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Uomo che sapeva troppo (L’) - Man who knew too much (The)

Regia:Alfred Hitchcock
Vietato:No
Video:De Agostini
DVD:Universal
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto da una storia di Charles Bennett E D.B. Wyndham-Lewis
Sceneggiatura:John Michael Hayes, Angus Mcphail
Fotografia:Robert Burks
Musiche:Bernard Herrmann
Montaggio:George Tomasini
Scenografia:Henry Bumstead, Hal Pereira
Costumi:John P. Fulton
Effetti:Edith Head
Interpreti:Pat Averne (dirett. d'orchestra), Betty Baskcombe (Edna), Yves Brainville, Hillary Brooke (Jan Peterson), Abdelaq Chraibi, Doris Day (Jo), Brenda De Banzie (sua moglie), Daniel Gelin (signora Drayton), Bernard Herrmann (Louis Bernard), Carolyn Jones (l'ambasciatore), Lewis Martin, Louis Mercier, Bernard Miles, Alan Mowbray (Rien), Reggie Nalder (suo marito), Christopher Olsen (l'assassino), James Stewart (Val Parnell), Alix Talton (piccolo H. Mckenna), Ralph Truman (Dottor Ben Mckenna), Anthony Warde, Richard Wattis (Ispettore Buchanan), Mogens Wieth, Noel Willman, Richard Wordsworth
Produzione:Alfred Hitchock per la Filmwite Prod. - Paramount
Distribuzione:Cineteca Griffith
Origine:Usa
Anno:1956
Durata:

119’

Trama:

In vacanza in Marocco i coniugi Kenna assistono ad un omicidio: un turista viene ucciso e Mac Kenna lo soccorre. Prima di morire il moribondo gli confida che verrà presto commesso un attentato a Londra. L'uomo va alla polizia, ma per impedirgli di parlare, qualcuno gli rapisce il figlioletto.

Critica 1:Rifacimento di un film del 1934, sempre con la regia di Hitchcock, è un "suspence" ad alta tensione che culmina con il colpo di cembali nella straordinaria sequenza del concerto all'Albert Hall. Scene d'antologia. Ottimi interpreti.
Autore critica:Laura e Morando Morandini
Fonte criticaTelesette
Data critica:



Critica 2:Superclassico di Hitchcock, rifacimento di un suo vecchi film inglese che portava lo stesso titolo. Il maestro inglese ha fatto di meglio, ma la sequenza del fallito attentato (con il colpo di cembali, segnale per lo sparo fatidico) vale da sola la visione di tutto il film.
Autore critica:Francesco Mininni
Fonte critica:Magazine italiano tv
Data critica:



Critica 3:James Stewart e Doris Day, in uno dei più celebri film di Hitchcock. Questo famosissimo film del 1956 è in realtà il remake di quello realizzato nel 1934 dallo stesso Hitchcock in Inghilterra, con Peter Lorre protagonista. Ma lo stesso Hitchcock raccontò, nella celebre intervista a François Truffaut, che, se il primo era opera di un dilettante di talento, il secondo era il film di un vero professionista, che ritorna qui ancora sui suoi temi più cari, come quello dell’uomo normale che si ritrova in situazioni straordinarie. Protagonista del film è la famiglia media americana per eccellenza e non a caso accanto allo “spilungone di Hollywood” James Stewart, Hitchcock mette quella Doris Day che era il modello della casalinga americana degli anni cinquanta, che qui ha lasciato la sua attività di cantante dopo essersi sposata con un medico. Insieme stanno facendo una bella vacanza in Marocco, quando arriva l’elemento perturbante: l’incontro con il misterioso e gentile signore francese che gli cambierà la vita. Infatti costui verrà ucciso e confiderà un importante segreto proprio a Stewart che, da quel momento, si ritroverà coinvolto in un pericolosissimo intrigo di spionaggio internazionale. Qui Hitchcock dà il meglio della sua grande abilità di creatore di tensione, rimandando in continuazione il “climax” del film, spostando il momento clou di scena in scena. Celebre fu quella del concerto alla Albert Hall, luogo scelto per l’omicidio politico, dove il piano prevedeva di legare lo sparo omicida ad un momento preciso dell’esecuzione dell’orchestra, quello in cui venivano suonati i “piatti”. Giocata su più fronti (l’assassino che si prepara, l’orchestra che suona imperturbabile - tra l’altro diretta proprio da Bernard Herrmann, il musicista preferito di Hitchcock - Doris Day disperata che non sa come fermarlo e James Stewart che lo cerca nella varie balconate del teatro) rimane uno degli esempi meglio riusciti di costruzione al montaggio della tensione, con Hitchcock che si concede anche delle inquadrature “folli” come quella di un’impossibile punto di vista dei “piatti”... Celebre fu anche la canzone, che vinse l’Oscar nel 1956, Que serà, serà, che Doris Day quasi urla davanti allo sbigottito pubblico altolocato inglese, come richiamo “naturale” di una mamma al figlio rapito, che, rispondendo, permetterà così al padre di salvarlo.
Autore critica:
Fonte critica:dvd.it
Data critica:



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