boschi; dall'arrivo della neve, che rivela le tracce della volpe alla sua piccola amica, agli incontri con altri animali (lupi, orsi, tassi, ricci, talpe, serpenti, faine...), sotto i nostri occhi si snoda un vero itinerario di crescita. Intervallato da pochi excursus "naturalistici" (il lungo inseguimento della lince, puro cinema del terrore), ma sospeso, per il resto, allo sguardo della piccola protagonista. Che ci racconta anche le conseguenze interiori di quegli incontri (ho pensato a lei tutta la settimana... quella notte sognai i lupi fino all'alba...). Fondendo esterno e interno, Natura e psiche, in un continuum che concilia la forza mitica della fiaba con le seduzioni del cinema spettacolare.
Il resto lo fanno la straordinaria performance tecnica, grazie a cui la troupe di Jacquet cattura i più diversi momenti della vita delle volpi. E una cultura cinematografica (la lunga scena notturna è presa di peso dalla Morte corre sul fiume, leggendario film di Charles Laughton) che pone Jacquet al riparo da trappole e cadute di stile. Alla fine è la volpe a educare la bambina, non lei a addomesticarla. Morale elementare, forse, per un film assai più sofisticato di quanto non sembri.
Autore critica:Fabio Ferzetti
Fonte criticaIl Messaggero
Data critica:

21/3/2008

Critica 2:I prati verdi e i vestiti viola della bambina dai capelli rossi e le lentiggini (come Pippi Calzelunghe). Il sole che sorge e tramonta, la neve bianca, la pioggia battente, il vento. Una natura potente, sconfinata e una solitudine umana insistita e sottolineata dalla regia di Luc Jacquet (già premio oscar con la sua Marcia dei pinguini). E poi, c'è lei, l'altra protagonista, fulva anch'essa, occhio vivace e un'esistenza misteriosa: la volpe. È così che la favola del documentarista belga (qui, però, alle prese con un film di finzione) accompagna lo spettatore dentro le maglie di una amicizia un po' fatata, quella che si instaura, dopo molta pazienza e tanta diffidenza, fra un essere umano che cresce e un animale selvatico che si incuriosisce. Qua e là, si accende la memoria delle fiabe e allora Jacquet ci fa ripercorrere le orme di Cappuccetto Rosso, quelle del Pifferaio magico fino alla Piccola fiammiferaia passando per le molliche di Pollicino. Il film è un album di immagini indimenticabili da sfogliare (dalle montagne francesi dell'Ain al Parco nazionale di Abruzzo), ha il ritmo lento delle stagioni (quelle «antiche», di una volta) e al posto della voce umana, privilegia i rumori della foresta e le avventure dei suoi abitanti (ricci, orsi, lupi, aquile). Ogni tanto, regala l'incontro ravvicinato con un esemplare raro (lupo bianco). La trama è semplice, quasi esile. Una bambina che abita in un posto isolatissimo, ai margini del bosco, giocando tra i suoi monti, rimane fulminata dall'incontro casuale con una volpe. Le due si fiuteranno a lungo prima di diventare amiche. Un'amicizia non aliena da errori che condurrà l'animale alle soglie della morte. Alla fine, tutto si aggiusta e, sulla scia di La Fontaine, la favola ha la sua morale: la libertà è un bene prezioso che va rispettato, anche quando si ama. E la bambina (Bertille Noel Bruneau) lo capirà a sue spese per insegnarlo, poi da grande, a suo figlio.
Autore critica:Arianna Da Genova
Fonte critica:Il Manifesto
Data critica:

21/3/2008

Critica 3:Una combinazione pressoché perfetta di messa in scena, riguardo alla parte umana, e freschezza del doc naturalistico nel girato solo con animali. E infatti il lungo e complesso lavoro dietro La volpe e la bambina salta subito agli occhi: una troupe di una quarantina di persone e riprese durante un anno. Il regista Luc Jacquet l'idea se la portava dietro da prima del suo successo d'esordio de La marcia dei pinguini (Oscar per il miglior documentario), e i produttori di quello lo hanno seguito anche in questo nuovo, impegnativo progetto. Dopo molte ricerche, le location sono state individuate nell'Ain (nell'altopiano del Retord dell'infanzia del cineasta) e nel Parco Nazionale d'Abruzzo, per poi mettere insieme il meglio di paesaggi anche molto distanti tra loro in un ideale quadro possente e pulsante.
Autobiografica ed elementare, la storia è trasfigurata nella sorta di legame creatosi lungo tutta un'estate tra una ragazzina e una femmina di volpe, l'una fulva di capelli e l'altra dal manto rosso come rispettive parti di un doppio. Il film parte dal piacere dell'intimità con una natura fatta di montagna, faggeti, campi e cascate, popolata da linci, lupi e tassi, mentre la contemplazione – da subito – si accorda con il respiro ed il ritmo delle immagini. Nel processo, però, la troppo presente voce fuori campo è sottolineatura pedagogica e disturbante ostacolo all'ascolto di suoni e versi. Nonostante la letteratura, le favole, la mitologia ne abbondino, il cinema non aveva mai fatto – Walt Disney a parte – della bestiola furba per eccellenza una protagonista, ideale qui nell'economia del racconto per la propria indole vivace, curiosa, imprevedibile (non a caso pochi ne sono gli allevatori). Perché se a mettere l'essere umano in contatto e comunicazione con un animale è l'intuito, ad esso succede poi il tentativo di addomesticamento e dominazione, ben reso nella forte scena in cui la bambina si porta in camera la volpe rendendola – una volta chiusa la porta – disperatamente furibonda e incontrollabile. Una limpida e importante lezione di rispetto.
Autore critica:Federico Raponi
Fonte critica:Liberazione
Data critica:

28/3/2008

Libro da cui e' stato tratto il film
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