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Quattro notti di un sognatore - Quatre nuitsd'un rêveur

Regia:Robert Bresson
Vietato:No
Video: Biblioteca Decentrata Rosta, visionabile solo in sede, in vendita distribuzione NuovaMastervideo
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Letterature altre - 800
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal racconto "Le notti bianche" di Fjodor Dostoevskij
Sceneggiatura:Robert Bresson
Fotografia:Pierre Lhomme
Musiche:
Montaggio:Raymond Lamy
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Isabelle Weingarten (Marthe), Guillaume Des Forets (Jacques), Maurice Monnoyer (l'amante), Lidia Biondi (la madre di Marthe), Patrick Jouanne' (gangster), Jerome Massart (l’amico di Jacques)
Produzione:Victoria Film (Parigi) - Albina Films (Parigi) - Film dell’Orso (Roma)
Distribuzione:Impéria
Origine:Francia
Anno:1971
Durata:

87'

Trama:

Il "sognatore" si chiama Jacques, un giovane pittore, che una sera incontra per caso Marthe, una donna che sta pensando di buttarsi giù dal Pont-Neuf di Parigi. I due cominciano a parlare, e si promettono di rivedersi ancora una volta l'indomani notte. Jacques scopre che Marthe quella notte doveva incontrare il suo amato su quel ponte, e che l'aveva atteso invano perchè non si era fatto vivo. Durante le due successive sere Jacques si innamora della donna, ma alla quarta notte l'amante di Marthe si rifà vivo.....

Critica 1:Un pittore parigino salva dal suicidio una ragazza disperata che gli racconta l'amore per un uomo. La sua vita ne è sconvolta e cerca di aiutarla. Rimarrà ancora solo. Dal racconto di Dostoevskij Le notti bianche (1848) cui si ispirarono anche G. Roscial (1933) e L. Visconti (1957) Bresson ha tratto un film rarefatto e rigoroso sui temi della solitudine, della sproporzione tra la povertà dell'esistenza quotidiana e l'intensità della vita sognata, e dell'amore. "... ritenuto ingiustamente un film minore, e certo meno ricco di altri... è uno dei risultati più esemplari, nella sua perfezione conchiusa e toccante, del 'cinematografo' di Bresson" (A. Ferrero).
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Come Mouchette dopo Au hasard Balthazar, Quattro notti di un sognatore segue le tracce di Così bella così dolce. È il meno tragico dei film di Bresson, il più leggero e in sintonia col suo tempo. Senza dubbio testimonia cosa il cineasta avrebbe potuto fare più spesso se non fosse stato costretto dal Sistema a girare molto poco e quindi a realizzare – raramente – soltanto delle opere gravi, dense, ogni volta con un’apparenza «definitiva». In Quattro notti di un sognatore, i suoi temi preferiti permangono, ma sono meno celebrati, quasi riproposti in tono minore e soprattutto dispersi nel cuore di una realtà molto più presente. Bresson fa respirare il suo film, lo rinchiude di meno sui due protagonisti, soffermandosi a osservare alcuni hippy o a guardare dei bateaux-mouches dalle rive della Senna dove, d’altronde, il cineasta vive da molte decine di anni. Forse perché Jacques è pittore come Bresson, e forse anche un po’ scrittore dal momento che registra dei monologhi al magnetofono. In ogni modo nutre le sue opere sia di quello che vede e sente sia di quello che vive dentro di sé. Ma questa attenzione è la caratteristica solo del giovane perché Marthe, da parte sua, è molto tesa, come prigioniera del suo strano giuramento d’amore.
Il mondo esterno esiste per se stesso molto più che in Perfidia, Pickpocket o L’argent. In questo modo Quattro notti di un sognatore rappresenta un po’ il lato aperto del Diavolo probabilmente.... Se Bresson aveva spesso soppresso i dettagli dell’abbigliamento per dare loro nei film precedenti un aspetto atemporale, la moda degli anni Settanta gli permette paradossalmente di rimanere fuori dal tempo pur essendo contemporaneo, perché la gioventù di allora si veste volentieri con un patchwork di elementi eterocliti provenienti da epoche e luoghi lontani (colore nero, ricami, corpetti, pantaloni, foulard...). E questo eccesso produce lo stesso risultato che l’autore ottiene con il suo abituale riserbo: generalizza, fa perdere i punti di riferimento.
Si sa che Le notti bianche di Dostoevskij, racconto che descrive la lotta fra sogno e realtà, era già stato adattato al cinema nel 1957 da Luchino Visconti (Le notti bianche), un film che aveva sorpreso per la sua teatralità e il suo onirismo spinto. Con la sua scenografia da studio, Visconti aveva allora privilegiato il sogno. Sebbene il titolo faccia esplicitamente riferimento al sottotitolo del breve racconto, Ricordi di un sognatore, Bresson conserva piuttosto il reale, cosa che era senz’altro inevitabile da parte di un ostinato del vero.
Nondimeno il personaggio dell’inquilino seduttore è del tutto improbabile. Il tono romantico di Dostoevskij lo rendeva un po’ meno incredibile, ma al cinema il suo modo di sedurre e poi di scomparire rende il suo ritorno assolutamente stravagante. In realtà, egli prende su di sé la parte del sogno di fronte al quale la coppia di Marthe e Jacques si definisce e si staglia. Quest’ultimo è il personaggio che Bresson ha trasformato di più. Prima di tutto, egli non è più il personaggio narrante come in Dostoevskij, infatti Bresson non ha adottato il procedimento della confessione con voce fuoricampo. Di conseguenza, non c’è più quell’intervallo di quindici anni tra il momento della narrazione e quello degli avvenimenti riportati, che faceva dell’opera russa il racconto di uno scapolo di quarant’anni completamente introverso, che narra l’unico ricordo importante della sua gioventù. Per concludere, Jacques non è il modesto impiegato di Dostoevskij ma un giovanissimo pittore che ha sicuramente vent’anni di meno rispetto al protagonista del romanzo originario. In Bresson, il sogno cambia l’ordine e Jacques quasi reinventa la propria esistenza attraverso le confessioni sussurrate al magnetofono nella sua stanzetta, vera eco del Pont-Neuf e della Parigi notturna che Bresson contrappone a livello di immagine (le inquadrature degli interni sono molto composite mentre le riprese sulle rive sono molto più fluide).
Nell’ambientare una seconda volta Dostoevskij nella Parigi di oggi, Bresson conserva il comportamento passionale dei protagonisti ma si tuffa decisamente nella modernità e allo stesso tempo propone una contestazione radicale del mondo d’oggi. Fondamento di tutti i suoi film, l’inadeguatezza dell’uomo al suo ambiente appare chiaramente nella contrapposizione irriducibile tra le apparenze e ciò che costituisce l’essere umano come pure, in un modo un po’ semplicistico, quella tra spirito e corpo. Certo, questa inadeguatezza era già marcata in Dostoevskij tra i personaggi e la società del loro tempo, ma lo scrittore la rendeva esplicita servendosi di lunghe dimostrazioni psicologiche. In Bresson la sfasatura si impone come un’evidenza nel brutale cortocircuito provocato dal raffronto con epoche e luoghi diversi.
Autore critica:René Prédal
Fonte critica:Tutto il cinema di Bresson, Baldini & Castoldi
Data critica:

1998

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Notti bianche (Le)
Autore libro:Dostoevskij Fjodor

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