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Don Milani - Il priore di Barbiana -

Regia:Andrea Frazzi; Antonio Frazzi
Vietato:No
Video:Mondadori
DVD:
Genere:Biografico
Tipologia:Il mondo della scuola - Giovani
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:
Sceneggiatura:Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Fotografia:Franco Lecca
Musiche:Luis Enriquez Bacalov
Montaggio:Claudio Cutry
Scenografia:Maurizia Narducci
Costumi:Lia Francesca Morandini
Effetti:
Interpreti:Sergio Castellitto (Don Lorenzo Dilani), Ilaria Occhini (la madre di Don Lorenzo)Roberto Citran (Adriano Dilani), Arturo Paglia (Michele), Adelmo Togliani (Franco), Gianna Giachetti (Eda), Evelina Gori (nonna),
Alberto Gimignani (Maresco), Dario D'Ambrosi (Benito), Bettina Giovannini (Elena), Lorenza Indovina (Adele Corradi)
Produzione:Francesco Tagliabue, Emanuela Rizzotto (Hiland) - Cecilia Cope (Rai)
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Italia
Anno:1997
Durata:

180’

Trama:

Don Milani è malato e la malattia gli ha lasciato poco tempo ancora da vivere. Torna nella sua parrocchia di Barbiana e ripercorre con la memoria gli eventi che hanno segnato il suo percorso, dalla creazione della scuola a San Donato di Calenzano, all'esperienza didattica con i figli dei contadini a Barbiana, alla notorietà e alle discussioni sui suoi metodi, alla preparazione della "Lettera ad una professoressa". Fa da sfondo l'Italia degli anni del dopoguerra e della ricostruzione, segnata dalle differenze sociali e dal distacco fra Chiesa e società.

Critica 1:Film TV, prodotto dalla RAI, in due parti di 100m l'una sugli ultimi vent'anni del fiorentino don Lorenzo Milani (1923-67) che a Barbiana, nel Mugello, fondò una scuola popolare a tempo pieno, basata sul lavoro di gruppo di cui fu frutto il libro Lettere a una professoressa (1970) che, pur tra le accese polemiche che suscitò e al di là delle contingenze che lo dettarono, è diventato un classico della letteratura italiana del secondo Novecento, acquistando "il valore come di una immensa e mirabile metafora del tempo nuovo" (Ernesto Balducci). Scritto da Sandro Petraglia e Stefano Rulli e diretto con polita intensità dai due gemelli Frazzi, lo sceneggiato TV (compresso in 150m in un'edizione per le sale) racconta con onestà, rispetto, cauta dolcezza un Milani "evangelicamente corretto, purgato della sua componente più aspra e provocatoria" (Massimo Bernardini). Sobria, ben modulata interpretazione di S. Castellitto che suggerisce con discrezione questa figura di santo laico, capace di stare all'infinito dalla parte dei perdenti ("I poveri li avrete sempre con voi" dal discorso della Montagna). Attendibili i ragazzi. Fotografia di Franco Lecca, scene di Maurizia Narducci, costumi di Lia Morandini, musiche di Luis Bacalov. Messo in onda il 2 e il 3-12-1997 da Raidue con quasi 7 milioni e mezzo di spettatori (27, 26 di quota). Premio Flaiano 1998.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:"Mi interessa: l'esatto contrario di 'me ne frego', la bischerata che disse quell'inarrivabile mascalzone di Benito Mussolini".
Questa frase è la prima che Sergio Castellitto, alias Don Milani, traccia sulla lavagna per inaugurare la sua scuola di Barbiana.
I suoi allievi, in "Lettera a una professoressa" scrivono: "La scuola sarà sempre meglio della merda", per indicare che nelle misere stalle di quel paesino del Mugello lo sterco era l'unica produzione gratuita ed abbondante: il solo destino incombente al di fuori della scuola del priore.
Queste due frasi, in dissolvenza incrociata, restano impresse sulla quinta "Lavagna sullo schermo", che, come avrete intuito, si occupa di "Don Milani, il priore di Barbiana", lo sceneggiato televisivo di Andrea e Antonio Frazzi (1997), tratto dal soggetto e dalla sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano Rulli, che ebbe un'audience di oltre sette milioni di telespettatori.
Barbiana era "privata", ma fu la negazione più radicale della scuola privata.
Barbiana inoltre seppe porsi davanti alla scuola statale per spingerla verso traguardi di laicità e universalismo. Nel frattempo, anche grazie agli schiaffoni solenni di Don Lorenzo, la scuola pubblica ha tentato di evolversi, la privata, forte di connivenze, si direbbe sia rimasta uguale a quella stigmatizzata da queste frasi in Lettera a una professoressa: "Una volta c'era la scuola confessionale. Quella un fine l'aveva e degno d'essere cercato. Ma non serviva gli atei. Tutti aspettavano che la sostituiste con qualcosa di grandioso. Poi avete partorito il topolino: la scuola per il tornaconto individuale.
Ora la scuola confessionale non esiste più. I preti hanno chiesto la parificazione e danno voti e diplomi come voi. Anche loro propongono ai ragazzi il Dio Quattrino" (pag. 93).
Barbiana si occupava di ragazzi espulsi dal mondo dell'istruzione e accoglieva anche ragazzi handicappati, faceva dei discepoli ottimi insegnanti per coloro che venivano dopo, si occupava di ogni aspetto della realtà che potesse risultare utile nella vita. Una scuola avversata dalle alte gerarchie ecclesiastiche per la sua carica di sovversione e perché metteva in discussione un autoritarismo ottuso a tutti i livelli; impediva che si potessero ingannare i poveri, sfruttando lo stato di ignoranza in cui li collocava da sempre "l'istruzione delle professoresse di turno", aprendo loro occhi e possibilità.
Il soggetto romanza alquanto la biografia del prete, che nella fiction avrebbe dato inizio alla scuola in contrasto con una maestra "sergente maggiore" ligia al sussidiario.
Il suo metodo non è "esportabile" (come domanda nel film un'insegnante durante la conferenza stampa: "Dio le perdoni l'uso dell'orrendo termine esportabile. Non credo che lo sia, quindi non le resta che spararsi", le risponde Don Lorenzo-Castellitto), risulta un valido esempio contro coloro che vogliono bocciare i giovani perché non sanno chi era Minerva; quella immagine di scuola, che in parte emerge dal lavoro di Petraglia e Rulli, si proponeva come paradigma in virtù dell'esigenza di compensare lo score subito dai poveri rispetto ai loro coetanei ricchi ("Ogni parola che non capite oggi, è un calcio nel culo che prendete domani"): l'esatto opposto dei privilegi offerti dalla scuola confessionale odierna.
Il priore del film rispondendo a una domanda sui giornali letti durante le lezioni, nella quale si insinuava che si privilegiassero quelli del suo padrone, risponde che non possiede padrone se non il Signore e che non gli risulta che Egli sia un editore: provate a entrare in un istituto cattolico con il Manifesto in mano...
Autore critica:
Fonte critica:Dal sito della Direzione didattica di Pavone Canavese
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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